Province: saranno tre, oltre alla città metropolitana estesa

Firenze-Pistoia-Prato, Arezzo, Siena-Grosseto, Massa Carrara-Lucca-Pisa-Livorno. La reazione di Anci Toscana nelle parole del Presidente Alessandro Cosimi. Il Presidente della Provincia di Firenze rivendica il ruolo della Giunta. Nencini: “Bene Arezzo”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 ottobre 2012 22:43
Province: saranno tre, oltre alla città metropolitana estesa

Firenze, 31 ottobre 2012- Inizia con oggi, mercoledì 31 ottobre 2012, quello che lo stesso Ministro Patroni Griffi ha definito il “processo irreversibile” del riassetto istituzionale del Paese. Da 86 si arriva a 51 province. E così il panorama toscano appare stravolto e, soprattutto, lascia interdette le istituzioni locali, che una soluzione così, proprio non se l’aspettavano. Arezzo ottiene la deroga e si conquista un posto tra le 51 nuove amministrazioni provinciali italiane, al fianco dell’unione di Siena e Grosseto e la super provincia che comprende Massa Carrara, Lucca, Livorno e Pisa.

Poi c’è la Città Metropolitana. E qui c’è la sorpresa, annunciata ieri, come nuova ipotesi studiata dal Governo e che già aveva suscitato polemiche. La città metropolitana di Firenze si allunga, infatti, fino a comprendere anche Prato e Pistoia, in una grande area unica delle tre Province della Toscana centrale. Quella che si configura è, dunque, una nuova mappa regionale che non piace molto ad Anci Toscana che, come si capisce bene dalle parole del suo presidente e sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi, non la vede come una soluzione equilibrata.

“Mi sembra strano che il sistema che così si prefigura possa trovare un equilibrio”, dice infatti Cosimi, secondo cui “Innanzitutto l’Area metropolitana, se si è capito bene il decreto (il cui testo non è ancora uscito) così strutturato determina una serie di prerogative ex articolo 18 che nulla hanno a che fare con le province. In più – sottolinea il presidente Anci – quest’area produce il 60% circa del pil della regione, il che prefigura dei rapporti di forza all’interno dei confini toscani che potrebbero risultare sbilanciati”.

In sostanza, secondo Anci, ancora si deve capire bene qual è la ratio che sta dietro all’estensione dell’Area metropolitana, tanto che, dice ancora Cosimi, verrebbe quasi da pensare che sia un tentativo di “sopprimere l’Area metropolitana, cosa non possibile – peraltro – per legge”. Nulla da eccepire, invece, sulla deroga tecnica per Arezzo né per la provincia della Toscana sud Siena-Grosseto, con quest’ultima capoluogo. Altri problemi sorgono, invece, per l’Associazione dei comuni toscani, per la super provincia costiera: “Quando la nuova provincia è formata da più di due province, per determinare il capoluogo, nel caso non si voglia rispettare il criterio stabilito dalla norma (ovvero che il capoluogo sia la città con più abitanti)e se ne voglia introdurre un altro, occorrerà votare dentro gli organismi di secondo livello.

Il che, è evidente, apre nei territori interessati, situazioni di conflitto non banali. Anche qui, però, aspettiamo di studiare il testo del decreto per fare le nostre valutazioni definitive.” In attesa, dunque, che l’Associazione possa leggere il testo ed esprima la propria posizione ufficiale, Cosimi ribadisce che, “per quello che ci è dato sapere al momento, questo nuovo quadro istituzionale apre, almeno in Toscana, uno scenario che si fatica a comprendere e non favorisce certo l’equilibrio all’interno del territorio regionale”. Il decreto ha anche scatenato le ire del Comune di Prato che ha già annunciato "azioni forti ed eclatanti” e l’insoddisfazione della Regione, dato che nessuna delle due ipotesi prese in considerazione dalle Istituzioni toscane e trasmesse al Governo, è stata avallata dall’esecutivo.

