Dario Nardella: “Nuova legge sullo spettacolo per il Festival del Maggio”

Salvatore Nastasi (Mibac): “Enti pubblici e privati contribuiscono troppo poco”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 febbraio 2013 00:12
Dario Nardella: “Nuova legge sullo spettacolo per il Festival del Maggio”

"Una nuova legge quadro sullo spettacolo per sostenere i Festival del Maggio Musicale e dell'Arena di Verona”. È la proposta lanciata dal vicesindaco di Firenze e direttore dell'associazione Eunomia Dario Nardella a margine della lezione di stamani dedicata a “Cultura e sviluppo” che ha visto salire in cattedra al corso di Settignano il direttore generale per lo Spettacolo dal vivo del Mibac Salvatore Nastasi e il presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri.

“La cultura – afferma Nardella - è la cenerentola di questa campagna elettorale. Se ne sta ricordando qualche candidato e qualche intellettuale in queste ultime settimane. È uno sbaglio clamoroso che fa presupporre che dietro l'attuale crisi economica non vi sia anche una crisi culturale profonda. Il nuovo Governo dovrà investire più risorse su un settore come questo strategico per l'Italia e definire un quadro nuovo e chiaro di regole”. In particolare, secondo Nardella, c'è la necessità “di rivedere il riparto di competenze tra Stato e autonomie, oggi in continuo conflitto, di puntare ad una incisiva defiscalizzazione mediante il sostegno alla cultura con il credito d'imposta e infine all'urgenza di una legge quadro sullo spettacolo, che attualmente manca”.

“Per Firenze – continua Nardella - una nuova legge sullo spettacolo è ancora più necessaria se pensiamo alla situazione del Maggio Musicale Fiorentino. Il nostro Teatro paga il prezzo di non avere strumenti economici e giuridici che riconoscano la specificità del Festival, il più antico d'Italia e secondo in Europa dopo Salisburgo. Il Parlamento dovrà varare al più presto questa legge e prevedere al suo interno una norma che riconosca al Festival del Maggio Musicale Fiorentino e al Festival estivo dell'Arena di Verona uno status specifico tale da consentire alle due rispettive Fondazioni di avere un capitolo ad hoc di finanziamento nel FUS”.

“Questo capitolo – conclude Nardella -si dovrà affiancare a quello già esistente di finanziamento della generalità delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche. Se non si provvederà a questo, il Maggio perderà l'identità e la tradizione del suo Festival e l'Italia perderà due festival di rilievo internazionale”. “Grave che gli enti territoriali e i privati contribuiscano così poco a un'istituzione musicale come il Maggio Fiorentino”. Lo afferma Salvatore Nastasi, direttore generale per lo Spettacolo dal vivo del Ministero dei Beni culturali, intervenendo a Eunomia Master 2013, il corso di alta formazione politico – istituzionale ospitato a Villa Morghen a Settignano.

Nastasi ha preso parte alla lezione “Cultura e sviluppo”, accanto al presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri, il direttore generale della Banca Federico Del Vecchio, Vezio Manneschi, il vicesindaco di Firenze e direttore di Eunomia Dario Nardella, e il costituzionalista Andrea Simoncini. Interpellato dai giornalisti a margine della lezione, Nastasi è intervenuto sulla commissariamento del Maggio Musicale Fiorentino. “La diminuzione dei fondi pubblici senza dubbio ha creato un danno al Maggio Musicale Fiorentino.

Ma negli ultimi dieci anni gli enti territoriali avrebbero dovuto sostenerlo di più”. “Pensiamo al fatto – prosegue Nastasi – che la somma dei contributi di Regione, Provincia e Comune di Firenze al Maggio è tra le più bassa in Italia. Grave, poiché si parla di una istituzione musicale tra le più celebri al mondo e che tutto il mondo ci invidia”. Secondo Nastasi però anche i privati hanno qualche responsabilità. “Altrettanto grave – prosegue – è che i privati contribuiscano così poco al Maggio, specie se ciò avviene in una città come Firenze che ha dato i natali a imprenditori importantissimi nel settore della moda e delle banche ad esempio”.

Alla fine, aggiunge Nastasi, “chi sostiene davvero il Maggio è solo lo Stato, che ha le difficoltà che conosciamo”. Sulle dichiarazioni della ex sovrintendente Francesca Colombo che aveva affermato di essere “vittima della politica”, Nastasi commenta: “Il commissariamento del Maggio non ha niente a che vedere con la campagna elettorale. Quando vieni commissariato è un fatto grave anche per il percorso professionale futuro, posso capire certe affermazioni. Ma in realtà sono tre anni che il Maggio accumula deficit.

Da luglio si è avviata una procedura di controllo e monitoraggio dei conti molto vicina al commissariamento. Ai primi di dicembre il collegio dei sindaci del Maggio ha segnalato che alla chiusura dei conti il deficit sarebbe stato grave, i dati sono stati confermati a gennaio e non potevamo far altro che commissariare. Gli enti si commissariano a bilanci chiusi, o a dicembre o a gennaio. Il problema dunque non è politico o personale, ma amministrativo e contabile. Il Ministero non commissaria le persone, commissaria gli enti”.

Sul compito che adesso spetterà al commissario del Maggio Francesco Bianchi, Nastasi afferma: “Il commissario è un organismo autonomo e indipendente, posso dire quello che ho fatto io quando ero commissario al San Carlo di Napoli. Ho tirato una linea tra bilanci precedenti e bilanci futuri. Personalmente comincerei - non con il cappello in mano ma dall'alto del ruolo di commissario straordinario - a far capire agli enti territoriali e ai privati di Firenze e della Toscana che serve che contribuiscano di più per il Maggio”.

Ai giornalisti che chiedono se il personale del Maggio subirà altri tagli, Nastasi risponde: “Il commissariamento del Maggio non è derivato da problemi di personale ma di bilancio. Se il commissario sarà in grado di fare come Mandrake e se risolverà questi problemi non ci sarà bisogno di tagli al personale”. Il presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri sprona invece gli schieramenti impegnati nella campagna elettorale a “parlare di più di cultura”. “La cultura – spiega – per l'Italia è una vocazione ineludibile.

Insieme all'industria culturale, deve essere il cuore di un modello di sviluppo centrale per il Paese. Eppure non è così: in questa campagna elettorale il tema cultura non compare, praticamente in nessuno schieramento".

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