PD: coraggio, apertura e cambiamento

Le parole della sfida politica secondo la giurista Fernanda Faini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 ottobre 2012 14:23
PD: coraggio, apertura e cambiamento

di Fernanda Faini Le opinioni possono e devono essere diverse. Si chiama democrazia. Così come è democrazia la possibilità di esprimerle e di confrontare diversi progetti per il Paese. Il confronto fra più visioni all'interno di un partito penso che non faccia altro che bene al partito stesso e contribuisca a dare un'immagine diversa da quella che movimenti antipolitici hanno tutto l'interesse a far passare. Dà l'idea di dinamismo, di apertura, di nuovo.

Detto questo, non mi affascina però la semplicistica dicotomia che invece sembra catalizzare l’attenzione di tutti, dalle private conversazioni ai media: la catalogazione in renziani e non renziani. Mi ricorda troppo la tifoseria, anche a tratti sfrenata, che preferisco mantenere nel proprio contesto, quello ludico, quello dello sport. La politica è e dovrebbe essere una cosa seria, la più seria dato che si occupa della polis, della civitas, della nostra collettività. E allora indipendentemente dalla semplicistica etichettatura come renziano o meno, è interessante esaminare quel che si sta muovendo e le fondamenta alla base, cosa che penso dovrebbe far riflettere tutti.

E allora l’osservazione dei fatti mi porta a farmi l’idea che sia un combinato di tre fattori ciò che dà forza al sindaco di Firenze e ad Adesso!: coraggio, apertura, cambiamento. Coraggio di sfidare il sistema, non rinnegandolo come l’antipolitica (che è più semplice), ma muovendosi all’interno del sistema stesso e dando voce a constatazioni che chiunque può fare e a desideri che chiunque può avere, ma che generalmente il tatticismo politico non permette di esprimere. E’ più rassicurante la preventiva alleanza, l’accordicchio a qualsiasi livello che non osare scompaginare le carte, esprimersi liberamente non cercando protettori, ma solo portando avanti le proprie convinzioni, condivisibili o meno che siano.

Coraggio peraltro educato, seppur nella vigorosa parola “rottamazione”, in quanto non sfocia mai nell’insulto, ma invita una classe dirigente a svolgere il ruolo in maniera diversa, permettendo a nuove energie di occuparsi della complessa cosa pubblica, a nuove idee di occupare il Paese, a nuovi progetti di costruirlo. Coraggio quindi, coraggio del cambiamento. L’istanza del cambiamento a mio avviso è in questo momento la più forte nel nostro Paese: ciò è fisiologico e sano.

In un momento di profonda crisi, in cui il sistema stesso sta mostrando cedimenti, l’unica strada è avere il coraggio di cambiare profondamente metodi, prassi, strutturazioni della nostra società ormai fuori tempo, desuete che pericolosamente ci allontanano dalla velocità degli altri Paesi. Cambiare fa paura a tutti, renziani e non. Ma necesse est, avrebbero detto i latini. Il cambiamento è opportunità di inedite configurazioni dei rapporti nella società. Significa ripensare con serietà, in modo progettuale (e non emergenziale) assetti istituzionali.

Significa un grande, impegnativo lavoro di apertura, innovazione, che deve iniziare scevro da presupposti intoccabili o limiti di casta invalicabili e che deve andare a mutare ciò che va cambiato con i mal di pancia conseguenti alla cura potente, ma necessaria a ritrovare un buon stato di salute. Insomma come Paese ci tocca un intervento chirurgico di quelli pericolosi e difficili, ma necessari. E nel movimento mosso dal sindaco di Firenze questa istanza di cambiamento è percepita con chiarezza, il coraggio di prendere in mano i bisturi è evidente fin dall’approccio ed è sicuramente punto di forza, perché è espresso in modo netto e deciso, senza quella precauzione che non possiamo più permetterci.

Questa voglia di cambiamento convince di più rispetto alla stessa istanza proveniente da uomini al potere perché chi già si muove con ruoli incisivi nel Paese, viene da chiedersi come mai non abbia già fatto questo atto di coraggio nel passato. Che poi il lavoro sia complesso e non riducibile in facili soluzioni lo sanno tutti, renziani e non. Quindi cambiamento e apertura a immaginare soluzioni diverse, sforzandosi di lasciare le rassicuranti costruzioni della società che appartengono a tutti noi.

Cambiamento e apertura che devono o dovrebbero accomunare tutti, renziani e non, semplicemente appartenenti al centro-sinistra. Abbandonare magari anche quella tifoseria semplicistica che fornisce etichette e fa ragionare su quelle più che sulle soluzioni, che porta a guardare agli uomini più che a ciò che quegli uomini dicono, che scade troppo spesso in arida bagarre. E allora nel caso di Adesso! punto di forza decisivo è ravvisabile in questa potente miscela di coraggio, apertura e cambiamento non sovversivo, che è percepita con chiarezza.

Se c’è da operare, si opera. Il paziente in questo caso si chiama Italia. Il malato è grave, bisogna avere il coraggio di agire, di affrontare le difficoltà senza rimandare. E su una cosa tutti concorderanno, renziani e non: non si può intervenire in ritardo, ma per il bene del Paese bisogna operare adesso. Con una parola, questa sì, cara ai renziani. La giurista Fernanda Faini, nata nel 1979 a Firenze, è responsabile dell’assistenza giuridica e normativa in materia di amministrazione digitale, innovazione e sviluppo della società dell’informazione presso Regione Toscana.

Docente a contratto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Firenze, collabora come docente con Formez PA. Autrice di pubblicazioni, è docente di corsi di formazione e relatrice a convegni in materia.

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