Massimo Ranieri in viaggio tra poesie, parole e musiche

In aprile nuove dieci repliche sono in programma in Toscana: a Siena dal 5 al 7, dal 9 al 14 l’atteso ritorno alla Pergola di Firenze prima del debutto romano al Teatro Argentina dal 16 al 28 aprile

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 aprile 2013 11:37
Massimo Ranieri in viaggio tra poesie, parole e musiche

Dopo l’applauditissimo debutto nel giugno scorso, al 75° Festival del Maggio Musicale Fiorentino, prosegue in tournée il viaggio di Massimo Ranieri e Maurizio Scaparro tra le poesie, le parole e le note del teatro di Raffaele Viviani, una produzione della Fondazione Teatro della Pergola e della Compagnia Gli Ipocriti. In aprile nuove dieci repliche sono in programma in Toscana: a Siena dal 5 al 7, dal 9 al 14 l’atteso ritorno alla Pergola di Firenze prima del debutto romano al Teatro Argentina dal 16 al 28 aprile. Nel 1929 sul piroscafo Duilio, Massimo Ranieri/Raffaele Viviani attraversa l’oceano da Napoli a Buenos Aires con la sua compagnia di attori e musicisti.

Nella lunga traversata mette in prova lo spettacolo destinato a cercar fortuna nell’orizzonte di promesse e speranze del nuovo mondo, ma il vero debutto avverrà col pubblico degli emigranti imbarcati sulla nave per festeggiare la notte del passaggio dell’Equatore. Massimo Ranieri e Maurizio Scaparro ricompongono la galleria di ritratti in musica che Viviani ha disseminato nelle sue opere, riunendo nelle sale di terza classe del Duilio il popolo vitale e dolente degli scugnizzi, degli ambulanti, delle prostitute e della povera gente per farne i protagonisti e gli spettatori del varietà popolare che va in scena. Nella sala del piroscafo affacciata sul blu dell’oceano, scorrono le melodie più note di Viviani: So Bambenella ‘e coppa ‘e quartiere, Lavvannarè, O guappo ‘nnammurato, fino a O Sapunariello, e a Ranieri si accompagnano di volta in volta le interpretazioni di Ernesto Lama, Roberto Bani, Angela De Matteo, Mario Zinno, Ivano Schiavi, Gaia Bassi, Rhuna Barduagni, Antonio Speranza, Simone Spirito e Martina Giordano accompagnati dall’orchestra di Massimiliano Rosati, Ciro Cascino, Luigi Sigillo, Donato Sensini, Mario Zinno, “Ho l’onore di interpretare proprio Raffaele Viviani e con qualche presunzione, mi perdonino, io stesso sono vivianesco, perché sono figlio di Viviani – racconta Massimo Ranieri - Mi sono sempre riconosciuto nella sua scrittura, dal mio primo spettacolo con Patroni Griffi Napoli, chi resta chi parte, rappresentato proprio alla Pergola trentasei anni fa.

Mi sento figlio suo, faccio parte delle sue viscere e dei suoi scritti, e del suo popolo. In un momento di questo spettacolo, dico: “Appena arrivo io con il mio teatro mi dicono subito: Don Raffae’ voi portate il teatro dei disperati! Degli stracci!”. Io non ero disperato, ma straccio sì. Per cui mi riconosco in Viviani assolutamente. E sono fiero di essere figlio suo.” Gli fa eco Maurizio Scaparro “La prosa di Viviani con la grande musica di Viviani non è mai stata rappresentata tutta insieme come in questa occasione.

I conoscitori di Viviani sanno che in ogni sua grande opera – come Eden teatro e Musica dei ciechi - ci sono musiche scritte apposta, ma le canzoni, quelle note e quelle non note, e i canti scenici sono tutti separati l’uno dall’altro. L’unico che poteva interpretare Viviani varietà è Massimo Ranieri, l’unico in Italia, e non solo, ad essere attore e cantante al tempo stesso. Egli unisce in sé quelle due grandi forze che aveva Viviani e che sono essenziali per lo spettacolo. E poi naturalmente lui stesso è figlio di quella Napoli.

