Il lavoro che non c'è più, iniziative di protesta in Toscana

Ditte storiche, piccole imprese costrette ad abbandonare la produzione. La politica verso le elezioni mette il lavoro al centro. Gli operai cercano maggiore attenzione per il proprio futuro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 gennaio 2013 15:03
Il lavoro che non c'è più, iniziative di protesta in Toscana

Richard Ginori: i lavoratori, saranno di nuovo in piazza per ribadire pubblicamente l'unicità delle loro lavorazioni e del loro prodotto. La Ginori deve vivere e la Ginori è il saper fare delle proprie maestranze che faranno una dimostrazione pubblica al tornio e decorazione a mano domani giovedì 24 gennaio dalle 15 in piazza del Comune a Sesto Fiorentino. La Giga Grandi Cucine srl, con sito produttivo in via Pisana 336 a Scandicci (FI), opera invece nel campo delle macchine da cottura, produce cucine e apparecchiature industriali di proprietà della Middleby Corporation, una multinazionale americana, ed occupa attualmente 69 dipendenti. Da tempo, a fronte della disdetta dell'affitto dell'attuale capannone avvenuto a metà 2012, la FIOM CGIL e la RSU aziendale hanno chiesto un piano industriale logistico e un piano di investimenti della multinazionale americana sul sito di Scandicci che diano prospettiva e corpo al progetto complessivo. Negli ultimi mesi la proprietà ha spostato nuove linee in un altro sito del gruppo in Inghilterra, ma non ha portato, come promesso, nessun altra linea del gruppo a Scandicci.

Ha fatto anche di peggio: oggi ha annunciato 26 licenziamenti. La FIOM CGIL e la RSU aziendale e i lavoratori preoccupati per questa ennesima ristrutturazione aziendale da parte della multinazionale America che lascia trasparire la volontà di un disimpegno progressivo del sito di Scandicci. Ora a rischio occupazione ci sono 26 unità lavorative, ma a breve senza punti fermi per il futuro a rischio sarà l'intero sito di Scandicci. Contro i licenziamenti e per garantire un futuro di lavoro alle maestranze si chiede da subito l'intervento delle istituzioni e sono state proclamate per giovedì 24 gennaio 2 ore di sciopero. KME - "Il rilancio della produzione e la difesa dell'occupazione degli stabilimenti Kme in Toscana passano necessariamente attraverso il mantenimento dell'altoforno, che rappresenta il fondamento per ripartire da piano industriale che salvaguardi la presenza produttiva del Gruppo in Italia e nella nostra Regione.

Per questo siamo profondamente contrari ad assecondare qualsiasi ipotesi di dismissione di impianti strategici della Kme in Toscana". Lo dichiara, in una nota, Vincenzo Picardi, Coordinatore regionale di Rivoluzione Civile in Toscana, che ha annunciato la partecipazione del movimento alla manifestazione dei lavoratori in programma venerdì prossimo, 25 gennaio, a Fornaci di Barga (LU). "Siamo solidali con i lavoratori e, al loro fianco, pretendiamo il rispetto di quanto stabilito con l'accordo firmato con il sindacato il 28 giugno del 2012: in cambio di sacrifici da parte dei lavoratori in tema di produttività, impegnava l'azienda al mantenimento dei siti produttivi e delle vocazioni industriali di ogni stabilimento.

Tradotto: non è possibile in questo senso né dismettere il forno di Fornaci di Barga (Lu) né chiudere l'officina LIME di Campo Tizzoro (PT) né tanto meno drasticamente ridurre la capacità produttiva del tubificio di Serravalle Scrivia (AL)", spiega Picardi. "Per questi motivi la nostra proposta è di difendere gli impianti e la produzione, e chiariamo che l'azienda mostri la volontà di non disperdere questo patrimonio industriale aprendo un confronto a tutti i livelli istituzionali e sindacali.

