Crescita imprenditoriale allo 0,2% in Toscana, il punto regionale e nazionale

Il punto toscano e nazionale dei settori in difficoltà. In crescita soltanto i servizi (+1,0%), mentre diminuiscono le imprese dell’industria, dell’agricoltura e dell’edilizia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 maggio 2013 16:14
Crescita imprenditoriale allo 0,2% in Toscana, il punto regionale e nazionale

Firenze, 29 maggio 2013 – L’espansione del tessuto imprenditoriale regionale continua a rallentare. Il tasso di crescita è pari al +0,2% nel I trimestre 2013, al di sotto rispetto al biennio precedente (+1,0% del 2011, +0,4% del 2012), in linea però con la media nazionale (+0,2%); solo la Lombardia riesce a fare meglio (+0,5%). Al 31 marzo 2013 sono 412.778 le imprese registrate presso le Camere di Commercio della Toscana, con 27.821 iscrizioni e 26.901 cessazioni negli ultimi dodici mesi, per un saldo positivo di 920 unità. In Toscana il calo del tasso di iscrizione è lieve (dal 6,8% al 6,7% restando comunque il valore più basso degli ultimi anni), mentre è di maggior rilievo l’aumento delle cessazioni (tasso di mortalità al 6,5% dal 6,2% del primo trimestre 2012).

Cresce ancora il turnover imprenditoriale, nel 2013 al 13,2% rispetto al 13,0% di fine marzo 2012. Questi i dati rilevati da Unioncamere Toscana e raccolti nel Rapporto Movimprese – I trimestre 2013 su natalità e mortalità delle imprese toscane. Per Vasco Galgani, Presidente Unioncamere Toscana “si conferma la fase di sostanziale stallo della crescita imprenditoriale in Toscana. Sono sotto gli occhi di tutti, purtroppo, le conseguenze a livello economico e occupazionale di una situazione che non presenta per il momento segnali di inversione del ciclo economico, la cui ripresa è ormai definitivamente rimandata al 2014.

Le imprese toscane confermano tuttavia la capacità di diversificare la propria presenza sui mercati internazionali, con una spiccata attenzione per quelli emergenti, facendo leva sulle potenzialità e le capacità imprenditoriali del territorio e promuovendo prodotti innovativi e nuovi talenti. Questa la strada che da tempo come Unioncamere Toscana stiamo indicando. Solo così l’economia toscana potrà andare oltre la semplice sopravvivenza, tornando a crescere e a confermarsi tra le realtà più dinamiche d’Italia”. Tipologie imprenditoriali Lo sviluppo del tessuto imprenditoriale regionale è sostenuto dalle società di capitali (ma non per le società per azioni, -1,3%), che registrano un incremento medio del +2,3% nel primo trimestre 2013, e anche le società di persone registrano un lieve aumento. Le imprese individuali chiudono il primo trimestre 2013 in negativo, facendo registrare un -0,7% e confermando il processo di involuzione già manifestato nella seconda metà del 2012.

A tale flessione è collegato il calo delle imprese artigiane (-2,5%), mentre positivo è l’andamento delle imprese non artigiane (+1,3%). Continuano infine a espandersi le altre forme giuridiche, soprattutto le imprese cooperative (+1,9%). Imprese femminili e giovanili Nei primi mesi del 2013 le imprese femminili registrano un + 0,9% e si attestano al 24,3% del totale delle imprese registrate, con un lieve incremento rispetto all’ultimo trimestre 2012. Degno di nota, in tale ambito, il rafforzamento delle società di capitale (+4,4%).

Prosegue il forte calo (-4,5%) delle imprese giovanili, che a fine marzo 2013 rappresentano il 9,2% del tessuto imprenditoriale regionale. Le imprese straniere (11,4% del totale regionale) si attestano al +3,2%. Settori di attività Tutti i principali comparti regionali di attività economica sono coinvolti nel generale rallentamento della dinamica imprenditoriale, partito nel 2011 e proseguito nel 2012. A livello di macrosettori, aumentano solo le imprese dei servizi (+1,0%), con un +0,9% per il commercio e turismo e un + 1,1% per gli altri servizi.

Segno meno invece per l’agricoltura (-0,3%) mentre l’industria in senso stretto si mantiene stabile. Buona la performance della fornitura di energia e delle utilities (+7,3%), mentre il tessuto imprenditoriale di industria estrattiva (-0,7%) e manifatturiero (-0,2%) subisce un’ulteriore riduzione. Si conferma il periodo di forte crisi dell’edilizia che chiude il primo trimestre 2013 con un bilancio molto negativo (-2,8%). Il manifatturiero Il settore manifatturiero evidenzia un ridimensionamento delle attività produttive pari allo 0,2%: il sistema moda esprime un andamento positivo (+1,1), grazie al recupero delle confezioni-abbigliamento (+1,1%) e al comparto concia-pelletterie-calzature (+3,0%), che avanzano, mentre il tessile-maglieria perde quasi due punti percentuali (-1,9%).

