Mussari, slitta interrogatorio: il caso MPS approda in consiglio regionale

Rinviato l'interrogatorio presso la Procura di Siena per l'assenza dell'avvocato difensore dell'ex presidente di MPS

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 febbraio 2013 12:10
Mussari, slitta interrogatorio: il caso MPS approda in consiglio regionale

L'ex presidente della Banca Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, era stato convocato in Procura per un interrogatorio, ma i giudici hanno dovuto procedere allo slittamento dello stesso per l'assenza di uno dei due difensori di Mussari. L'ex presidente si è detto disponibile a rispondere alle domande ma ad un nuovo incontro. Intanto il caso MPS arriva in consiglio regionale e scalda gli animi e gli interventi che non perdono di vista il clima che accompagna verso le Elezioni 2013. La banca Mps ce la farà.

Ne è convinto il presidente della Toscana, che lancia un messaggio di fiducia; e lo ripete più volte stamani nell’aula del consiglio regionale a Firenze, in una seduta straordinaria tutta dedicata alle vicende della banca senese. Se ne può uscire, dice Enrico Rossi che ai nuovi dirigenti dell’istituto concede piena fiducia. Stigmatizza le strumentalizzazioni che ci sono state e che hanno fatto pagare alla banca un prezzo assai più alto del dovuto. Mps non ha niente a che vedere, si sofferma ancora, con la crisi finanziaria delle banche spagnole o le difficoltà di istituti tedeschi e olandesi.

Invita pertanto tutti a fare altrettanto, separando la politica dalle vicende dell’azienda. Per il presidente della Toscana, e lo dice più volte, Mps è un’azienda sana, ben patrimonializzata, che ha fatto credito in modo molto oculato, che aveva visto il titolo anche risalire prima delle ultime vicende, in grado di restituire il prestito ricevuto dallo Stato e che può dunque tornare ad essere una grande banca a servizio del territorio e della sua economia, tra le prime banche del Paese.

Un’azienda importante della regione, dove lavorano parecchi lavoratori e con cui lavorano molte aziende. Questo interessa alla Regione. Se poi qualcuno ha commesso errori (e deve pagare), chiosa il presidente, lo dovranno stabilire altri: non la Regione o la politica, che al massimo può intervenire nel dibattito sulla necessità (o meno) di andare oltre la riforma Amato. Derivati Quanto ai derivati il presidente della Toscana ha chiarito nuovamente oggi in aula come la Regione abbia firmato con Mps, nel 2006, un solo contratto di swap: un’innocuo “plain vanilla”, il cui rischio e i cui costi impliciti sono stati ritenuti nel 2011 dalla società di consulenza Martingale Risk Italia assolutamente accettabili.

Niente di che spartire, sottolinea, con quelle “salsicce” che la crisi internazionale ha svelato che possono contenere titoli ad alta tossicità. La Regione ha agito da subito e in maniera rigorosa a tutela della finanze pubbliche, controllando e monitorando. Quello con Mps è uno dei 22 contratti di derivati stipulati dal 1999 al 2006. Tutti e 22 coprivano un anno e mezzo fa circa un terzo del miliardo o poco più di debito contratto complessivamente dalla Regione. Per alcuni derivati è stata intrapresa una procedura di annullamento in autotutela.

Non è il caso dell’ Mps – 35 milioni circa il valore del contratto – che è invece servito, tranquillizza il presidente della giunta, per trasformare un vecchio mutuo da tasso variabile a tasso fisso, pagando oggi (fino al 2035) il 4,3 per cento finito, un tasso certo non fuori mercato. «Il mio intervento si apre con una premessa di merito e di metodo: che ci sia l’impegno a tener fuori da quest’aula le difese d’ufficio, le dichiarazioni coreografiche e il gioco dello scaricabarile.

