L'emergenza lavoro cresce e genera quella abitativa, la situazione in Toscana

Più di 20 mila i cassintegrati in Toscana. Tutti i tavoli regionali aperti, i prossimi fallimenti, licenziamenti e scioperi in programma. I comuni alle prese con l'azzeramento del contributo statale per gli affitti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 marzo 2013 20:42
L'emergenza lavoro cresce e genera quella abitativa, la situazione in Toscana

Via libera al pagamento della cassa integrazione o mobilità in deroga del 2013 da parte dell’Inps dopo mesi di ritardo. “Finalmente – afferma Ivan Ferrucci responsabile Economia e Lavoro del Pd toscana, – l’Inps sblocca i pagamenti della cassa integrazione e della mobilità in deroga di gennaio e febbraio dopo i ripetuti interventi di sindacati e regione. È un fatto positivo ma occorre che il denaro venga assegnato ai lavoratori in attesa senza perdere altro tempo. E dal momento che le risorse stanziate sono comunque poche rispetto alla necessità il Governo si attivi per rifinanziare cassa integrazione e ammortizzatori sociali con risorse sufficienti.

La crisi drammatica che il paese sta vivendo si vede dal numero di lavoratori che si trovano in questa situazione, più di 20 mila in Toscana. Queste persone attendono una risposta e Inps e amministrazione centrale si muovano con solerzia per erogare questo denaro a chi è già stato riconosciuto averne diritto”. Ma intanto sono molti i tavoli aperti in Regione per tentare si salvare aziende sull'orlo del fallimento o in procinto di una razionalizzazione che mette a rischio lavoratori e investimenti. Un incontro per fare il punto sulle prospettive di Novaol Livorno è stato convocato oggi in Regione dall’assessore alle attività produttive lavoro e formazione Gianfranco Simoncini.

All’incontro hanno partecipato il vice sindaco del Comune di Livorno Bruno Picchi, l’assessore al lavoro della Provincia di Livorno Ringo Anselmi, i rappresentanti dell’azienda. “L’incontro è stato richiesto all’azienda dalle istituzioni – spiega l’assessore Simoncini – per acquisire informazioni sul confronto in corso fra Novaol e la Masol del gruppo Musimas Group, leader mondiale nel settore dei biocarburanti, che ha intenzione di insediare nel territorio livornese uno stabilimento specializzato nella produzione di biodiesel.

In questo quadro si sta lavorando per trasferire l’attività di Novaol alla nuova azienda”. L’assessore Simoncini e le istituzioni hanno auspicato che i rapporti in atto possano avere uno sbocco positivo, che potrebbe costituire il rafforzamento di una tradizione che vede in Livorno un centro importante della produzione di biocarburanti, salvaguardando al contempo l’occupazione. Rispetto a questo percorso è stato sottolineato il proficuo lavoro delle istituzioni locali e dell’autorità portuale di Livorno.

L’assessore ha fatto inoltre presente che Regione e istituzioni sono disponibili ad accompagnare ed a supportare questo percorso ed arrivare ad un risultato in tempi il più possibile rapidi. Sheraton di Firenze di proprietà della Fga (Fezia Grandi Alberghi), "da dicembre non paga gli stipendi ai lavoratori", avvertono i consiglieri provinciali di Rifondazione Comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi che esprimono solidarietà ai lavoratori in lotta e fanno appello alla Provincia di Firenze "perché intervenga sulla proprietà al fine di contrastare eventuali delocalizzazioni e ripristinare i diritti salariali e contributivi".

Presentata una domanda d'attualità. Di seguito il testo. "Da dicembre scorso i lavoratori dell'hotel Sheraton, che non riscuotono i loro stipendi. Lo “Sheraton di Firenze” situato nel Comune di Bagno Ripoli subito dopo l’uscita autostradale Fi Sud, è oggi di proprietà della Fga (Fezia Grandi Alberghi), società che possiede anche altre strutture alberghiere in Italia (come l’Ergife di Roma) e che fa capo a Giovanni Fezia. negli ultimi anni ha subito un drastico ridimensionamento del personale, passato da 150 a circa 60 occupati.

