Cantuccini Toscani: parte la certificazione volontaria

Per essere “cantuccini toscani” secondo il disciplinare adottato da Assocantuccini, bisogna rispettare una serie di regole

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 luglio 2012 14:04
Cantuccini Toscani: parte la certificazione volontaria

Sono il terzo biscotto più famoso al mondo, in Toscana li conoscono tutti: sono i cantuccini. Per essere “cantuccini toscani” secondo il disciplinare adottato da Assocantuccini, l’associazione che riunisce 13 imprese dolciarie produttrici localizzate in tutta la regione, che ha richiesto l’Igp (Indicazione Geografica Protetta) bisogna rispettare una serie di regole. Ad esempio le mandorle devono essere almeno il 20 per cento. Le uova (il tuorlo) non meno del 4 per cento. Deve esserci solo burro e niente margarine o simili.

I biscotti, cotti al forno, devono essere secchi e friabili e non morbidi. Altre indicazioni, contenute nel disciplinare, riguardano la lunghezza e il peso dei cantuccini. Insomma tutte regole che le imprese aderenti ad Assocantuccini si sono impegnate ad osservare in nome della qualità e della toscanità. La richiesta di Igp è stata avanzata nell’aprile 2011 e nel dicembre dello stesso anno la Regione Toscana l’ha accolta esprimendo parere positivo. Ora la pratica deve completare il suo percorso a Roma e a Bruxelles per ottenere il marchio IGP e con esso la tutela dell’Unione Europea volta a difendere il prodotto toscano dalla concorrenza sleale e dal sempre più diffuso fenomeno dell’”Italian sounding” . Nell’attesa dell’Igp le imprese aderenti ad Assocantuccini hanno deciso di adottare una procedura di controllo volontaria sui prodotti, che verranno certificati da Agricert e sui quali saranno effettuati controlli di laboratorio volti ad accertare l’osservanza del disciplinare da parte delle imprese aderenti.

Sui prodotti verrà apposta una etichetta che attesterà la certificazione. L’iniziativa è stata presentata oggi durante una conferenza stampa tenuta in Regione alla presenza dell’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori. Hanno illustrato le iniziative di Assocantuccini il presidente, Ubaldo Corsini, il vicepresidente Giovanni Belli, il segretario Marco Ginanneschi e il consigliere Daniele Scapigliati. I cantuccini: 24 milioni di fatturato. L’export è al 37%. Mercati in crescita Nel contesto dell’industria alimentare italiana e di quella toscana, i cantuccini, pur occupando una posizione di nicchia, vantano risultati di rilievo. Rispetto al fatturato complessivo dell’industria dolciaria toscana (278,7 milioni di euro di fatturato nel 2010, in crescita del 4% sul 2009, e oltre 600 addetti), i cantuccini incidono per 24 mln di euro (pari all’8,6%) con il valore globale del mercato al consumo di questo prodotto, inclusa logistica e distribuzione, stimabile in 58 mln di euro.

La propensione all’export è pari al 37% del fatturato. . L’export medio dell’industria alimentare toscana è pari al 22%, quello dell’industria dei prodotti da forno italiani del 23% e quello dell’industria alimentare italiana globale del 17%. L’export della biscotteria secca italiana è cresciuto del 71,2% tra il 2005 e il 2010, passando da 8,2 mln di euro ad oltre 14 mln, risultato ascrivibile in gran parte proprio ai cantuccini toscani (41,2%). Il mercato di riferimento è quello comunitario: l’UE assorbe il 29% della produzione contro l’8% destinato ai Paesi extra-UE.

La Germania è il principale importatore nella UE così come gli Stati Uniti sono il maggiore nel resto del mondo seguiti dal Giappone. Nuovi mercati/mercati emergenti si stanno aprendo ad Est dell’Europa (Polonia e Russia entrambe al 5° posto). In Toscana si consuma il 22% del prodotto, nel resto d’Italia il 41%. Ma la concorrenza sleale è in agguato. Si calcola che il cosidetto “Italian sounding” raggiunga i 60 miliardi di euro di fatturato, la metà di quello dell’intera industria agroalimentare italiana (127 miliardi nel 2011).

E poiché la Toscana è uno dei brand più conosciuti al mondo l’equazione è facile: molte imitazioni riguardano il Tuscan Sounding. Di qui l’esigenza di proteggere da subito i prodotti toscani. Un importante passo avanti si avrà se in settembre il Parlamento Europeo varerà finalmente la riforma del Pacchetto qualità che prevede l’importante novità’ per tutti i produttori europei ed italiani in particolare, ovvero la norma “ex officio” (ossia l’obbligo per uno stato membro di intervenire qualora sul territorio nazionale sia violata la Dop o la Igp di un altro stato embro). Salvadori: “Bene l’IGP, Regione a fianco di Assocantuccini.

Ottima idea la strada della certificazione volontaria” L’assessore Salvadori ha speso parole di apprezzamento dell’iniziativa. “Credo – ha sottolineato – che l’obiettivo dell’Igp, l’indicazione geografica protetta, sia importante e come Regione faremo tutto quanto in nostro potere per rendere più veloce possibile l’iter e giungere al traguardo prima possibile. Nell’attesa credo che Assocantuccini abbia scelto la strada giusta, quella della certificazione volontaria sulla qualità del prodotto.

Questa offre garanzia di qualità al consumatore ma anche tracciabilità e dunque “Toscanità” e aiuta a valorizzare i produttori che lavorano secondo le regole e mantengono in Toscana la produzione.” “In Toscana – ha aggiunto Salvadori – abbiamo una grande tradizione che ci onora di ben 24, fra DOP (denominazioni di origine protetta) e IGP (indicazione di origine protetta) e 11 produzioni che sono in attesa di riceverla. Siamo decisamente a favore di una maggiore tutela di questi prodotti e in questo senso ci siamo mossi sia nella Conferenza Stato Regioni, sia verso la Commissione Ue, nell’ambito del pacchetto qualità.

Andremo avanti con decisione su queste iniziative e i prossimi step saranno presentati in occasione del prossimo Expo Rurale che si terrà a settembre alle Cascine.” “Intanto – ha concluso Salvadori – la Regione ha effettuato una attenta verifica su tutte le aziende del settore agroalimentare alle quali sono andati finanziamenti regionali tramite Artea e Toscana Promozione. Il risultato è totalmente rassicurante: nessuna ha utilizzato i finanziamenti pubblici per delocalizzare e per fare prodotti italian sounding.”

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