Credo che, ognuno per il ruolo che ricopre, si debba ai toscani e non solo oggi più di sempre dimostrare di avere il coraggio della verità e della pertinenza. Partiamo dalla verità, che è una, ma ha tante facce» esordisce così la consigliera Stefania Fuscagni. «E’ verità che oggi noi assistiamo, anche attoniti per certi versi, alla gravissima crisi del Monte dei Paschi. Di una banca importante per il nostro paese che ha segnato fasi significative e che oggi ha in mano – si direbbe ‘in pancia’ – i risparmi e le aspirazioni di molti toscani ed italiani.

Questa crisi entra nelle case e nelle aziende lasciando strascichi di preoccupazioni, timori e paure di cui dobbiamo farci carico come Istituzione che ‘vigila’ nel solo interesse dei toscani che a Mps hanno affidato i propri risparmi. La Toscana deve essere protagonista in questo; non lo è stata, e mi sarebbe piaciuto vedere qualche presa di posizione da parte della giunta quando Mps ha praticato la sua stretta sul credito e ha annunciato il piano sugli esuberi. Credito ed esuberi: due prezzi che la Toscana pagherà primariamente e su cui il silenzio da parte della Regione e non solo è stato incredibile». «C’è però anche un altro aspetto della verità che ormai non si può più tacere: quello delle responsabilità che non possono solo essere indicate come personali o individuali poiché, nel caso specifico, sono di sistema.

E’ il sistema che ha generato il collasso nel soffocante circuito di cui Siena e il Mps sono esemplare modello e di cui la sinistra toscana è di certo ‘madre’ e matrigna. Il sistema è il protagonista assoluto, il soggetto su cui dobbiamo intervenire se vogliamo davvero comprendere ogni aspetto del problema. Vale qui come valeva e vale ancora nella questione della Asl di Massa in particolare e della sanità toscana in generale: non si tratta di dover scovare il funzionario infedele, la Banda Bassotti, il corsaro della finanza, ma ancor di più di capire come sia potuto accadere.

Ecco il punto: è il modello. Parliamo del modello. Il modello Mps è il modello ‘Fondazione-Banca-EntiLocali-Politica’, dove la politica che sceglie e interviene in Toscana, da oltre 60 anni, si chiama Pci-Pds-Ds-Pd. E’ storia, è la realtà vera da cui non ne uscirete, o meglio non ne usciremo con le minacce di sbranamenti general-generici che fanno pure tenerezza nell’ammissione di impotenza. E’ il modello che la sinistra ha imposto alla Toscana che oggi mostra segni di cedimento. Il modello del Partito interventista, che pervade ovunque, che si allunga impudentemente (a volte anche paternamente) nel mondo dell’associazionismo, dell’economia, della finanza, della cultura.

E’ il modello della commistione pensata sana e che finisce per diventare patologia tanto che poi infetta ogni organo, della cogestione che tiene sotto una società ordinata e laboriosa, che nel tempo ha prestato parte di essa all’apparato perché dall’apparato è stata come irretita strumentalmente per congelare ogni ipotesi di alternanza o semplicemente di dissonanza». «Ecco che il Partito ha costruito una macchina dove il consenso, legittimamente ma non normalmente, si è alimentato nella reciproca permuta.

La Toscana, politicamente parlando, è stata pensata e voluta così ed è diventata ancor più così quando, dopo la caduta del Muro di Berlino, si è assistito al ‘matrimonio’ tra Pds e Popolari. Io me lo ricordo: lasciai i Popolari apposta! Il matrimonio tra ‘apparati’ che sempre diventa consenso fedele ha impiombato ogni alternativa, e quindi ogni prudenza e competenza da parte di chi gestisce il potere. Non perché l’alternativa non ci fosse, ma perché l’alternativa più semplicemente non era possibile se non per segmenti liberi da vincoli che ancora sono moltissimi e per una moltitudine.

Quindi i mugugni, le delusioni, il registrare i piccoli fallimenti che hanno lastricato il viale del groviglio armonioso, non si sono fatti rottura per il semplice fatto che ognuno si aspettava qualcosa: lo studente la borsa di studio della Fondazione, il docente il finanziamento, il dipendente il trasferimento, il dirigente la promozione, il politico l’elezione, il rampante di belle speranze la nomina nella Deputazione... E tutti questi soggetti si aspettano cose di cui magari hanno pure diritto e che pure se le meritano, ma il punto è che la distanza tra l’aspirazione legittima ad averle e la realizzazione concreta dell’averle avute in Toscana passa dalla politica e quindi dal Pd.