La meccanica allargata registra, per la prima volta, un deciso calo (-0,8%), generalizzato a tutti i principali comparti (ad eccezione delle riparazioni). Le altre imprese manifatturiere (-1,0%) devono il proprio bilancio negativo soprattutto al perdurare della crisi del comparto legno e mobili (-2,8%). In controtendenza il settore alimentare (+1,0%), che conferma il positivo andamento in atto da fine 2010, e la chimica-farmaceutica-gomma-plastica, in lieve crescita (+0,7%). Andamenti provinciali A livello territoriale si osservano dinamiche contrapposte, con cinque province in crescita e cinque in diminuzione.

Al primo gruppo appartengono Prato, Firenze, Grosseto, Pisa e Massa Carrara, che registrano dinamiche superiori alla media regionale. In flessione invece Livorno e Siena (per il secondo trimestre consecutivo), Arezzo e Lucca (per la prima volta in negativo dopo il forte rallentamento di fine 2012), e soprattutto Pistoia, che si conferma la peggiore L’assessore alle attività produttive lavoro e formazione Gianfranco Simoncini chiederà un incontro in tempi brevi con il curatore fallimentare dell’azienda di Castelfiorentino Shelbox.

E’ questa la decisione scaturita oggi nel corso dell’incontro convocato dall’assessore, su richiesta delle organizzazioni sindacali e al quale hanno partecipato, oltre si sindacati di categoria e aziendali, i rappresentanti della Provincia di Firenze. “Al curatore chiederemo di fare il punto – ha spiegato Simoncini – sull’andamento di eventuali contatti con soggetti industriali interessati ad acquisire l’attività e sulle iniziative che la curatela sta mettendo in campo per la valorizzazione dell’azienda in vista di una cessione, obiettivo sul quale si concentrano tutti gli sforzi per non disperdere un importante patrimonio di competenze e professionalità per produzioni che sembrano risentire, meno di altre, le conseguenze della crisi”.

La Shelbox di Castelfiorentino produce case mobili e prefabbricati in legno, conta 147 addetti ed è attualmente in procedura fallimentare. 15 lavoratrici, quasi tutte donne, sono tate messe in cassa integrazione per la crisi al Calzaturificio Rambo di Badia a Cerreto, frazione di Gambassi Terme. "Un'altra situazione - dicono i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista - di incertezza e precarietà nel comparto e del settore moda e in generale nella zona dell’Empolese Valdelsa".

Rifondazione comunista, ribadisce tutta la propria preoccupazione "per l’avanzare della crisi economica e per l’assoluta mancanza di iniziativa della Istituzioni, Comuni, Provincia di Firenze e Regione Toscana sul versante della proposta e della facilitazione di percorsi formativi di specializzazione della manodopera, e concorda con il monito lanciato dal sindacato alle associazioni datoriali e le Istituzioni", con il quale si sottolinea il rischio di "trovarci in una condizione in cui sarà difficile favorire nuove tipologie di prodotto e di impresa per questo territorio”.

In questa situazione drammatica "è necessario uno sforzo di iniziativa a sostegno e tutela dei lavoratori da parte delle istituzioni". È scaduta la copertura assicurativa e di rimborso delle spese sanitarie che i vigili del fuoco fino a ieri usufruivano ed erano “coperti”, grazie ad un sistema che in qualche modo permetteva una certa salvaguardia in un momento come questo di crisi non prodotta dai lavoratori, adesso è venuta meno. Art. 38 della nostra Costituzione, “i lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”… (omissis), cosa che nel corpo nazionale non avviene. I vigili del fuoco fino a ieri, con i proventi dei servizi a pagamento, si sono sempre pagati di tasca propria in modo sussidiario le anticipazioni di spese per malattie ed infortuni in quanto il dipartimento dei vigili del fuoco, anche in caso di gravissimi infortuni, NON paga le spese sostenute se non a chiusura dell’incidente e con tempi alquanto lunghi. I pompieri, fino ad oggi sono vittime di una serie di passaggi parlamentari che sono stati penalizzati ed hanno inciso sui PROPRI soldi con un ulteriore taglio del 50% per pagare una crisi, ribadiamo, prodotta da altri; oggi i flussi di fondi che dal ministero dell’economia passano a quelli del ministero dell’interno, per poi essere destinati al dipartimento, che a sua volta venivano accreditati all’Opera Nazionale di Assistenza per il personale del corpo nazionale dei vigili del fuoco, sono stati ridotti al lumicino. USB VVF ritiene che una categoria che rischia ogni giorno la vita e la propria salute per il paese deve essere tutelata da una qualche forma di assicurazione sanitaria pubblica o comunque organizzata, a carico dell’amministrazione da cui dipende. USB VVF, nel ritenere che l’assistenza sanitaria al personale non può ricadere sui singoli lavoratori, lasciati completamente in balia delle assicurazioni private o polizze che raffrontandosi proprio con la pericolosità del lavoro da noi svolto, risultano costose ed in ogni caso inadeguate" per USB Vigili del Fuoco Nazionale, Antonio Jiritano

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