La Guerra degli sfratti, abbandonati in strada senza alternativa

Dopo la Lombardia con 35.311 richieste segue la Toscana con 13.876 richieste (+3,08% rispetto 2011)

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 giugno 2013 15:25
La Guerra degli sfratti, abbandonati in strada senza alternativa

La recente ricerca dell’ufficio di statistica del Ministero dell’ Interno riguardo l’andamento delle procedure di sfratto da immobili ad uso abitativo, presenta dei numeri da vero e proprio bollettino di guerra.. Il dato sostanzialmente nuovo che emerge dall’analisi dei dati del 2012 in Toscana è che l’alto numero di sfratti non si localizza solo nelle città capoluogo, ma si estende anche a molti comuni delle province, in particolare nelle aree dove la crisi economica e il numero di licenziamenti e cassa integrazione si sono fatti sentire con maggiore drammaticità.

Prato e provincia guadagnano il triste primato toscano per numero di sfratti in rapporto alla popolazione, con ben 780 convalide di sfratto e 1806 sfratti con richiesta di forza pubblica e 400 sfratti già eseguiti con forza pubblica. Firenze e provincia, buona seconda, con 1505 nuove convalide di sfratto, 4264 richieste di esecuzione, 758 sfratti già eseguiti con forza pubblica. Al terzo posto Livorno con 645 convalide di sfratto, 640 richieste di esecuzione e 301 sfratti già eseguiti con forza pubblica. Rilevante anche il dato di Lucca e provincia con un boom di richieste di un + 20% rispetto all’anno precedente con 568 convalide di sfratto e 1189 richieste di esecuzione e 377 sfratti con forza pubblica già eseguiti.

A seguire Pisa e provincia con un aumento, sia delle convalide, 567, sia delle richieste di esecuzione, 2.573, e 330 sfratti già eseguiti con forza pubblica. Pistoia si attesta con 548 convalide di sfratto, 978 richieste di esecuzione, 231 sfratti già eseguiti con forza pubblica. Seguono Arezzo con 401 convalide di sfratto, 1239 richieste di esecuzione, 244 sfratti già eseguiti con forza pubblica; Siena con 335 convalide di sfratto, 564 richieste di esecuzione, 168 sfratti eseguiti; Grosseto con 323 convalide di sfratto, 239 richieste di esecuzione, 107 sfratti eseguiti.

Ultima Massa Carrara con 270 convalide di sfratto, 384 richieste di esecuzione, 107 sfratti già eseguiti con forza pubblica. Nel 2012, gli sfratti in Italia ammontano in totale a 67.790 di cui ben 60.244 dovuti a morosità. Rispetto ai dati del 2011 sono aumentati del 6,8%. Quelli dovuti a morosità risultano essere pari all’88,9% del totale. Gli sfratti eseguiti con la forza pubblica sono stati 27.695, in diminuzione del 3,3,% grazie anche all’attività di mediazione ed intervento del SUNIA e degli altri sindacati inquilini. Il maggior numero degli sfratti convalidati dai giudici si concentra in Lombardia (13.396), Lazio (8.879), Emilia Romagna (6.845), Piemonte (6.312), per arrivare alla Toscana (quinto posto) con 5.942 convalide di sfratto in attesa di esecuzione. La distanza della Toscana si accorcia per quanto concerne le richieste di esecuzione della forza pubblica.

Infatti, dopo la Lombardia con 35.311 richieste segue proprio la Toscana con 13.876 richieste (+3,08% rispetto 2011). Per gli sfratti già eseguiti con la forza pubblica, la Toscana è quarta dopo Lombardia, Emilia e Lazio, con 3.023 sgomberi (+ 1,068%), In Toscana il rapporto sfratto-famiglia è pari a 1 sfratto ogni 270 famiglie contro una media nazionale di 1 sfratto ogni 371 famiglie residenti. Nella provincia di Firenze, sempre nel 2012, gli sfratti per finita locazione convalidati dai Tribunali sono stati solo 131, nelle altre province 299; quelli per morosità ammontano a ben 1374 nella sola provincia di Firenze.