Le due Napoli: quella borghese di Eduardo e quella popolare di Viviani che convivono da sempre ma sono ben separate l’una dall’altra.” Il piroscafo ricreato per la scena e i costumi portano la firma di Lorenzo Cutùli, le elaborazioni musicali sono di Pasquale Scialò, i movimenti coreografici di Franco Miseria e Massimo Ranieri, i testi sono stati curati direttamente dal nipote di Raffaele Viviani, Giuliano Longone Viviani. VIVIANI VARIETÀ “È passato oltre un secolo dalla nascita del Varietà come genere e nella più assoluta imprevedibilità, quasi all’insaputa sua e nostra, è diventato nel volgere degli anni, passando anche accanto alle grandi Avanguardie del Novecento europeo (Futurismo compreso), un fenomeno culturale autonomo per originalità di idee, stimolanti confronti e provocazioni, commistioni di linguaggi (segnatamente di prosa e musica) che hanno talvolta cambiato la fisionomia del teatro in Europa.

Se potessimo accanto a ricordi, nostalgie, rimpianti inevitabili nei confronti del “varietà”, cogliere anche quei fermenti, quelle sorprese, quelle vitalità di una storia ancora incompiuta, il risultato del nostro lavoro di palcoscenico, delle nostre “prove”, potrebbe essere certo utile, forse anche felice, perché consentirebbe alcune riflessioni parallele al “divertimento”. Esiste in alcuni di noi la memoria storica o il lontano ricordo di un mondo frequentato mentre già stava cambiando.

Questa preziosa memoria è stata il nostro filtro, ma anche e soprattutto lo stimolo del lavorare con emozione, Massimo Ranieri e io, a uno spettacolo che potesse avere come grande testimone di questo mondo così ricco Raffaele Viviani e il suo teatro, le sue parole e il suo canto scenico, privilegiando così quella parte che nasceva o si sviluppava in quel vitalissimo giacimento culturale e musicale che, per il Varietà, erano la Napoli dei quartieri e quella parallela, urbana, aperta alla influenza e alle commistioni con il Varietà europeo (e soprattutto con la Francia). Come osservava Vasco Pratolini «Viviani non sta alla finestra, ma sulla strada da dove nasce…e il popolo napoletano da pretesto diventa soggetto di poesia e, rappresentandosi, si rivela a se stesso, grida le proprie ragioni, si giudica e si conforta». C’era in quegli anni (come c’è oggi) un forte desiderio di cambiamento, di mettere in discussione con ironia, con lo scherzo, con la sorpresa, con il distacco anche malinconico, talvolta con la satira, lo stesso fare teatro.

E del resto, gli studi che si sono fatti e che si vanno facendo in Italia e in Europa sulla musica “pop”, trovano una felice testimonianza in Viviani e questo spettacolo ne è anche un voluto riconoscimento, che non casualmente è partito dal Maggio Musicale Fiorentino. In questo Viviani Varietà abbiamo pensato al viaggio che nel 1929 Viviani e la sua compagnia avevano fatto sul piroscafo Duilio da Napoli a Buenos Aires per una lunga tournée nel Sud America e abbiamo voluto immaginare le prove dello spettacolo realmente destinato agli emigranti italiani che con loro attraversavano l’oceano per un avvenire incerto da costruire, confortati in questo anche da inedite testimonianze scritte, proprio durante quel viaggio, dallo stesso Viviani. Così, durante le prove, ci è parso qualche volta di rivedere la grande forza e il disperato ottimismo di chi come Viviani in quegli anni non si arrendeva alla crisi economica, né allo schermo che calava sulle teste dei “comici” troncando lo spettacolo dal vivo. E tutto mi auguro che, accanto al “divertimento” possa emblematicamente riallacciarsi agli interrogativi che oggi una parte del teatro si va ponendo sul rapporto con le tecnologie più avanzate e con gli altri mezzi di comunicazione artistici e tecnici, ma anche, per il futuro del nostro mestiere, alla urgente necessità per tutti noi di «non stare alla finestra, ma sulla strada».” Maurizio Scaparro Orario spettacoli: dal martedì al sabato: ore 20.45, domenica: ore 15.45. Prezzi biglietti interi: Platea: € 27 + € 3 (diritto di prevendita) € 30, Posto Palco: € 20+ € 2 (diritto di prevendita) € 22, Galleria: € 13,00 + € 2 (diritto di prevendita) € 15

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