Né quella che prevedeva l'istituzione della Città metropolitana di Firenze e di quattro province: Arezzo, Prato-Pistoia, Siena-Grosseto, e l'area vasta della costa Pisa-Livorno-Massa-Lucca (quest’ultima in realtà ratificata). Né, tantomeno, la seconda proposta, quella dell’UPI Toscana, che contava sulla Città metropolitana più 5 province: Siena-Grosseto, Pisa-Livorno, Prato-Pistoia, Arezzo e Massa-Lucca. "Mai con Firenze, il governo non commetta il gravissimo errore di inglobare Prato nell'area metropolitana fiorentina" queste le parole del presidente del consiglio comunale, Maurizio Bettazzi, alla seduta straordinaria del salone consiliare.

"Siamo pronti a prendere in considerazione azioni forti ed eclatanti contro un provvedimento ingiusto, incomprensibile e oltremodo dannoso per il nostro territorio, già martoriato da crisi economica e imponenti flussi migratori. La provincia e gli uffici territoriali dello Stato annessi e connessi non si toccano. Per questo chiederemo ai parlamentari eletti in Toscana di togliere immediatamente la fiducia al governo Monti". L'onorevole Valdo Spini, coordinatore delle commissioni consiliari competenti dei comuni capoluogo delle città metropolitane è stato ricevuto oggi, su sua richiesta, a Roma, a Palazzo Vidoni, dal Ministro per la Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi e dal capo del dipartimento della funzione pubblica, Carlo Deodato.

Spini era accompagnato dall'onorevole Cesare Campa, presidente della commissione del consiglio comunale di Venezia, dal vicepresidente del consiglio comunale di Torino Rita Levi, dall'assessore dello stesso comune Claudio Lubatti. Ai componenti del coordinamento dei consigli comunale sono stati illustrati i contenuti del decreto legge approvato stamattina dal consiglio dei ministri in materia di definizione delle province e di istituzioni della ciità metropolitane. Tra le modifiche introdotte dal nuovo decreto in tema di città metropolitane, l'anticipazione al 30 settembre dell'approvazione degli statuti delle stesse, in modo da permettere agli organi delle città metropolitane di essere eletti nel novembre, per entrare in funzione il 1 gennaio 2014.

Inoltra alla provincia di Firenze sono state accorpate le province di Prato e di Pistoia e tutte e tre insieme queste province formeranno la futura città metropolitane. "Nell'anticipazione del termine per la stesura degli statuti ed in altre modifiche migliorative- ha commentato Spini- possiamo riscontrare la volontà del governo di portare effettivamente avanti questa importantissima riforma degli enti locali costituita dall'istituzione delle città metropolitane.Nello specidico della situazione toscana , quella della provincia unica e conseguentemente della città metropolitana Firenze-Prato-Pistoia costituisce indubbiamente una sfida nuova, ma una sfida che a mio personale parere vale la pena di affrontare per il governo comune dei fenomeni economici, sociali, infrastrutturali e culturali unitari del terriorio di tutta la nostra piana." "A parte il fatto che Arezzo sia riuscita per poco a mantenere la sua autonomia, per il resto trova sostanziale conferma l'idea iniziale del presidente Rossi delle tre aree vaste – è il commento a caldo di Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana – Una decisione che sembra avere una sua logica, soprattutto nell'unire Prato e Pistoia a Firenze, creando una importante area centrale, nevralgica per tutta la Regione".

Preso atto della decisione dell'esecutivo, si tratta adesso di vedere come reagiranno gli enti interessati: "A questo punto spero che ogni ragionamento legato a logiche campanilistiche debba essere abbandonato – continua Giurlani -. Oltretutto le aree che si vanno a costituire sostituiscono le province, non i comuni. Quindi, per esempio, non capisco la grande avversità di Prato a stare insieme a Firenze. Qualche dubbio, casomai, può nascere dal concentrare nello stesso ente ben 4 delle attuali province, cioé Lucca, Massa-Carrara, Livorno e Pisa, anche se mi pare comunque una soluzione più omogenea e sostenibile di quanto non fosse quella che accorpava Pistoia e Prato all'area del nord della regione". “Il Governo – commenta l’assessore alle riforme e al rapporto con gli enti locali, Riccardo Nencini– ha evitato quel Frankenstein istituzionale che sarebbe stata una provincia con Prato, Pistoia, Lucca e Massa Carrara.

