Primo convegno italiano sulla Pet Therapy all’AOU Meyer

Un servizio che allevia la paura del bambino non ha paura e il tempo del prelievo di sangue diventa un lampo: sono i risultati di inediti studi sull’efficacia degli interventi assistiti con gli “amici a quattro zampe” in Ospedale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 ottobre 2012 20:00
Primo convegno italiano sulla Pet Therapy all’AOU Meyer

Firenze - Avere accanto un cane addestrato alla pet therapy riduce il tempo di procedure dolorose, come la seduta odontoiatrica o il prelievo di sangue. La vicinanza dell’“amico a quattro zampe” distrae a tal punto i bambini che quasi non si accorgono di manovre che di solito sono per loro fonte di paura e dolore. Sono i risultati inediti degli studi compiuti sull’efficacia della pet therapy in ambito pediatrico. Di questo e di altri aspetti sull’utilizzo dei cani in un ospedale per bambini se ne parlerà nell’appuntamento ““Gli interventi Assistiti con gli animali nell’ospedale pediatrico”, in programma sabato 6 ottobre, a partire dalle ore 9 nelle due Aule Magne (1° e 2° piano) dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze.

E’ questo il primo convegno italiano sulla Pet Therapy pediatrica.. A dare il via ai lavori sarà Monica Frassineti, Direttore Sanitaria dell’AOU Meyer e Presidente della Fondazione Meyer insieme alle autorità cittadine.. Il Congresso sarà arricchito dalla presenza del prof. Dennis C. Turner (“Il Patch Adams della Pet Therapy”), delegato per l’Europa IAHAIO: International Association of Human-Animal Interaction Organization. L’evento celebrerà i 10 anni di collaborazione tra l’Ospedale Pediatrico Meyer e l’Associazione Antropozoa.

Il Centro fiorentino è il primo esempio in Italia dove l’attività ospedaliera assistita da animali è schematizzata attraverso uno specifico protocollo operativo formalizzato nel 2011, seguendo le raccomandazioni del CDC – Center for Disease Control and prevention di Atlanta (USA). Il protocollo applica le direttive del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2003, che ha l’obiettivo di implementare la Pet Therapy durante il ricovero di bambini e anziani. Nonostante gli “amici a quattro zampe”, l’esperienza del Meyer dimostra come, con i dovuti accorgimenti d’igiene generale e di controllo dell’attività, la Pet Therapy dentro a una struttura ospedaliera possa essere svolta senza nessun pericolo di infezioni o contagio.

Questa attività ha permesso agli operatori sanitari di effettuare anche inediti studi che verranno presentati durante il Congresso. Grazie allo sforzo dei giovani ricercatori del Meyer, si è potuto constatare come la presenza dei cani durante situazioni psicologicamente delicate per i piccoli pazienti (e per i loro genitori) come il prelievo delsangue o durante trattamenti odontoiatrici su bambini con vari tipi di disabilità, possa essere di grande conforto, permettendo rapide procedure anche nei casi più complessi.

“I risultati sono stupefacenti – commenta la dott.ssa Laura Vagnoli, Psicologa e ricercatrice presso il Servizio di Terapia del Dolore & Cure Palliative, IAA del Meyer –in alcuni casi con bambini particolarmente impauriti, determinate procedure avrebbero richiesto tempi lunghi e traumatici, mentre la presenza del cane ha permesso di stabilire una relazione d’accoglienza e di supporto con il piccolo paziente, riuscendo in pochi minuti a completare gli esami o i trattamenti necessari”. L’attività assistita con gli Animali in ospedale, istituita nel giugno 2002, è stata condotta dall’associazione Antropozoa.

Grazie allo sforzo della Fondazione Meyer che dal 2010 finanzia interamente il progetto, il lavoro degli operatori, laureati in discipline educative/psicologiche con una formazione sull’educazione del cane, si è via a via esteso a più settori dell’ospedali. La collaborazione con i medici e gli infermieri ha permesso di far entrare l’attività della pet therapy nel percorso di cura dei piccoli pazienti. Così Budino, Gioia, Muffin, Polpetta, Pippy e la straordinaria Cannella, docili e affettuosi labrador, meticci e barboncini sono diventati alla stregua di “operatori sanitari” a tutti gli effetti.

A tal punto da aver persino firmato un contratto, certo non con la penna ma con il segno inequivocabile della loro zampa.

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