La vescica di veleno che ha intossicato la Toscana, al di là delle persone singole sulle quali nulla ho da dire, è nel circuito che negli anni si è fatto perfetto ma vizioso, e ha smesso di funzionare quando la selezione che veniva dal Partito era diventata così sfottente, politicamente, da aver perso la misura». «Mps, il “Babbo” Monte, ha superato guerre e carestie, crisi e crolli, stalli e cadute ma ha visto la morte negli occhi solo quando nella sua ‘pancia’ e nella sua ‘testa’ è entrata la politica come soggetto gestore.

Quando il progetto vincente del Partito ha occupato, con fare gentile e inesorabile, la Fondazione e quindi la Banca, quando poi gli avversari di sempre (ex Pci e sinistra Dc) si sono saldati chiudendo il cerchio, ecco che allora nella sua massima perfezione il sistema ha prodotto inevitabilmente il proprio collasso, quello che l’idea stessa della sinistra porta con sé. Perché c’è qualcosa di malato, di intimamente malato nel pensare che una Città ruoti intorno ad una Banca, ad una Università, ad una Sanità e che tutte e tre siano legate a filo doppio ad un Partito. «La verità che vedo io, che vediamo noi, è che nel momento stesso in cui il modello politico della Toscana ‘rossa’ si è perfezionato i nodi sono venuti al pettine.

E’ successo con Mps, è successo con la sanità, con la legge che voleva metter le mani sul terzo settore, con il Forteto dove si è vista una eccessiva ‘confidenza’ tra poteri che per funzionare devono stare separati. La società non resiste a un assedio della politica così come qui è stato portato a compimento; non resiste Siena, non resiste la Toscana, non resisterebbe nessuno. Prima o poi arriva il crollo, anzi il tracollo. A voi la pertinenza di riconoscerlo e di rinunciarvi; a noi la pertinenza di proporre in termini razionali un modello diverso, libero e sano, per la Toscana.

Da parte nostra non faremo la caccia alle streghe, ma alla sinistra toscana non permetteremo di socializzare le ragioni della crisi di Mps e troviamo patetico che qualcuno chiami in causa Verdini o Fitto, quasi per usarli come armi di distrazione di massa. O avrete il coraggio di riconoscere che l’errore è nel sistema che avete costruito o finirà come per la Asl di Massa: frasi surreali da parte vostra e conti reali da pagare per tutti i toscani». “Tutelare i lavoratori e i cittadini toscani: Monte dei Paschi detiene partecipazioni in moltissime società, a partire da Fidi Toscana, la Regione le metta al riparo da eventuali rischi dovuti allo scandalo Antonveneta”.

Così la consigliera regionale Marina Staccioli (Gruppo Misto) interviene durante la seduta straordinaria del Consiglio, dedicata alla situazione di Mps. “Le fondazioni dovrebbero investire in ricerca, beni culturali, formazione – dichiara Staccioli – invece hanno dovuto investire in loro stesse”. Bocciata con l’astensione del Pdl e il voto contrario della maggioranza, la mozione presentata da Donzelli, Marcheschi (Fratelli d’Italia) e la stessa Staccioli per eliminare le nomine politiche dalla Fondazione Monte dei Paschi. “E’ inutile cercare un capro espiatorio adesso – continua la consigliera – e indicarlo in Mussari.

Il vero colpevole di questa vicenda è il sistema Toscan«Il Consiglio Regionale deve individuare un percorso per cercare di cambiare la realtà del Monte dei Paschi nel suo contesto senese. Dobbiamo proteggere i lavoratori, i clienti, i risparmiatori, gli azionisti e coloro che hanno rapporti di affidamento perché non hanno colpe sulla vicenda che ha investito la banca. Purtroppo, però, alla fine saranno proprio queste persone a pagare». È quanto ha affermato il consigliere regionale di Più Toscana, Gian Luca Lazzeri, durante il Consiglio regionale straordinario sulla vicenda Monte dei Paschi. Per Lazzeri, oltre alle tutele nei confronti di chi non ha colpe, «bisogna che il Partito Democratico faccia autocritica e si assuma le proprie responsabilità politiche.