Arezzo rimane provincia ed il giudizio è positivo. Il lavoro fatto dalle istituzioni ha dato i suoi frutti”. “L’area della Toscana centrale che diventa città metropolitana è la vera novità – aggiunge poi – Una novità italiana, che andrà costruita con il concorso di tutti i cittadini e tutte le istituzioni”. “Bene Arezzo autonoma, ma l’unica soluzione è andare avanti con la riforma costituzionale per l’abolizione di tutti gli enti provinciali”. Così il consigliere regionale Dario Locci (Gruppo Misto) commenta la nuova mappa delle province approvata oggi dal Consiglio dei Ministri.

“In mezzo al provvedimento che ridisegna la Toscana, scontentando pressoché tutti – dichiara Locci - l’unico risultato tangibile che la Regione riesce a portare a casa è il riconoscimento dell’autonomia della Provincia di Arezzo”. “Adesso il territorio e gli amministratori locali – continua il consigliere tiberino – sfruttino l’occasione per uscire dalla situazione di marginalizzazione, in cui sono stati relegati nel corso degli ultimi decenni. Il rischio, infatti – mette in guardia Locci – è che le altre mega-province tentino ancora una volta di confinare Arezzo in un ruolo di secondo o terzo piano”. “Il prezioso lavoro degli assessori provinciali non può venire meno proprio nella delicata fase di transizione verso la costituzione della Città metropolitana e delle nuove Province”.

E’ quanto afferma il presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci, a commento del decreto legge approvato oggi dal consiglio dei ministri sul riordino delle province secondo cui da gennaio, fino a quando il sistema non andrà a regime nel 2014, verranno meno le giunte provinciali. Per contro sarà possibile per il Presidente delegare non più di tre consiglieri. “La piena legittimazione e funzionalità dei membri dell’esecutivo – continua Barducci – è ancor più necessaria nel momento in cui le amministrazioni provinciali in fase di accorpamento sono chiamate a svolgere, oltre al lavoro ordinario, anche una serie di adempimenti supplementari che riguardano i bilanci, le ricognizioni sulle dotazioni organiche e del patrimonio immobiliare dei vari enti destinati alla fusione.

Mi chiedo come potremo fare senza una giunta , nel corso del 2013, a portare avanti le nostre politiche – già avviate – sui rifiuti, le infrastrutture e la programmazione urbanistica”. Per il capogruppo del Pd in Provincia di Firenze Stefano Prosperi nella nuova riorganizzazione delle Province ci sono aspetti "molto positivi che valorizzano anche il lavoro svolto dalla Provincia di Firenze e da tutto il Consiglio provinciale: è una vittoria politica di Barducci e del Pd che ci ha creduto e ha lavorato fino ad oggi e lavorerà per costruire un ente locale più grande e più forte, capace di garantire funzioni pubbliche e servizi per tutti i cittadini, siano essi residenti nelle aree urbane o nel territorio aperto".

Grande attenzione va posta al territorio "affinchè nessuno si senta ospite o marginale. Lavoriamo fin da subito insieme con Prato e Pistoia e dimostriamo che per costruire il futuro bisogna unire le forze. La Regione sia protagonista di questa riforma lavorando subito sulle funzioni da delegare al nuovo ente metropolitano". "Ribadisco - insiste Prosperi - che un ente così disegnato e che gestisce funzioni così importanti, non possa essere che governato da figure elette dal popolo, non semplicemente nominate".

Sul percorso annunciato dal ministro per il 2013 (da oggi alla nascita della città metropolitana) "aspettiamo di leggere il testo definitivo del decreto". “Il decreto-legge approvato oggi dal governo rappresenta, di fatto, l’avvio della liquidazione della Provincia di Siena ed è la conseguenza di un processo di riordino portato avanti fin dall’inizio in maniera irresponsabile e dannosa per i territori e per i cittadini”. E’ questo il commento del presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini, all’approvazione del decreto-legge di riordino delle province, avvenuta oggi in Consiglio dei Ministri.