Ma la situazione di Firenze denunciano i lavoratori è diversa dalle altre realtà del gruppo: “Finora ci siamo scontrati con un muro – lamenta il rappresentante sindacale – ma non accettiamo più questo atteggiamento di chiusura. Anche perché ci risulta che negli altri alberghi del gruppo gli stipendi siano stati pagati regolarmente. Per questo chiediamo alla proprietà di aprire immediatamente un confronto per fare chiarezza su quanto sta accadendo. Speriamo che in questa nostra battaglia anche le istituzioni siano al nostro fianco”.

Un cartello, bene in vista, accoglie i turisti e i visitatori dell’hotel Sheraton di Firenze per lo sciopero – proclamato il 6 e 7 marzo da Fisascat-Cisl, Filcams-Cgil e Uiltucs – dai lavoratori della struttura alberghiera, che oggi 15 marzo riuniti in l’assemblea e alla fine della stessa incontreranno il Sindaco di Bagno a Ripoli. I lavoratori e i sindacati chiedono chiarezza e un intervento deciso delle Istituzioni - Provincia di Firenze e Comune di Bagno a Ripoli - sulla proprietà al fine di ripristinare i diritti salariali e contributivi e avere il piano di indirizzo della proprietà che confermi la volontà di mantenere il sito alberghiero produttivo.

Oggi la RSU di Dada.net assistita dal sindacato ha incontrato la direzione aziendale. Sul tavolo i tre licenziamenti decisi dall'azienda secondo le nuove regole della riforma Fornero. I licenziamenti sono stati motivati dalla necessità di ridurre la struttura in conseguenza della crisi. L'azienda si è dimostrata assolutamente irremovibile rispetto all'ipotesi di reintegro. Si è discusso sulle possibilità di incentivo all'uscita ma non si trovato nessun accordo. Per domani è prevista la convocazione presso l'Ufficio Provinciale del Lavoro dove, viste le premesse, alle licenziate non resterà che accettare le condizioni imposte dall'azienda o non accettarle ed impugnare i licenziamenti davanti al giudice del lavoro.

Per questo la RSU ha proclamato per domani 4 ore di sciopero alle 09.30 C/O l'ufficio Provinciale del Lavoro in Via Spartaco Lavagnini. Il Partito di Rifondazione Comunista torna sulla questione del portierato regionale e dei lavoratori in appalto "Non è accettabile che in Regione Toscana si produca una tale ferita: una ditta che vince un'appalto al minimo ribasso e che costringe dei lavoratori a lavorare per 4 euro l'ora per 45 ore settimanale. Questi lavoratori si sono ritrovati uno stipendio da fame, e non è pensabile che nella nostra "civile" Toscana si possa permettere di far vivere con dignità delle persone con un tale, indegna retribuzione.

Non c'è parsimonia che tenga. E' evidente che a quei lavoratori che percepiscono salari da fame non si può chiedere di svolgere così tante mansioni. Quel che è più grave è che risulterebbe che la ditta "eurosafety" abbia iniziato un'ignobile azione di fascismo aziendale, procedendo con minacce e lettere di contestazione disciplinare nei confronti delle proprie lavoratrici e lavoratori, atteggiamento inconcepibile, oltre che inaccettabile, soprattutto perchè parliamo di una ditta che opera per un ente pubblico.

La Regione Toscana non può dunque permettere questo clima intimidatorio nei confronti di lavoratori, lavoratori che appunto effettuano un servizio per la stessa. Chiediamo quindi che la giunta e il consiglio si adoperino immediatamente per il ripristino delle corrette relazioni, soprattutto in presenza di una vertenza in corso, oltre che per il ripristino di salari decenti e la cessazione immediata degli atti intimidatori". Altra vertenza aperta è quella che riguarda la vicenda lavoratori De Tomaso.

