Due giovani su dieci non studiano e non lavorano. Tanti chiedono aiuto

Mozione approvata a voti unanimi dal Consiglio di Palazzo Medici Riccardi. Dai dati Irpet e Caritas la radiografia della debolezza nel territorio:

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 dicembre 2012 14:07
Due giovani su dieci non studiano e non lavorano. Tanti chiedono aiuto

Sono oltre 10 mila i lavoratori del territorio fiorentino interessati a vario titolo da crisi aziendali e vertenze, molte delle quali potrebbero concludersi con la cessazione del rapporto di lavoro. E' stata approvata dall'unanimità dal Consiglio provinciale di Firenze una mozione illustrata dal Presidente della Commissione Lavoro e Politiche sociali Maurizio Cei sulla situazione economica e sociale, con la quale si impegna la Giunta provinciale a non operare tagli, negli atti di bilancio dell'Ente, ma anzi a continuare a portare avanti iniziative, progetti e attività volti alla formazione e orientamento professionale di persone uscite dal mondo del lavoro o che hanno difficoltà ad inserirsi nuovamente nel mondo del lavoro. La Commissione all'origine della mozione ha affrontato la questione in incontri con Irpet, in merito alla situazione economica della Regione Toscana, con particolare riferimento al territorio della provincia di Firenze e con il Direttore della Caritas diocesana di Firenze, sulle ricadute sociali che la crisi economica ha portato nel territorio. Sulla base dei dati Irpet, quasi due giovani toscani su dieci non studiano e non lavorano, dunque risultano inattivi. Chi si rivolge ai centri Caritas "non è necessariamente un emarginato o un barbone".

Da due anni e mezzo ormai diminuiscono in modo vistoso coloro che si dichiarano a reddito zero e vivono sulla strada. A chiedere aiuto sono più le donne (53,4 per cento), i coniugati (49,9), le persone con un domicilio (83,2). Calano i disoccupati (-16,2), gli analfabeti (-58,2) e le persone senza dimora o con gravi problemi abitativi (-10,7 per cento nei primi sei mesi del 2012 rispetto al 2011), a "conferma di una progressiva normalizzazione sociale dell'utenza Caritas che sempre meno coincide con la grave marginalità sociale".

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