Se un progettista sbaglia il progetto di un ponte e questo crolla, ne risponde in prima persona. Chi sceglie un collaboratore che tradische, ne deve rispondere in quanto responsabile della scelta. Non si può continuare a fuggire dalle proprie responsabilità politiche». Infine, per il consigliere regionale di Più Toscana, «la banca è dei correntisti, di chi ci lavora, degli azionisti. Il sistema della proprietà deve cambiare uscendo dalla Fondazione e questo può essere fatto solo dagli enti locali rappresentati nella Fondazione (Comuni, Provincia e Regione)».a, il sistema di poteri forti che amministra questa regione da anni e che ha fatto sì che la Toscana arrivasse al punto di non ritorno”. “Ora è necessario tutelare i posti di lavoro e le società partecipate da Mps: in tempi non sospetti – spiega – chiedemmo alla Giunta come avesse intenzione di tutelarle, in un clima di costante svalutazione del titolo.

Ci fu risposto che non c’era nessun rischio. Mi chiedo se sia ancora così”. Claudio Marignani, accogliendo l’appello di Rossi, ha ringraziato i dipendenti del Monte e partendo dal patrimonio della Banca: oltre 10 miliardi, al netto delle spese per Antonveneta e delle plusvalenze transitorie. Ma per il consigliere una cosa è la solidità della banca, un’altra è la politica, ovvero le nomine al Montepaschi, che hanno visto la politica interferire sempre di più nelle scelte dell’economia e l’economia nel controllo della politica, in un clima di generale benessere per tutti.

In un circuito che dava ed elargiva, legato soprattutto alla maggioranza di governo locale, attraverso indirizzi dati dalle istituzioni. Indirizzi che secondo Marignani sono stati disattesi e c’è stata ignominia per tutti. Il vero nodo politico allora è ripensare il legame tra banca e territorio e tra territorio e Fondazione, non essendo più punto di riferimento e azionista di controllo. Alla politica il compito di pensare al futuro. Secondo Marco Manneschi è necessario dare anche il giusto peso alle vicende, facendo mente locale su cosa possa significare un prestito dallo Stato, nel caso non fosse restituito, quindi trasformato in azioni e conseguentemente in banca nazionalizzata.

Il consigliere ha richiamato tutti i soggetti alle proprie responsabilità, partendo dagli organi di vigilanza, quindi dalla Banca d’Italia, citando il caso di Antonveneta ma anche le tante operazioni che davano aiuto ai predatori e non agli imprenditori, come nel caso Eutelia. Per passare poi al ruolo della stampa non libera, capace di presentare i protagonisti prima come cavalieri bianchi, salvo poi trasformarli in cavalieri neri, una volta scoppiati gli scandali. Per concentrarsi infine sulla politica e sulle istituzioni, chiamate, ha proseguito Manneschi, non ad un ruolo di controllo nel senso tradizionale del termine, ma di alta sorveglianza sul sistema bancario, nell’interesse dei toscani.

Ed a questo proposito ha ricordato l’episodio del rappresentante della Regione Toscana in Fondazione che, chiamato in Consiglio a dare informazioni sul Montepaschi, affermò di non poter rispondere, dando una cattiva interpretazione della norma. Per Pieraldo Ciucchi se vogliamo uscire da questa situazione è necessario avere un’idea di politica alta, per superare la rincorsa al potere economico e quindi ai posti nei consigli di amministrazione delle Banche e delle Fondazioni, dove si è creata una cassa di espansione della politica che ha caratterizzato questa seconda Repubblica, in un continuo bipolarismo tra finanza laica e cattolica.

