Corpo femminile e pubblicità: come difendersi dagli abusi

In Consiglio regionale il punto sugli strumenti a disposizione della tutela della dignità delle donne. Violenza di genere: lunedì 12 novembre convegno internazionale a Sant’Apollonia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 novembre 2012 18:37
Corpo femminile e pubblicità: come difendersi dagli abusi

FIRENZE– Convegno internazionale per riflettere sullo stato attuale in Europa delle politiche di prevenzione contro la violenza di coppia. L’appuntamento, promosso da UniTS (Università del Terzo Settore) in collaborazione con PSYTEL (Francia) e Public Health-99 (Bulgaria) partner del progetto “National Anti Intra Partner Violence Plans-EU Database-NAP”, cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma DAPHNE III, è fissato per lunedì 12 novembre a partire dalle ore 9.30 presso l’Auditorium di Sant’Apollonia, a Firenze.

La Regione, che ha dato il proprio patrocinio all’iniziativa, sarà rappresentata dall’assessore al welfare Salvatore Allocca. I media italiani continuano a veicolare immagini lesive della dignità della donna, soprattutto nella pubblicità. Per questo la commissione Pari opportunità del Consiglio regionale ha deciso di promuovere una campagna per un’immagine positiva della donna. Nell’ambito di questa campagna si colloca il convegno organizzato questa mattina, dal titolo – “Il corpo femminile nella pubblicità – tra uso e abuso, il limite è nelle regole”, durante il quale si sono confrontati tecnici e amministratori, per fare il punto su come cambiare le regole e compiere un necessario salto culturale.

Secondo la presidente della commissione Pari opportunità Rossella Pettinati “il dominio culturale di media non attenti alla dignità delle donne contribuisce pericolosamente a creare uno stereotipo di donna lontana dalla realtà. C’è qualcosa che non va nello scarto che avvertiamo tra il valore di milioni di donne italiane e la loro prevalente rappresentazione”. Per questo la Commissione, avvalendosi della collaborazione del dipartimento di Diritto pubblico “Battaglini” dell’Università di Firenze, ha voluto intraprendere una ricognizione degli strumenti giuridici a disposizione di chi vuole combattere la pubblicità offensiva.

E ha predisposto, spiega ancora Pettinati, un opuscolo informativo sulla materia “contenente l’indicazione degli strumenti attualmente vigenti che possono essere utilizzati qualora un privato cittadino o un’istituzione ravvisino pubblicità offensiva della dignità umana”: dal ruolo che svolge il Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale fino alle indicazioni su come rivolgersi al Giurì istituito presso l’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria (Iap). Inoltre, ha ricordato Pettinati, “esistono alcune proposte di legge in materia giacenti in Parlamento, e il nostro obiettivo è quello di sollecitarne la discussione”. Daniela Lastri dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, portando i saluti dell’assemblea, ha messo in guardia dal pericolo di “essere assuefatti e rassegnati davanti a modelli comportamentali e stereotipi femminili proposti in modo ossessivo dai canali di comunicazione”.

Negli ultimi anni il Consiglio regionale è intervenuto in seguito ad alcuni episodi. Lastri ha ricordato ad esempio la pubblicità con immagini di pube femminile lanciata da Oliviero Toscani per conto di aziende toscane della conceria: “Siamo state tacciate di essere perbeniste, ma alla fine siamo riuscite a far approvare una risoluzione”. O, ancora, la vicenda di un grande magazzino in cui le commesse erano costrette a portare badge con frasi sessualmente ambigue sul tipo di “è facile averla, chiedimi come”.

In Toscana, ha aggiunto Lastri, la legge regionale 16/2009 sulla cittadinanza di genere è un ottimo strumento e “potremmo lavorare per inserire ulteriori elementi che tutelino la dignità delle donne”. Essenziale, inoltre, promuovere una campagna sugli stereotipi di genere, soprattutto con le nuove generazioni. Al centro del convegno il lavoro degli esperti giuridici: si sono infatti succedute le relazioni di Paolo Caretti dell’Università di Firenze dal titolo “La tutela dell’immagine femminile tra fonti del diritto e soft law”; di Vittoria Barsotti dell’Università di Firenze “La tutela dell’immagine della donna nel diritto comparato”, di Andrea Cardone dell’Università di Firenze “I mezzi di tutela dell’immagine femminile”.

Caretti ha sottolineato che “la tutela dell’immagine è una questione sì culturale, ma c’è bisogno di regole; il salto verso la parificazione, anche in passato, è stato fatto veramente solo quando sono state introdotte nuove norme” e ha ricordato che in questo ambito i principi costituzionali che entrano in campo sono non tanto la tutela del buoncostume previsto dall’articolo 21, ma i principi della tutela della propria dignità e di uguaglianza sostanziale dell’articolo 3. Vittoria Barsotti ha disegnato un quadro degli strumenti a disposizione per la tutela dell’immagine femminile in Italia, Francia, Spagna e Germania, mentre Andrea Cardone ha ricordato come sia possibile rivolgersi al Giurì dell’Iap e anche illustrato le potenzialità e i limiti del ricorso a tre rimedi giurisdizionali come il ricorso ex art.

700, il sequestro preventivo ex art. 321 e l’azione collettiva inibitoria ex art. 140. “Strumenti a disposizione ce ne sono – ha spiegato Cardone – ma nessuno specifico”. Vincenzo Guggino, segretario generale dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria, ha spiegato come funziona l’Iap e sottolineato che il cittadino può in qualunque momento fare segnalazioni e che la tutela è gratuita. Per Guggino “in questo campo servono strumenti che portino a decisioni rapide, per questo l’autodisciplina è da incoraggiare e lo Stato deve servirsi dei sistemi di autodisciplina”.

Infine gli interventi di due onorevoli: Susanna Cenni (parlamentare Pd) e Deborah Bergamini (parlamentare Pdl), entrambe firmatarie di disegni di legge sulla tutela della dignità della donna nella pubblicità e nei media. “La proposta di cui sono firmataria ha un approccio vasto, effettua un ragionamento sull’uso della donna nella pubblicità e non si limita a intervenire sul messaggio pubblicitario – ha detto Susanna Cenni -. Il tentativo è di fare sensibilizzazione anche promuovendo le buone prassi.

Le donne italiane sono stanche dell’uso che si fa del corpo femminile in tanti contesti, forse una cornice normativa è necessaria”. Deborah Bergamini ha sottolineato che “a livello europeo si evidenza una globalità del fenomeno di mercificazione della donna” e che dunque l’obiettivo è elaborare un codice del Consiglio d’Europa di buone pratiche, da distribuire a chi lavora nella comunicazione, così come quello di monitorare in maniera puntuale ciò che accade e di fare un grande lavoro di educazione nelle scuole

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