Dunque nessuna chiusura del forno Asarco di Fornaci di Barga a favore dello stabilimento tedesco, nessuna chiusura dell'officina le Lime e nessuno smantellamento di Serravalle Scrivia", incalza Picardi. "Mantenere gli impianti significa essere pronti a cogliere la ripresa quando arriverà, dismettere significa non poter cogliere le opportunità quante esse si realizzeranno". "L'azienda è chiamata oggi, in un momento di evidente difficoltà, a confermare con fatti concreti quella responsabilità sociale che in questi anni ha dimostrato - conclude Picardi - assumendosi questa responsabilità nei confronti non solo dei lavoratori, ma anche della Toscana intera". A rischiare sono anche i lavoratori della Cooperativa Il Forteto: 130 posti di lavoro.

A pagare le conseguenze degli incresciosi fatti compiuti ai danni dei minori della comunità rischiano di essere in primo luogo i lavoratori. Appello delle Organizzazioni Sindacali alle istituzioni per un impegno per la salvaguardia dell’occupazione. Rifondazione Comunista: "tenere distinti il piano giudiziario dalla realtà produttiva e dai diritti dei lavoratori. Chiesta la convocazione urgente della Commissione Lavoro della Provincia per incontrare sindacati e lavoratori e affinché tutte le Istituzioni sostengono le richieste sindacali". Laura Cantini, candidata al Senato della Repubblica per il PD, interviene sulle crisi occupazionali che hanno colpito la Valdelsa: "i dati sulla disoccupazione potrebbero peggiorare qualora le crisi aziendali in atto, soprattutto in Valdelsa, non abbiano un esito positivo.

Noi che siamo rappresentanti di un territorio che si è sviluppato grazie ad un tessuto diffuso di piccola impresa manifatturiera, commerciale e turistica, dobbiamo spingere perché i "vecchi" distretti industriali divengano la sede privilegiata per sperimentare nuove misure per il sostegno alle imprese e la reindustrializzazione della Toscana. Solo così potremo dare risposte ai lavoratori espulsi dalle aziende in crisi e ai giovani. Vorrei che il mio territorio avviasse questo percorso sapendo che parlare oggi di reindustrializzazione significa consolidare i settori più tradizionali, quali il settore moda, ma soprattutto spingere quelli emergenti, quelli legati alle nuove tecnologie e alla green economy, e le filiere che incrociano l'agricoltura, i prodotti a marchio territoriale e il turismo.

Credo che per una nuova fase di sviluppo e crescita, oltre agli interventi nazionali e regionali, serva aprire una riflessione interna. Dobbiamo ad esempio affrontare con più incisività e con misure specifiche la zona della Valdelsa che maggiormente soffre la crisi con dati più negativi rispetto all'Empolese. E' indubbio che alcune politiche impostate negli anni stanno portando i loro frutti e la nuova 429 ne è un esempio, ma io sono convinta che occorra fare alcune scelte che razionalizzino le risorse pubbliche e permettano alla Valdelsa di essere più forte, politicamente e istituzionalmente all'interno del Circondario, oggi Unione dei Comuni.

Penso cioè che, all'interno del tema del riordino e semplificazione istituzionale, possa stare a pieno titolo il progetto del Comune Unico della Valdelsa. In partenza potrà contare su una indubbia omogeneità territoriale e sociale, fatta di 50.000 abitanti, mezzo milione di presenze turistiche, un sistema di borghi e musei con grandi potenzialità attrattive, tra i quali spicca Certaldo alto e una rete viaria in via di ammodernamento che ci colloca tra due importanti distretti: Empoli e Poggibonsi.

Non dobbiamo avere paura di perdere le identità storiche e il rapporto stretto con i cittadini, perché potremmo costruire un modello che mantenga la presenza di "municipi" e i servizi facilmente accessibili e concentrare gli sforzi e le risorse di tutti per, ad esempio, dotare la Valdelsa di una unica grande e moderna zona industriale. Un'area posta nel fondovalle, che inglobi quelle esistenti, con i capannoni vuoti da riconvertire, e trovi nuovi spazi attraverso il piano regolatore del Comune Unico.

Allo stesso tempo dovremmo lavorare ad un progetto di sviluppo che miri a trovare risorse e partner pubblici e privati che ne permettano l'attuazione. Non meno importante e con la stessa filosofia si dovrebbe affrontare il tema del turismo e della cultura a partire dalle grandi opportunità offerte dall' importante investimento in atto a Castelfalfi"

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