Il consigliere non si meraviglierebbe se la vicenda Mps portasse a un ennesimo spezzatino, come quello delle Casse di Risparmio sempre in Toscana, a vantaggio di quei banchieri che hanno fatto la storia degli ultimi venti anni. Ciucchi ha chiuso il proprio ragionamento con lo sguardo agli Stati Uniti: da tempo l’Italia che conta è suggestionata dall’esempio americano, dove tutti però sono criticabili e processabili, a differenza del nostro paese e dove le istituzioni restano sempre e comunque il sale della terra. La vicenda Monte dei Paschi di Siena presenta tre elementi di delicatezza: l’inchiesta della magistratura, il fatto di consumarsi nel corso di una campagna elettorale e, soprattutto, il fatto che rappresenta un problema sociale ed economico che investe la vita della regione Toscana e il suo futuro.

Questi i concetti espressi dal consigliere Marco Taradash per introdurre il dibattito sul caso Mps in occasione del Consiglio regionale d’urgenza, convocato su richiesta dell’opposizione di centrodestra per discutere la situazione del gruppo bancario senese e i suoi riflessi nei rapporti con le istituzioni regionali e con il quadro economico-sociale della Toscana. Taradash ha affermato che è inutile dire che la responsabilità di quanto sta accadendo sia imputabile a una sola parte politica, ma è vero che il governo della Fondazione Mps rappresenta una anomalia nel sistema bancario italiano.

Il problema, secondo Taradash, è individuare le vie d’uscita che non penalizzino i risparmiatori, i cittadini e l’economia toscani e individua le cause della vicenda nella volontà di trasformare il Mps da banca locale e del territorio in banca globale. Il punto centrale, secondo Monica Sgherri, è come sia potuto accadere quello che è accaduto alla banca Mps. E ha avvertito che sarebbe sbagliato guardare solo a Mps, quando il problema della crisi del sistema bancario ha coinvolto e coinvolge istituti di credito europei e statunitensi.

Alla base delle anomalie del sistema bancario, Sgherri ha indicato l’eccesso di privatizzazione e il principio secondo il quale i benefici sono del privato e i debiti sono pubblici. La soluzione, secondo la consigliera, è creare un sistema misto, con banche private ma anche banche pubbliche e del territorio, vocate ad aiutare le imprese e a tutelare i risparmi dei cittadini. Necessario anche evitare il gigantismo delle banche e mettere fuorilegge i derivati. Marco Spinelli ha invitato il Consiglio regionale a limitarsi all’analisi di quanto è accaduto e delle ricadute sul territorio.

La vicenda Mps, ha aggiunto, sta dentro il quadro di difficoltà del sistema bancario italiano e il modello di gestione della Fondazione Mps non è il modello di una parte politica della Toscana, ma ciò che hanno prodotto le leggi Dini, Ciampi e Amato sulle Fondazioni. Spinelli ha poi ricordato che quando le nomine dei Cda delle banche erano fatti dal Ministero del Tesoro, il coinvolgimento della politica non era minore di quello attuale. E anche a proposito delle Fondazioni, che dovevano restituire alle comunità il controllo delle banche e il compito di indicare le linee di indirizzo, il legame con la politica è ovvio: la comunità è rappresentata dagli Enti locali.

Non si può invece parlare di legame con un singolo partito. La responsabilità politica nella vicenda Mps, comunque, c’è: è della collettività senese e, in questo quadro, è grande quella della forza politica più importante. Riguardo al problema dei controlli circa le operazioni che le banche decidono di intraprendere, Spinelli ha ricordato che questi ci sono stati da parte di Consob, Bankitalia, Mediobanca e del Ministero del Tesoro. Infine, ha giudicato inutile parlare di commissariamento o di nazionalizzazione. “L’intervento del Presidente Rossi nel Consiglio straordinario richiesto dal gruppo del Popolo della Libertà sulla grave crisi che investe il Monte dei Paschi di Siena lascia allibiti per la sistematica omissione della realtà.

