Monte Paschi, 4600 esuberi e chiusura per 400 filiali

La replica dei sindacati dopo l'approvazione del piano industriale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 giugno 2012 14:26
Monte Paschi, 4600 esuberi e chiusura per 400 filiali

Il Consiglio di Amministrazione della Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. ha approvato il nuovo Piano Industriale 2012-2015, caratterizzato da una discontinuità che porterà entro il periodo di piano un significativo rafforzamento patrimoniale, una politica rigorosa a tutela dell’asset quality, un equilibrio strutturale della liquidità e nessuna dipendenza dalla Banca Centrale Europea. Il Gruppo MPS prevede di continuare l’azione di riduzione strutturale dei costi operativi (euro -565 milioni al 2015) sia sul fronte delle spese amministrative (-26% al 2015) sia sul fronte dei costi del personale (-14% al 2015). Le discontinuità previste dal Piano Industriale 2012-15 di BMPS per il miglioramento dell’efficienza operativa riguardano: · la razionalizzazione dell’assetto del Gruppo in un modello semplificato “zero subsidiaries”, focalizzato sulla distribuzione (cessione di Consum.it e Leasing), che prevede un’unica rete commerciale (cessione di Biverbanca e incorporazione di BAV) con una presenza fisica ottimizzata rispetto ai bisogni del territorio (chiusura di 400 filiali), nonché l’integrazione della altre strutture di business attualmente configurate come legal entities separate · una nuova struttura organizzativa di Capogruppo in ottica di semplificazione, potenziamento delle funzioni di governo e controllo e focalizzazione nella gestione del core business · l’industrializzazione del modello operativo e dei processi che garantisca l’efficienza delle strutture e dei servizi · l’esternalizzazione delle attività di Back-office riducendo la base dei costi fissi e preservando, al tempo stesso, i livelli occupazionali alle oltre 2.300 persone coinvolte. Sul fronte del personale, le azioni di asset disposal, di razionalizzazione del Gruppo e di outsourcing delle attività di Back-office, oltre ai processi di esodo per coloro che hanno maturato il diritto alla pensione, porteranno ad una significativa riduzione del personale (-4.600 nell’arco del piano) e saranno realizzate attraverso un percorso “socialmente sostenibile” teso ad evitare importanti ricadute sui livelli occupazionali. Il piano prevede la riduzione dell’organico di 100 Dirigenti, pari al 20% del totale, al taglio “one-off” del 5% della retribuzione per 12 mesi e alla riduzione selettiva della RAL, con approccio one-to-one allineandola al peso del ruolo ricoperto in azienda post riorganizzazione sulla base dei criteri di mercato. Per favorire la realizzazione di tutte le azioni del Piano Industriale 2012-2015 e garantire il rilancio di BMPS, il management sarà fortemente impegnato a diffondere una cultura meritocratica del lavoro per assicurare il massimo engagement di tutti i dipendenti. A tal fine, è stata delineata una politica attiva di gestione delle risorse umane e verrà introdotto un nuovo modello di organizzazione del lavoro (denominato LPO – Lavoro Per Obiettivi) che preveda obiettivi quali-quantitativi e comportamentali diffusi a tutto il personale accompagnato da sistema premiante trasparente e motivante. "Ieri sera il CdA della Banca ha approvato il nuovo Piano Industriale 2012-2015 che mette in rilievo fra le altre cose le conseguenze che secondo la Banca Monte dei Paschi dovrebbero ricadere sui lavoratori" scrive in una nota CGIL: - 4600 esuberi; - Esternalizzazione del Back Office, sia nella componente Consorzio sia nella componente Rete, con il coinvolgimento di 2300 persone; - Chiusura di 400 filiali non in linea con gli obiettivi di redditività; - Drastico abbattimento salariale nel periodo del Piano; - Cessione di Consum.it, Leasing e Biverbanca e incorporazione di BAV e delle altre controllate; - Sostanziale disdetta del Contratto Integrativo (assetti salariali, incentivi, assunzioni); - Stravolgimento dell'Organizzazione del Lavoro, del modo di fare banca e individualizzazione del rapporto di lavoro. "Si tratta di un piano basato esclusivamente su tagli occupazionali e del salario.