“Con l’abolizione delle giunte, da qui a poche settimane - afferma Bezzini - rischiamo di trovarci nella condizione paradossale di dover portare avanti gli adempimenti della riforma continuando a gestire tutte le funzioni attualmente in capo all’amministrazione provinciale. E’ impossibile che il solo presidente riesca a fare tutto questo gestendo adeguatamente i progetti in corso e presidiando in maniera efficace settori fondamentali come sviluppo economico, lavoro, formazione, crisi aziendali, viabilità, risorse faunistiche, tutela del territorio, edilizia scolastica, sociale, ambiente, agricoltura, turismo, protezione civile, cultura, istruzione.

Rischiamo di andare incontro a mesi di empasse di fronte a una crisi che chiede, invece, continuità di azione e risposte rapide”. “Ancora non abbiamo a disposizione il testo del decreto - continua Bezzini - ma dalla nota diffusa dal governo emerge un disegno di riordino che non tiene conto delle realtà sociali ed economiche di tanti territori, creando forzature, disequilibri e schizofrenie geografiche, a danno dei cittadini. I risparmi che questa riforma produrrà, tra l’altro, sono ancora tutti da dimostrare, mentre è chiarissimo che i territori saranno fortemente penalizzati, con un impoverimento delle funzioni e un allontanamento delle istituzioni dai cittadini e dalle imprese in un momento sociale ed economico molto delicato”. “Dal decreto sul riordino delle Province un altro colpo alla rappresentanza ed alla democrazia” esordiscono così il coordinatore provinciale del PdL fiorentino Nicola Nascosti col vice vicario Tommaso Villa e i responsabili del coordinamento enti locali del partito Niccolò Macallè e Alessandro Borgherini in merito al decreto di riordino delle province varato oggi dal Consiglio dei Ministri.

“Bene ha fatto il governo a procedere sulla strada del riordino delle Province ed all’istituzione delle Città metropolitane ma non possiamo esimerci dal sottolineare alcune storture che riguardano nello specifico il nuovo ente che sostituirà le province di Firenze, Pistoia e Prato”. “La nuova Città metropolitana fiorentina – incalzano i quattro esponenti del Pdl – conterà oltre un milione e mezzo di abitanti, si estenderà su un territorio vasto 4844 kmq e gestirà funzioni dirimenti nell’amministrazione della cosa pubblica come pianificazione territoriale, delle reti e delle infrastrutture, gestione dei servizi pubblici, mobilità e viabilità, sviluppo economico e sociale, oltre a quelle delle ex province.

Come sarà possibile gestire il tutto con solo 12 consiglieri metropolitani? Dove finisce la rappresentanza dato che tali consiglieri potrebbero non essere eletti direttamente dai cittadini ma, in secondo grado, dai consiglieri comunali in carica?” “Il rischio reale – proseguono – è che scelte fondamentali per la vita dei cittadini siano assunte da un Consiglio metropolitano ristretto, non rappresentativo dei cittadini e fortemente influenzato dal volere di tecnici e dirigenti. Dato che i Consiglieri non percepiranno né gettoni di presenza né altri emolumenti, lanciamo un appello ai parlamentari toscani che saranno chiamati a convertire il decreto in legge: cambiate le norme sulla composizione dei Consigli e salvate la rappresentanza popolare inserendo l’elezione diretta del Sindaco e dei Consiglieri metropolitani”. «A parte gli aretini e il governatore Enrico Rossi, oggi è una giornata di lutto per i Toscani».

È il commento dei consiglieri regionali di “Più Toscana” Antonio Gambetta Vianna (capogruppo) e Gian Luca Lazzeri. «I cittadini toscani – chiosano Gambetta Vianna e Lazzeri – ci rimetteranno da questa folle riorganizzazione che vede praticamente due aree vaste più Arezzo e la fusione di Siena e Grosseto. Come gruppo ci siamo adoperati per promuovere la soluzione dell’Upi del 5+1, ma il Governo ha optato per una mega provincia costiera dalla Lunigiana a Piombino e per una vasta area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia.

Soluzioni, queste, che mortificano i territori. Visto che Rossi si è visto esaudire il suo desiderio – concludono Gambetta Vianna e Lazzeri –, adesso dovrà riorganizzare i servizi in base alle decisioni del Governo. Cominciamo dalle Asl: ci sono quattro Province? Allora bastano quattro Asl».

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