Treno della Memoria: per non dimenticare mai di dire la verità

Ieri sera in un cinema di Cracovia un'anteprima cinematografica a benefico dei 600 studenti toscani partecipanti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 gennaio 2013 00:36
Treno della Memoria: per non dimenticare mai di dire la verità

CROACOVIA- A conclusione della prima giornata del Treno della Memoria, ieri sera al Cinema Kiov di Cracovia 600 studenti toscani hanno assistito alla proiezione del film “Never Forget to Lie” di Marian Mazynski, il regista polacco sopravvisuto della Shoah. A tre anni fu rinchiuso nel ghetto ebraico di Varsavia, da dove, per salvare la vita, fu costretto a fuggire abbandonando i genitori al loro tragico destino. Divenuto da adulto un giornalista, dopo l'emigrazione in USA negli anni '60 si è concentrato sulla produzione cinematografica, spesso approfondendo il tema dello sterminio nazista.

Nel suo ultimo film Mazynski torna nei luoghi dell'ex ghetto di Varsavia, intervistando altri anziani sopravvissuti. I ragazzi toscani ieri sera hanno assistito alla prima proiezione con sottotitoli in italiano. Poi l'incontro è proseguito con la testimonianza diretta dell'autore, lungamente intervistato dagli studenti. I giovani, reduci da una lunga giornata di visita nel campo di sterminio di Birkenau, che dista da Cracovia solo 60 chilomentri, hanno tempestato di domande il documentarista polacco.

Domande che mostravano l'attenzione è la sensibilità che l'esperienza, promossa per iniziativa della Regione Toscana, ha maturato in loro. In questi giorni insieme, preparati da un percorso didattico, sviluppato nei mesi precedenti in classe. I ragazzi toscani, uno per volta hanno raggiunto il microfono, per chiedere a Mazynski delle emozioni personali maturate durante le interviste ai suoi coetanei sopravvisuti come lui, delle sua possibilità di bambino di comprendere cosa gli stesse accadendo e del come avesse avuto consapevole paura del rischio che stava correndo.

Gli hanno domandato se spera davvero che gli spettatori dei suoi film possano trasformarsi a loro volta in testimoni di pace, se una fede religiosa lo giuda. Le domande sono state tante e appassionate, più di quelle che Marian Mazynski si sarebbe atteso. Gli studenti hanno voluto sapere se ha perdonato, se ha ritrovato una pace interiore grazie alla sua arte. Lui ha risposto accalorato: “Spesso la shoah è stata raccontata dagli ebrei per gli ebrei. Oppure per dissipare il senso di colpa dei tedeschi.

Finalmente, come stasera –ha affermato Mazynski- si comincia a raccontare per non ebrei. Voi siete la prova -ha concluso il regista polacco- che questa esperienza infonde la forza di prevenire simili tragedie”. N. Nov.

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