Questo progetto non ha nessuna possibilità di rilanciare la Banca, ma anzi decreta il ridimensionamento della strategia del Gruppo. Dopo sei mesi di chiacchiere e di immobilismo assoluto sulle politiche commerciali e sull'attività creditizia, l'Azienda svela il suo unico obiettivo: la messa in discussione dei posti di lavoro e il drastico peggioramento delle condizioni del personale. Come nelle più deleterie realtà produttive si sceglie di scaricare sui lavoratori l'assoluta incapacità del top management e la totale mancanza di idee a livello di progetto industriale. Oggi pomeriggio durante la presentazione del Piano d’Impresa confermeremo la nostra assoluta contrarietà al progetto e la determinazione dei lavoratori ad opporsi con ogni mezzo a tale piano" conclude Fisac. La Fondazione Mps esprime pieno apprezzamento e condivisione del Piano Industriale varato da Banca Monte dei Paschi, Piano che si caratterizza per il realismo con cui è stato redatto, e quindi per la concreta capacità di raggiungere gli obiettivi previsti, tenendo conto dell’attuale situazione della banca, ma anche delle sue potenzialità, delle prospettive di sviluppo e dell’indubbia ricchezza del proprio patrimonio umano.

Siamo in presenza di un piano che punta molto sul contenimento dei costi, obiettivo in questo particolare momento assai più realistico di un ipotetico grande ampliamento dei ricavi. La Fondazione si ritrova in questa e nelle altre scelte, coerenti con gli indirizzi strategici indicati dalla stessa Fondazione nell’assemblea del 27 aprile scorso. In tale occasione era stato chiesto tra l’altro “uno sforzo affinché la Banca non solo proceda nel proprio percorso di consolidamento patrimoniale, ma anche ritorni velocemente alla produzione di utile e alla distribuzione di dividendi.

A tal fine – si sottolineava -, è necessario recuperare, quanto prima, una redditività significativa lavorando sul fronte dei ricavi, continuando soprattutto ad abbattere i costi con azioni incisive”. “Auspichiamo - era stato detto - una severa revisione di tutti i centri di costo secondo una logica di assoluto contenimento e un’attenta opera di controllo”. Linee strategiche che avevano trovato ulteriore sottolineatura nel chiedere “una forte focalizzazione sul proprio core business, un adeguato riassetto del Gruppo, della rete distributiva e del modello organizzativo, un’appropriata industrializzazione dei processi, una coerente rivisitazione delle politiche delle risorse umane” e un’assoluta centralità del cliente. Nel Piano Industriale c’è consapevolezza del rigore e dei sacrifici indispensabili per la ristrutturazione della Banca ed il suo rilancio. La Fondazione condivide la modalità con cui il management della banca ha gestito e risolto, attraverso anche un temporaneo intervento pubblico, la complessa questione del fabbisogno di capitale in logica Eba, rimandando l’aumento di capitale a una prospettiva futura, in attesa che si manifestino condizioni di mercato più favorevoli. La Fondazione conferma dunque il suo pieno sostegno agli amministratori e al management per l’attuazione di questo Piano, dando loro atto inoltre di aver iniziato un forte ricambio manageriale ed auspicando che venga rapidamente completato. Sull’applicazione del Piano Industriale e sulle conseguenti azioni operative la Fondazione vigilerà puntualmente, come ha sempre fatto, svolgendo in pieno il suo ruolo di azionista di riferimento.