Nelle altre province toscane sono 4.128, per un totale di 5402 esecuzioni, dato che segna un aumento del +10%rispetto al 2011. Dal 2001 gli sfratti in Toscana già eseguiti con forza pubblica sono aumentati del 342%. I dati fin qui esposti dimostrano inequivocabilmente come la progressione del numero degli sfratti e la loro concentrazione siano profondamente mutati. Fino a qualche anno fa, le esecuzioni si concentravano soprattutto nei comuni capoluogo, sedi di università e di interesse turistico, come, ad esempio, Firenze e Pisa.

Ad oggi, come nel resto d’Italia, le esecuzioni sono endemiche su tutto il territorio regionale. Comuni capoluogo come Lucca, Arezzo e Massa avevano registrato da sempre un basso numero di esecuzioni, così come molti Comuni delle province Toscane. La ragione principale di questa diffusione sta tutta nel perdurare e nell’aggravarsi dello stato di precarietà lavorativa ed economica delle famiglie toscane in affitto (in particolare precari, anziani e giovani coppie), unito alla difficoltà di canoni ancora troppo alti rispetto alle sempre piu’ scarsa capacità di reddito (media incidenza canone affitto reddito 47%). Un dato nuovo e allarmante riguarda anche gli inquilini delle case popolari dove i canoni sono molto piu’ bassi rispetto al mercato.

Nel corso del 2012 e nei primi sei mesi del 2013 la morosità per affitti e condominio sta crescendo oltre i limiti fisiologici attestandosi in media oltre il 10% contro il 4% degli anni precedenti. Nonostante tutto questo, mentre vi è ormai una attenzione e una preoccupazione politicamente condivisa riguardo la crisi del lavoro, altrettanto non si può dire della crisi abitativa. A livello nazionale sia politico, sia di attività parlamentare e di governo le attenzioni sono rivolte alla abitazione vista solo come fonte di rendita e di tassazione, a scapito delle 500,000 famiglie che hanno o stanno perdendo la loro abitazione in affitto.

L’unico provvedimento che il Parlamento ha saputo stancamente riproporre in questi anni è stato il blocco delle esecuzioni per finita locazione ad anziani ed invalidi, meno del 9% delle famiglie sotto sfratto. Il finanziamento statale a sostegno dell’affitto è ormai progressivamente scomparso e di fatto privo di ogni efficacia, così come quello destinato all’edilizia pubblica. Il silenzio assordante e l’incapacità delle istituzioni di far fronte a questo problema sta causando un vero e proprio scontro quotidiano tra cittadini lasciati soli, una vera e propria guerra civile il cui esito è sempre scontato: nessun vincitore, ma solo vinti.

Da un lato i proprietari che dopo una lunga attesa per riottenere il bene affittato a canoni quasi sempre fuori mercato reale, arrivano al giorno della forza pubblica sempre piu’ risoluti e adirati per il fatto che un privato si debba far carico di responsabilità che non li appartengono. Dall’altro, gli inquilini e le loro famiglie che dopo aver bussato quasi sempre invano alle porte di uffici casa e di assistenza sociale confidano nella mediazione sempre piu’ difficile del SUNIA davanti a Polizia ed ufficiali giudiziari per ottenere dei brevi rinvii piuttosto che essere costretti a dormire in auto o, per le donne con figli piccoli stazionare per mesi, se non anni.

presso centri di accoglienza in promiscuità con altre persone. Anche per coloro che sono utilmente collocati per l’assegnazione di una casa popolare la situazione non va meglio. Quasi mai l’alloggio è disponibile prima dell’esecuzione e anche in questo caso ci si deve arrangiare. Questa “guerra civile” di posizione tra proprietari e inquilini in trincea insieme a sindacati inquilini, ufficiali giudiziari e forze dell’ordine, sta creando delle tensioni e dei costi sociali altissimi che le istituzioni cercano di nascondere e sminuire in ogni modo. In questo clima di caos, stanno aumentando in maniera esponenziale le occupazioni di interi stabili sia di proprietà pubblica, sia privata, costringendo migliaia di famiglie di varia età e provenienza a vivere in promiscuità, in condizioni di sicurezza ed igiene assai precarie. Tanto per citare un esempio, a Firenze si puo’ dire che dopo le case popolari del Comune, dopo le case di proprietà della Curia e della fondazione opera pia indigenti, è il movimento di lotta per la casa ad essere uno dei piu’ grandi gestori immobiliari della città con circa 1200 famiglie di occupanti collocate in stabili occupati.