Non c’è da meravigliarsi, Rossi è in perfetta coerenza con altri e più autorevoli esponenti del suo partito, da Bersani a Renzi: il Pd in queste settimane ha dato prova di straordinari equilibrismi verbali e di una pervicace ostinazione nel perseguire una ‘doppia verità’. La verità invece è una sola: il Pd ad ogni livello ha indirizzato e cogestito il ‘Sistema Siena’ preoccupandosi esclusivamente di raccogliere ‘dividendi’ in termini di potere, risorse economiche, personale, consenso”.

Così il coordinatore regionale del Popolo della Libertà Massimo Parisi a commento dell’intervento del presidente della Giunta regionale Toscana Enrico Rossi in occasione del Consiglio straordinario sulla crisi del Monte dei Paschi. “Il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti, e Rossi, anziché nascondersi strumentalmente dietro lo scudo del Presidente Napolitano, avrebbe fatto molto meglio a fare una cosa semplice: chiedere scusa ai toscani per l’incapacità strutturale del Partito democratico, unicamente dedicatosi alla cura dei propri interessi di partito, di preservare e tutelare quello che era uno dei più grandi patrimoni dii Siena, della Toscana e dell’Italia.

Derubricare quanto accaduto ad ‘eccesso di localismo’ – incalza il coordinatore regionale del PdL - è una rimozione della realtà e un insulto all’intelligenza dei toscani. Chissà se quando l’ex sindaco di Siena Ceccuzzi, nel pieno della crisi politica che ha investito la sua Giunta, varcava la soglia degli uffici del Consiglio regionale della Toscana per discutere con il segretario regionale del suo partito e con il Presidente Rossi, ciò accadeva per correggere l’‘eccesso di localismo’ o piuttosto per continuare a determinare le sorti di un sistema di potere ormai logoro e incapace di produrre le risposte che servono alla Toscana”, conclude Parisi. «Sulle mozioni il gruppo Pdl si asterrà: si affrontano infatti questioni delicate, sulle quali è opportuno condurre riflessioni che ci portano ad assumere questa posizione.

Si tratta del resto di questioni antiche che già in passato, era il 2006 e io facevo parte del gruppo di Alleanza Nazionale nel quale chiedevamo una minor presenza della politica all’interno della Fondazione, hanno diviso i gruppi consiliari. Non possiamo del resto non captare le esigenze che la mozione stessa solleva. Per questo come gruppo Pdl ci asterremo». “Per chiudere una fase nella quale se ne sono viste di tutti i colori, ed aprire un nuovo corso per MPS, la terza banca del Paese, serve un autentico atto di coraggio e di consapevolezza che prescinde da ogni profilo di responsabilità: tutti i membri della deputazione della Fondazione MPS in carica dovrebbero subito rassegnare le dimissioni, ad iniziare dal membro nominato proprio dal Consiglio regionale.” Questa la proposta “shock” avanzata dal Presidente del Gruppo regionale PdL Alberto Magnolfi a conclusione del Consiglio regionale urgente sulla situazione economica di banca Monte Paschi di Siena richiesto dal PdL e sottoscritto da tutti i Gruppi politici di opposizione. “Se l’obiettivo è ridare forza e credibilità ad una eccellenza economica toscana ed italiana come è stata in 500 anni di storia Monte dei Paschi di Siena, serve una presa di coscienza delle responsabilità politiche che stanno alla base di questo “disastro”.

Non serve buttar la palla in fallo, minimizzando i fatti, come ha tentato di fare il Presidente Rossi. A Siena molto è accaduto e qualcuno ne dovrà rispondere. Le singole posizioni e le singole responsabilità non ci interessano. A noi preme capire la storia. Il «sistema Siena» è il perfezionamento del «sistema Toscana». A Siena un’eccessiva incidenza intrusiva della politica ha portato a disastrosi risultati: acquisto di Banca 121, di banca Antoneveneta seppur fortemente sconsigliato, oltre ad una serie di operazioni avventate se non avventuristiche di cui sono colme le cronache.” “Ma quello che più preoccupa è il futuro” - continua Magnolfi.

