Città metropolitana Firenze-Prato-Pistoia: chi ci guadagna e chi ci perde

Magnolfi (Pdl): "A correre il rischio di essere ridimensionata è Firenze". I sindacati la Regione Toscana faccia da regia al processo di trasferimento del personale. Lunedì la comunicazione in Aula di Andrea Barducci

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 novembre 2012 19:54
Città metropolitana Firenze-Prato-Pistoia: chi ci guadagna e chi ci perde

Firenze, Prato e Pistoia saranno unite in unica grande provincia, così ha stabilito la nuova legge approvata dal Consiglio dei Ministri, provincia che andrà a coincidere con la città metropolitana. "Un mostro a tre teste" così lo definisce Alberto Magnolfi capogruppo in Regione del Pdl: "Il mostro a tre teste della Città metropolitana solleva preoccupazioni anche a Palazzo Vecchio, come risulta dalle dichiarazioni del vice-sindaco Nardella, che fanno seguito alle dure critiche dell’assessore Petretto.

Si comincia a capire che la nuova creatura istituzionale, fortemente voluta dal presidente Rossi, rischia di far danni a Firenze in misura perfino maggiore di quelli che si temono a Prato. Il nuovo ente è concepito per riunire intorno ad un’unica Città il pulviscolo delle realtà ad essa strettamente interconnesse. Ma il panorama della Toscana centrale non può essere ridotto a questo schema. Esso presenta, insieme a ragioni forti di connessione, anche elementi di evidente disomogeneità: le identità territoriali, culturali, socio-economiche, quando sono così marcate e consistenti, non possono essere annullate da una decisione burocratica, né dai modellini costruiti dalla volontà egemonica della Regione. Con queste premesse è innanzitutto il capoluogo regionale a correre il rischio di vedere diluito il suo ruolo e le opportunità che il nuovo ente, se correttamente dimensionato, potrebbe offrire a Firenze. Più che le ragioni dell’ennesima guerra di campanile, la situazione dovrebbe stimolare un’azione comune tra Firenze, Prato e Pistoia per rimettere in discussione, fin quando siamo in tempo, una soluzione pasticciata e punitiva per tutto il territorio. Non servono gesti eclatanti o solitari proclami, ma una strategia di alleanze tra le Città interessate contro quello che appare un colpo di mano ordito ai loro danni. Il vice sindaco di Firenze dichiara di affidarsi alla speranza che i sindaci sappiano “raddrizzare la situazione dal basso” dopo averla subita per atto di imperio.

Speranza esile e futuribile. Penso che i sindaci farebbero bene a lavorare insieme, da subito, per prevenire un esito che si giudica così negativo. Sarebbe anche un bel modo per dimostrare che la cooperazione tra le istituzioni locali può essere proficua e concreta, anche senza che siano costrette ad inutili coabitazioni forzate." Ma l'accorpamento delle provincie non è solo una mera questione territoriale, ad essere fusi dovranno essere anche enti e uffici con relativo personale; si crea così il problema della ricollocazione dei lavoratori in mobilità.

I sindacati però non volgiono sentire parlare di esuberi e dicono: "Ci sconcerta, ma non ci stupisce, l’uscita in questi giorni di articoli di stampa che con buona dose di superficialità si sono “prodigati” a dare i numeri su quanti dipendenti delle province rischiano il posto a seguito dei processi di accorpamento dettati dal decreto legge recante disposizioni urgenti in materia di province e città metropolitane. Superficialità che si traduce in una informazione che suscita solo allarmismo verso i lavoratori e le lavoratrici delle province, visto che continua ad essere d’obbligo il “condizionale”. Ci piacerebbe sapere sulla base di quali criteri considerando che ad oggi non abbiamo ancora certezze su funzioni, servizi, criteri di virtuosità e soprattutto come si concluderà l’iter di conversione del decreto legge.

Abbiamo sopportato in questi ultimi due mesi lo squallido dibattito che la politica ha consegnato agli organi di stampa su confini e capoluoghi, non siamo disponibili però ad accettare che si giochi sulla pelle dei lavoratori, l’anello debole di tutta questa vicenda. Siamo consapevoli della complessità di questi processi e per tale ragione abbiamo rivendicato , con il presidio del 19 ottobre scorso, un tavolo istituzionale di livello regionale quale sede naturale per affrontare seriamente le ricadute sui servizi ai cittadini e sul personale (ma non in termini di esuberi) .

Abbiamo inoltre chiesto alla Regione Toscana di assumere il ruolo di cabina di regia con le altre istituzioni coinvolte: Upi ed Anci. E proprio cnn una comunicazione sulle possibili ricadute della nuova legge che lunedì 12 novembre 2012 il presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci aprirà il Consiglio provinciale di lunedì 12 novembre 2012 (convocato alle ore 15 nella Sala IV Stagioni di Palazzo Medici Riccardi). L'assessore alle Infrastrutture Laura Cantini presenterà al Consiglio lo schema di convenzione tra la Provincia di Firenze e l’Unione dei Comuni Valdarno e Val di Sieve, per la disciplina della manutenzione ordinaria della S.P.

95 “del Castagno”, nel tratto compreso tra il Km 10+500 ed il Km 15+910, al confine con la Provincia di Forlì–Cesena in località “Piancancelli” (nel comune di San Godenzo. Quattro le mozioni in discussione: della Commissione Politiche sociale sulle richieste dei garanti dei detenuti; dei consiglieri Pdl su “rimborso Iva non dovuta sulla Tia in applicazione della sentenza della Cassazione n. 3756 del 9 marzo 2012”; di Rifondazione comunista “in merito alla piena applicazione della Legge 194/78 e delle tecniche innovative meno invasive per interruzione volontaria di gravidanza”; della Commissione Lavoro e Politiche sociali sulla “situazione sociale ed economica”.

Nelle domande d'attualità la situazione della Fnac a Campi, del Carrefour di Calenzano, di Cooplat e Samarcanda (Rifondazione comunista) e della Colacem a Pelago (Pd).

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