Il Consiglio di Amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. ha deliberato di accettare l’offerta vincolante di Cassa di Risparmio di Asti S.p.A. per l’acquisto della partecipazione del 60,42% del capitale sociale di Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli S.p.A. (“Biverbanca”) ad oggi di proprietà di BMps. L’acquisto della partecipazione verrà perfezionato da CR Asti ad un prezzo di Euro 203 milioni. Tale prezzo è stata determinato, tra l’altro, sulla base del patrimonio netto al 31 marzo 2012 e tenendo conto dell’utile netto atteso per l’esercizio in corso.

Detto prezzo è soggetto ad aggiustamento – in aumento o in diminuzione - sulla base della variazione del patrimonio netto dal 31 marzo 2012 alla data del closing. In linea di principio, tali aggiustamenti non potranno determinare una variazione in aumento del prezzo della partecipazione eccedente 223 milioni di euro, né una riduzione del prezzo al di sotto di un importo minimo di 150 milioni di euro, con un conseguente impatto sul coefficiente patrimoniale Tier I che varia da un minimo di 14 ad un massimo di 21 basis point in corrispondenza del range di prezzo di cui sopra. Il perfezionamento della compravendita della partecipazione è soggetto, tra le altre, alle seguenti principali condizioni sospensive, che dovranno avverarsi entro il 31 dicembre 2012: rilascio dei necessari nulla-osta da parte della Banca d’Italia e dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, perfezionamento della scissione della partecipazione detenuta da Biverbanca in Banca d’Italia in favore degli attuali azionisti di Biverbanca medesima, previo ottenimento del necessario nulla-osta delle Autorità di Vigilanza, eventuale riduzione del prezzo della partecipazione per effetto della variazione di valore di patrimonio netto di Biverbanca nel periodo compreso tra la relazione trimestrale 31 marzo 2012 e la data closing ad un importo non inferiore ad 160 milioni di euro, mancato tempestivo esercizio del diritto di prelazione statutario da parte degli attuali azionisti di minoranza di Biverbanca. E' previsto che Biverbanca prosegua e mantenga in essere sia gli accordi di distribuzione di prodotti assicurativi, con riferimento al ramo vita ed al ramo danni, che di gestione di portafogli, oltre al rapporto di banca depositaria.

"Il nuovo Piano Industriale 2012-2015 approvato dal CdA del Monte dei Paschi di Siena è esclusivamente basato su tagli occupazionali e del salario. Questo progetto non ha nessuna possibilità di rilanciare la Banca, ma anzi decreta il ridimensionamento della strategia del Gruppo. Dopo sei mesi di chiacchiere e di immobilismo assoluto sulle politiche commerciali e sull'attività creditizia, l'Azienda svela il suo unico obiettivo: la messa in discussione dei posti di lavoro e il drastico peggioramento delle condizioni del personale.

Come nelle più deleterie realtà produttive si sceglie di scaricare sui lavoratori l'assoluta incapacità del management e la totale mancanza di idee a livello di progetto industriale". Lo dichiarano, in una nota congiunta, Marco Manneschi, Vicecapogruppo Idv in Consiglio regionale della Toscana, e Roberto Rizzo, Responsabile del Dipartimento Lavoro-Welfare Idv Toscana. "Gli oltre 4600 esuberi paventati, l'esternalizzazione del Back Office, la chiusura di 400 filiali non in linea con gli obiettivi di redditività, il drastico abbattimento salariale nel periodo del Piano, la sostanziale disdetta del Contratto Integrativo (assetti salariali, incentivi, assunzioni) e lo stravolgimento dell'Organizzazione del Lavoro sono i segni evidenti di un piano che non ha come obiettivo la crescita, ma un disperato tentativo di salvataggio", incalzano Manneschi e Rizzo. "Come avevamo già denunciato - concludono Manneschi e Rizzo - il piano industriale reale è solo lacrime e sangue e non presenta nessun segnale di discontinuità con il passato, ma ha come unico tratto distintivo quello di far ricadere le responsabilità manageriali sui lavoratori in assenza di una scelta politica di riportare la banca al suo vero ruolo, mettendo al primo i cittadini e le imprese".

Notizie correlate
In evidenza