Lo stesso si sta verificando in altri comuni della regione come ad esempio a Livorno. 500 milioni l’anno il costo sociale dell’emergenza casa Tale stato di cose, seppur indirettamente, fa comunque molto comodo alle amministrazioni che rimandano cosi’ la questione di una programmazione di interventi concreti per il sostegno all’abitare . Le famiglie sfrattate in attesa di una casa popolare che non arriva, sia perche’ i comuni non si sono degnati in questi anni di costruirle, sia perché le case ci sono, ma mancano o non vengono destinati i soldi per ristrutturarle, stanno inoltre affollando i centri di accoglienza con notevoli costi a carico della collettività. Si pensi che una madre con due minori in tali strutture ha un costo medio mensile per un comune di oltre 1000 euro. Ogni settimana in Toscana vi sono 200 pattuglie (stima SUNIA) di forze dell’ordine, composte da almeno due agenti, quotidianamente impegnate a scortare gli ufficiali giudiziari nelle esecuzioni e distolte da compiti come la lotta alla criminalità.

A questo si devono aggiungere le provvidenze economiche che Regione ed enti locali erogano per tamponare l’emergenza quotidiana come, ad sempio, i 4 milioni di euro di indennità per proprietari che acconsentono al rinvio dello sfratto per morosità stanziati recentemente dalla regione, etc. Secondo una stima molto prudenziale del SUNIA, il costo sociale diretto e indiretto degli interventi tampone per l’emergenza abitativa ammonta per la Toscana a non meno di 500 milioni di euro l’annuo. L’aspetto piu’ preoccupante del fenomeno è che nonostante le avvisaglie degli ultimi dieci anni, le denunce e gli appelli di SUNIA e CGIL, l’intervento pubblico delle istituzioni a vario titolo e ai vari livelli coinvolti e l’attenzione della politica si sono rivelati totalmente inadeguati. Soprattutto oggi e a partire dalla programmazione degli sfratti con forza pubblica dove vi è la totale mancanza di coordinamento tra le istituzioni preposte. SUNIA e CGIL della Toscana stanno da tempo, anche in forma unitaria con gli altri sindacati CISL-UIL e SICET-UNIAT-Unione inquilini pressando la Regione Toscana affinché liberi risorse, superando anche quello che sempre più spesso sembra essere l’alibi del patto di stabilità per la ristrutturazione e la costruzione di nuove case popolari e soprattutto per individuare una fonte di finanziamento costante per l’edilizia pubblica attingendo alla fiscalità generale regionale. La Regione a gennaio 2013 ha istituito le commissioni territoriali per la graduazione ed esecuzione ordinata degli sfratti composta da prefettura, questura, sindacati inquilini, dei proprietari, ufficiali giudiziari e Comuni, con l'esclusione dei sindacati confederali, denunciando come ad oggi nessun comune non le ha ancora riunite o peggio costituite, nonostante la grave emergenza presente nei rispettivi territori. SUNIA e CGIL intendono indicare una strategia che vada oltre l’emergenza e che il problema casa non venga identificato come problema di ordine pubblico o di mera assistenza sociale. Per questo SUNIA e CGIL stanno predisponendo a livello nazionale una serie di proposte concrete, come vere e proprie proposte di legge e non solo da sottoporre immediatamente a parlamento e governo per dare risposta alle sempre piu’ numerose famiglie che oltre al lavoro non hanno piu’ nemmeno la casa. In Toscana SUNIA e CGIL chiedono la riapertura del tavolo di confronto con la Regione, non più convocato da mesi, per elaborare una serie di provvedimenti utili a risolvere il drammatico crescere dell’emergenza abitativa di migliaia di famiglie toscane che convivono con il triplice dramma della mancanza di lavoro, di reddito e della casa, ma anche a dare stabilità a nuove forme di sostegno costante degli interventi per la costruzione di nuove case popolari a canone sociale.

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