La porcellana francese a Palazzo Pitti e la manifattura Ginori (1800-1830)

Centocinquanta porcellane in una raffinata mostra , in corso al Museo degli Argenti fino al 23 giugno.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 marzo 2013 17:05
La porcellana francese a Palazzo Pitti e la manifattura Ginori (1800-1830)

Per celebrare i quarant'anni dall'apertura del Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze e l’Associazione Amici di Doccia hanno voluto allestire questa mostra, per esaltare la quantità e la bellezza della collezione di Palazzo Pitti e la ricca produzione della Richard Ginori, influenzata dal dominio napoleonico e dei Lorena (1800-1830). Un nostalgico quadro dell'epoca d'oro della grande arte manifatturiera della fabbrica di Sesto Fiorentino, fallita lo scorso gennaio.

E di fronte all'ipotesi di una fine della storica fabbrica di Doccia, questa mostra assume anche il significato di una protesta delle istituzioni culturali. “Seppure non programmato-ha dichiarato Cristina Acidini-questo è il nostro modo di essere accanto ai lavoratori della Ginori”. Le teiere, i piatti e i vassoi esposti provengono dagli anni compresi tra la dominazione napoleonica e la Restaurazione Lorenese. Un trentennio che a dispetto dell'avvicendarsi di ben quattro sovrani, fu fiorente dal punto di vista artistico e vide la Ginori all'avanguradia nella produzione della porcellana. In mostra sono presenti oltre 150 opere, venti delle quali inedite.

Notevoli i prestiti da musei internazionali quali Musée national de céramique di Sèvres, il Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo, il Palais Fesch-musée des Beaux-Arts di Ajaccio, il Musée des Arts Décoratifs di Parigi, la Fondation Napoléon di Parigi - che non ha una propria sede espositiva e quindi questa è un’occasione unica per vedere gli oggetti prestati -, il Museo Correr di Venezia, Il Museo Capodimonte di Napoli, la Galleria Sabauda di Torino, il Museo Napoleonico di Roma, oltre alla Galleria Palatina e alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti e al Museo Richard-Ginori della manifattura di Doccia.

Numerosi anche i prestatori privati che hanno generosamente reso visibili al pubblico le loro opere. Tra queste vogliamo ricordarne alcune per particolari curiosità e pregio: la serie di piatti destinati al Kedivé d’Egitto commissionati alla Ginori negli anni 1822-1824 dal granduca Leopoldo II per ringraziare il Kedivé per il suo dono di una giraffa, tuttora conservata al museo della Specola di Firenze; la teiera e il vassoio donati da Napoleone a Elisa Bonaparte nel 1813, oggi riuniti e provenienti rispettivamente da Parigi (collezione privata) e dal Museo di Arti Decorative di Amburgo; il tavolo del Re di Etruria che torna a Pitti dal Museo Correr.

Lo straordinario tavolo è citato il 29 agosto 1801 tra i regali per Ludovico di Borbone I, Re di Etruria, e la consorte Maria Luisa di Borbone inviato da Napoleone per la nuova coppia regnante che al suo arrivo a Firenze trovò la Reggia di Palazzo Pitti, disadorna e priva di arredi, suppellettili e persino di stoviglie. Il tavolo seguì poi i Borbone-Parma nelle intricate vicende che si riferiscono al possesso dei diversi regni: compare inventariato nel Palazzo Ducale di Lucca, sin dal 1820, passò quindi a Parma e il 5 febbraio 1865 a Piacenza, per giungere infine a Venezia. Alessandro Lazzeri

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