“È il rischio che l’attuale situazione di MPS impedisca alla banca di allinearsi ai cambiamenti strutturali che stanno interessando i più grandi colossi bancari italiani ed europei ad iniziare da Unicredit. La prima banca italiana infatti sta articolandosi con un “cervello” ed una struttura decisionale volta verso il mondo per cogliere le opportunità del mercato, ed un’articolazione operativa bene inserita nel tessuto socio-economico delle singole realtà territoriali. Un passaggio cruciale anche per MPS che deve rapidamente dimostrare di poter continuare a svolgere quel ruolo che ha sempre svolto: una banca del territorio con una grande capacità di raccolta al di fuori del territorio.” “Lo scandalo MPS ripropone la questione del controllo politico sulle banche.

Controllo che spinge la dirigenza a privilegiare gli interessi della politica a quelli della banca. Una vicenda che evidenzia responsabilità, disfunzioni, anomalie e che non potrà essere superata senza un responsabile gesto di discontinuità.” – ha concluso Magnolfi La buona reputazione per una banca vale quanto il suo patrimonio. Lo ha sottolineato Paolo Bambagioni, secondo il quale la vera responsabilità politica è di non essere riusciti ad amministrare una banca così carica di storia.

Una banca che ha permesso ad una città di vivere al di sopra delle proprie possibilità, ma che non ha potuto spiccare il volo proprio per questo localismo. Secondo Bambagioni il rapporto con il territorio è destinato a cambiare, ma la presenza del Monte dei Paschi è fondamentale per le imprese e le famiglie della Toscana. Secondo Giuseppe Del Carlo l’anomalia senese è data da una fondazione bancaria con una partecipazione intorno al 34%, ma che è stata anche del 75% e del 51%, a fronte delle altre fondazioni in Italia con partecipazioni fra il cinque e l’otto per cento.

A suo parere, se da un lato le responsabilità gestionali non possono essere solo dei vertici della banca e della Fondazione, dall’altro esiste una responsabilità istituzionale di Comune e Provincia, cui si accompagna una precisa responsabilità politica per le scelte compiute con l’unanimità dei consensi. I lavoratori del gruppo Montepaschi sono stati al centro dell’intervento di Mauro Romanelli, che ha sottolineato come i trentamila dipendenti abbiano rinunciato a sei giorni di ferie retribuite per permettere a circa mille colleghi di andare in prepensionamento, mentre oltre 1.100 lavoratori saranno esternalizzati, senza alcuna garanzia contrattuale, mentre la riduzione delle retribuzioni dirigenziali è stata del 5%.

Per questo, secondo Romanelli, è necessario che il piano industriale sia esaminato all’interno delle commissioni consiliari competenti. La buona politica non deve fare un passo indietro, né tanto meno cinque, ma fare passi avanti e fissare regole più forti e trasparenti. E’ questo il giudizio di Marco Remaschi, che ha ricordato alcuni casi degli ultimi anni, come Cirio, Parmalat, Banco Popolare, i titoli tossici nel portafoglio delle famiglie, ma anche lo spezzatino delle Casse di risparmio toscane.

Un contesto generale, che ha visto Mussari dal Monte dei Paschi approdare ai vertici dell’Abi. Compito della politica, a suo parere, è quello di difendere i lavoratori e restituire una banca più forte al territorio. Nel corso della mattinata arriva una smentita da parte dell'ufficio stampa della Fondazione in merito all'ipotizzata dismissione delle opere d'arte: "in relazione ad una notizia apparsa questa mattina su un quotidiano, la Fondazione Monte dei Paschi di Siena precisa che non c’è alcuna volontà di vendere la propria Collezione di Opere d’Arte, risultato un progetto che nel corso degli anni, grazie ad un costante impegno e ad un’attenta ricerca, ha lodevolmente permesso di riportare a Siena capolavori legati in qualche modo al territorio senese e che nel corso dei secoli erano andati dispersi.

Si tratta di un patrimonio artistico che la Fondazione ha intenzione di far conoscere meglio e di valorizzare da un punto di vista artistico e per il quale si stanno ipotizzando iniziative in tal senso".

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