La voce di Carmelo Bene rivive nel Manfred di Byron

nella Basilica di Sant'Alessandro a Fiesole per l'Estate Fiesolana, va in scena domani e venerdì la prima del “Manfred”, opera di Lord Byron, portata al successo da Carmelo Bene

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 luglio 2013 18:10
La voce di Carmelo Bene rivive nel Manfred di Byron

Giovedì 4 e venerdì 5 luglio, alle ore 21.30, nella Basilica di Sant'Alessandro a Fiesole per l'Estate Fiesolana, va in scena la prima del “Manfred”, rappresentazione scenica, tra musica e video, dell’opera di Lord Byron, portata al successo da Carmelo Bene nel 1978. Su musiche di Schumann, per la regia di Riccardo Giannini e firmata NEM – Nuovi Eventi Musicali, sarà una versione onirica dell’opera, ambientata alla fine dell’800; sarà riproposta nella versione originale per pianoforte, coro da camera e solisti, con Pier Paolo Vincenzi al pianoforte e il Coro da Camera di Bologna diretto da Pier Paolo Scattolin.

La voce e le immagini di Carmelo Bene si intrecceranno a quelle degli artisti in scena, nella lunga notte che Manfred passerà a contatto con i fantasmi del suo passato, tra le ansie e le speranze di questo eroe romantico. Il testo di Lord Byron racconta del cavaliere maledetto che, tormentato dall'amore incestuoso per la sorella, percorre con grandezza e coerenza la sua vita votata al male e che, proprio per questa dedizione al proprio destino, pur di dannato, sarà salvato (la catarsi è invenzione di Schumanni).

A Sant'Alessandro la voce del protagonista sarà quella, incomparabile, di Carmelo Bene, nella versione con Piero Bellugi al Comunale di Bologna. Sarà anche rispettata la regia di Bene, con la successione modificata di alcuni quadri e l'inserimento, ad esempio, del monologo iniziale all'inizio dello spettacolo, e dell'Ouverture del II atto all'inizio del III. Più che una vera e propria rappresentazione teatrale, sarà un allestimento scenico in cui i cantanti interagiranno con le proiezioni video, quasi a creare un doppio contrappunto. L'interiorizzazione dei temi dominanti del Manfred, come se si trattasse di un dialogo tutto interiore, rendono quest’opera più vicina a Goethe che a Byron, più universale e meno legata ad un contesto tutto ottocentesco.

Il Manfred, infatti, è una delle opere schumanniane più tormentate, in cui sono presenti i temi più cari al compositore, dalle tenebre all'eroismo, ai fantasmi, alla pazzia, all'amore sviscerato per la vita; perfino il tema del suicidio, che di lì a poco divenne per l'autore di drammatica e incombente attualità. Schumann, forse anche per l'autorità di Goethe al cui Faust Byron si ispirò (gli anni di composizione sono 1848-1851), creò un esperimento di teatro, un monodramma fantastico e spettrale, con alternanza di zone recitate e cantate.

Forse fu il rispetto del testo letterario che convinse Schumann ad "accompagnare" ed illustrare i versi, senza musicarli. Schumann non ascoltò mai quest'opera: partito da Düsseldorf con Clara per Weimar, nel 1852, aggredito dai suoi fantasmi interiori e con l’aggravarsi della sua instabilità mentale, dovette interrompere il viaggio, né ebbe più occasione di incontrare sulla scena l'eroe che egli aveva tanto nobilitato. - Ingresso 15 euro intero, 12 euro ridotto. Biglietti in vendita sul circuito boxoffice e su Boxol.

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