A intervenire è l'esponente di Sel in Regione Mauro Romanelli che descrive la situazione in cui versa la De Tomaso, aziensa produttrice di automobili di lusso: “terribile che dura da anni, ora chiediamo solo progetti reali di reinserimento lavorativo”. “Non c’è più tempo, la politica, a partire dalla Toscana, deve svegliarsi e ripensare in fretta modelli di sviluppo e solidarietà sociale”. “L’agonia della De Tomaso sta giungendo al capolinea, dopo anni di cambi aziendali, errori di management e truffe, e ora, con il definitivo fallimento, i centrotrenta lavoratori di Livorno, così come i colleghi di Torino, rischiano in pochi mesi di non avere più alcun sostegno economico, essendo terminata la cassa integrazione straordinaria.

Finora le Istituzioni locali e regionali sono riuscite a fare ben poco, troppa fiducia a scatola chiusa è stata data in passato all’imprenditore Rossignolo, con gli esiti che sappiamo”. “Ora la richiesta al Governo di un sostegno a progetti di formazione e reinserimento lavorativo, così come il tentativo di una proroga della CIGS con la speranza di un’acquisizione dell’attività, sono un tentativo anche apprezzabile, ma rischiano di essere un palliativo, con poche speranze di successo”.

“Serve una riflessione urgente, sta andando a rotoli la coesione sociale, con migliaia di cittadini nella nostra regione senza lavoro e prospettiva, altre migliaia cassaintegrati senza soldi da mesi e son la copertura 2013 assolutamente insufficiente”. “Situazione analoga, se non peggiore, nel resto d’Italia con dati agghiaccianti sulle crisi aziendali e la disoccupazione”. “Per risolvere questa questione è sì giusto intervenire con la riforma istituzionale per snellire gli apparati amministrativi o con quella fiscale per tagliare le tasse, ma la priorità deve essere il lavoro, rendere concreti gli investimenti produttivi, modificare relazioni industriali obsolete, cancellare grandi opere inutili e puntare sui settori emergenti dell’economia, in primis su quella ecologica”. “In un anno oltre mezzo milione di persone è rimasto senza un'occupazione, senza contare i cassintegrati, circa 500 mila cittadini appesi a un filo, cui vanno aggiunti quasi due milioni di dipendenti part-time: non c’è più tempo, la politica, a partire dalla Toscana, deve svegliarsi e ripensare in fretta modelli di sviluppo e solidarietà sociale”. Lìipermercato Panorama a Campi Bisenzio ha annunciato 12 esuberi: «Ci hanno fatto credere che le aperture domenicali sarebbero state un’occasione per aumentare i posti di lavoro, ma in questi giorni solo per l’ipermercato Panorama si parla di ben 12 esuberi.

Ci voleva tanto a capire che aprendo tutti i giorni le spese di gestione sarebbero aumentate, mentre le entrate no? Come si fa a pensare che in tempo di crisi le famiglie spendano di più solo perché un centro commerciale è aperto anche la domenica?». È quanto sostiene Simone Sanfilippo, portavoce di “Più Campi Bisenzio”, declinazione locale di Più Toscana. «Ogni volta che viene aperto un centro commerciale – chiosa Sanfilippo –, le Amministrazioni locali si dichiarano più che entusiaste.

Ma se da una parte più cemento significa maggiori entrate per le casse comunali, dall’altra vuol dire mettere in ginocchio le piccole realtà commerciali, soprattutto le botteghe storiche. Infatti, hanno voluto mettere in ginocchio i centri storici delle città per avere come risultato gli esuberi nei centri commerciali. Cancellando la nostra storia ci levano anche il futuro ed è per questo che è dovere di un’Amministrazione puntare alla salvaguardia dei centri storici e della sua vita commerciale». Secondo il portavoce di Più Campi Bisenzio, «adesso questi lavoratori, ai quali va tutta la mia solidarietà e che sono vittime di scellerate scelte politiche, difficilmente potranno essere riassorbiti nel tessuto economico del nostro comune». Confindustria Firenze ha eseguito un'indagine sull'industria manifatturiera: "I numeri della congiuntura confermano che la caduta dell’economia toscana resta profonda e che la ripresa è di nuovo rinviata.

l protrarsi della recessione rischia di trasformarsi in un'emergenza economica e sociale anche per la nostra regione, soprattutto per i più giovani, per i quali vanno studiate adeguate misure per favorirne l’occupazione e l’inclusione sociale. E va scongiurata la prospettiva – oggi concreta - della distruzione di quote importanti della nostra base industriale e della perdita irreversibile di posti di lavoro. È una situazione che rende inaccettabile l’inerzia di un sistema politico incapace di reagire allo shock elettorale e di interfacciare gli sforzi e i sacrifici degli imprenditori.

Al nostro Paese serve un Governo e un Parlamento che decidono. Confindustria Toscana invierà una copia di questa congiuntura a ogni parlamentare eletto nella nostra regione, perché chi ci rappresenta a Roma conosca esattamente qual è la situazione della nostra economia e i pericoli che corre anche uno dei territori più industrializzati d’Italia. Ma anche a livello regionale e locale occorre rilanciare l’industria come colonna portante della ripresa; e farlo con azioni concrete, politiche industriali e tempi certi, perché è l’ultima chiamata. Il primo punto dell’agenda è dare una scossa congiunturale al PIL con misure anti-cicliche immediate: dallo sbocco degli investimenti pubblici per la competitività e per la difesa dal rischio idrogeologico del territorio, ai pagamenti della PA, che rappresentano una fetta enorme di debito pubblico occulto. Poi occorrono misure strutturali per consolidarne gli effetti: dalla revisione dei meccanismi di formazione della spesa pubblica (su tutti la sanità e la macchina burocratica); al contenimento del perimetro del pubblico nei servizi; all’abbassamento del carico fiscale, anche locale: la Tares è solo l’ultimo intollerabile balzello pro-ciclico che grava sul sistema economico. Senza contare la necessità di ripristinare un normale flusso di credito all’economia come pre-condizione per tornare a crescere, rilanciando il ruolo indispensabile di Fiditoscana e dei Confidi sul fronte delle garanzie". Subito dopo il lavoro nel Paese come in Toscana c'è l'emergenza casa; in crescita gli affittuari morosi che a causa della perdita del lavoro non sono più in grado di pagare gli affitti, in aumento gli sfratti che quando vengono eseguiti mettono in strada famiglie fino a ieri considerate di ceto medio, fino all'intervento in alcuni casi del Movimento Lotta per la casa che proprio ieri ha annunciato nuove occupazioni.

Ma quando invece come è accaduto anche nella nostra regione gli sfratti esecutivi vengono sospesi, mettono in seria difficoltà i proprietari degli immobili che non sempre sono dei grandi proprietari immobiliari e si ritrovano a dover pagare le spese per mesi senza un'adeguata entrata fino al problema di dover mettere a reddito una casa classificata come 'seconda' quindi un 'lusso' su cui le imposte da quest'anno con l'entrata in vigore dell'Imu sono raddoppiate. Qualche comune come può corre ai ripari, è il caso del Comune di Campi Bisenzio che ha deciso di utilizzare a tale scopo le risorse del fondo regionale per il contributo affitti.

Quello statale invece è stato annullato. Interviene così l’assessore regionale al welfare e alle politiche per la casa Salvatore Allocca precisando quanto sostenuto dall’assessore alla casa del Comune di Campi Bisenzio. “Tutte le risorse – continua Allocca – sulle quali adesso possono contare i Comuni sono dunque regionali. Il vero tesoretto è quello: il frutto di un lavoro lunghissimo e delicato messo in piedi per ricalibrare i fondi a disposizione di una voce così importante come quella del sostegno alle locazioni e non depotenziarla.

Abbiamo fatto i salti mortali come Regione per far sì che rimanessero invariate le risorse destinate agli affitti, e credo sia bene dirlo” conclude l’assessore. Nonostante i numerosi tagli imposti dal governo, la Regione infatti anche quest’anno è riuscita ad assegnare al sostegno alla locazione 18 milioni di euro. Otto milioni in un primo momento e altri 6 in seguito a un ulteriore sforzo. A questi 14 poi è riuscita ad aggiungerne altri 4 da destinare agli interventi di prevenzione di sfratti per morosità incolpevole, cioé quelle morosità legate alla situazione di crisi attuale che ha prodotto licenziamenti e cessazioni di attività".

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