Monte dei Paschi, in consiglio provinciale il punto del presidente Bezzini

L’intervento integrale del Presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini su Fondazione Mps. C'è chi chiede le dimissioni dell'intera Fondazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 giugno 2012 16:25
Monte dei Paschi, in consiglio provinciale il punto del presidente Bezzini

"Oggi siamo chiamati ad affrontare un tema di straordinario valore per il nostro territorio. Una tematica che, più volte, abbiamo trattato in occasione della discussione dei documenti di indirizzo sulla Fondazione Monte dei Paschi e rispetto alla quale negli ultimi mesi ci sono stati diversi momenti di approfondimento in conferenza dei capigruppo. Un passaggio, quello di oggi, che deve servirci a preparare una revisione radicale dei nostri indirizzi, alla luce dei cambiamenti e delle criticità che la Fondazione sta affrontando.

A tutto questo va collegato il riposizionamento della nostra azione di governo. PIENA FIDUCIA NELLA MAGISTRATURA SU ANTONVENETA. Vorrei iniziare il mio intervento riconfermando e ribadendo la mia piena fiducia nell’operato della magistratura che sta indagando sulla vicenda Antonveneta, rinnovando l’auspicio affinché venga fatta il più rapidamente possibile chiarezza. Fare chiarezza infatti è interesse primario della comunità senese e delle istituzioni che la rappresentano. Il rispetto e la fiducia nei confronti della Magistratura è una linea che ci contraddistingue da sempre, a prescindere dall’oggetto e dai soggetti coinvolti nelle inchieste.

Questo vale anche per la vicenda che sta riguardando Alessandro Profumo. LA CRISI INTERNAZIONALE. Tornando alle questioni di competenza di questo consiglio dobbiamo dire che siamo ancora immersi in quella che è la più grave crisi economica dal 1929 ad oggi. Una crisi, che sempre più assume caratteri strutturali e che sta mutando i rapporti di forza dell’economia mondiale con un progressivo impoverimento di gran parte di quel mondo occidentale che nei decenni scorsi aveva guidato i processi di crescita economica, sociale e civile. Una crisi che ha collocato paesi interi sull’orlo del default, che ha fatto saltare banche e aziende e che ha falcidiato milioni di posti di lavoro.

Una crisi che, anche in queste ore, sta mettendo a dura prova la tenuta dell’euro e le fondamenta dell’Unione Europea. La traiettoria della crisi ha subìto mutamenti consistenti in questi quattro anni. E’ iniziata con l’esplosione della bolla speculativa negli Stati Uniti ed è continuata poi aggredendo i debiti sovrani e spostando il suo epicentro dal nuovo al vecchio continente e in particolare nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Le grandi difficoltà di Grecia, Spagna, Portogallo e del nostro paese, rischiano sempre più di determinare un effetto contagio il cui perimetro è difficilmente circoscrivibile.

La risposta europea a questa situazione è risultata incerta e inadeguata. Incerta perché non si è manifestata una volontà politica forte ed unitaria, inadeguata perché le logiche tecnocratiche e la chiusura tedesca, hanno orientato le iniziative solo ed esclusivamente nel segno del rigore. Il risultato di tutto questo è un avvitamento drammatico della situazione che è già sfociato in una recessione che colpisce il mondo del lavoro e dell’impresa e vanifica gli sforzi fatti sul fronte del risanamento, innescando nuove e sempre più pericolose spirali speculative.

L’assenza di una rottura con l’impianto neo liberista e di una nuova politica per lo sviluppo rappresentano le vere grandi emergenze sul tavolo dell’Unione Europea. Per questo è necessario trovare risposte adeguate, a partire dal prossimo vertice intergovernativo. La costruzione di forme di garanzia e gestione europea dei debiti sovrani, l’uso del fondo salva stati a sostegno del sistema bancario, gli eurobond per rilanciare lo sviluppo, regole uniformi e forti per il sistema finanziario e una tassazione omogenea delle transazioni finanziarie costituiscono obiettivi da raggiungere al più presto.

La stessa Germania deve comprendere che il beneficio che acquisisce dalla crescita degli spread, rispetto ai titoli pubblici di altri paese europei rischia di essere effimero di fronte a una recessione che toglierà spazi di mercato per tutti con effetti non circoscrivibili. LA CRISI IN ITALIA E LE RIPERCUSSIONI SUL SISTEMA BANCARIO. L’Italia è uno degli anelli deboli di questa situazione. Le condizioni strutturali da noi sono pesantissime. L’enorme debito pubblico che ci espone alle tensioni speculative e il procrastinarsi dell’assenza di crescita rappresentano una miscela potenzialmente esplosiva.

Il governo Monti ha sicuramente avuto un ruolo fondamentale nell’evitare il dissesto del paese nell’autunno scorso con una manovra finanziaria e con una riforma delle pensioni pesantissime, ma complice il contesto europeo, ha trovato notevoli difficoltà a innescare una strategia di ripresa. E’ difficile pensare che si possa attivare sviluppo, agendo solo sul lato dell’efficientamento dell’offerta come si è cercato di fare con le liberalizzazioni e come si sta cercando di fare con la riforma del mercato del lavoro.

Da qui la recessione che ci sta colpendo e dalla quale non si esce senza un radicale cambiamento delle politiche europee e nazionali che agiscano sulla domanda aggregata. In questo quadro anche il sistema bancario del nostro paese che, in una prima fase aveva risentito in maniera meno rilevante degli effetti della crisi, oggi soffre pesantemente. Il perdurare dell’emergenza economica e finanziaria, infatti, ha ulteriormente logorato le performance delle banche commerciali che hanno risentito dell’andamento dell’economia reale.

Inoltre la volatilità dei mercati finanziari è stata particolarmente accentuata dalle oscillazioni negative dello spread btp - bund. LE DECISIONI DELL’EBA E LE RIPERCUSSIONI SU BANCA MPS. In questo contesto, l’autorità bancaria europea ha comunicato, a più riprese, la propria volontà di sottoporre numerosi istituti di credito europei ad un esercizio provvisorio di aumento dei coefficienti patrimoniali per far fronte alle eventuali perdite, collegate alle svalutazioni dei titoli pubblici, connesse al rischio paese.

Tale esercizio provvisorio è stato confutato sia dalle banche centrali che dai singoli istituti di credito, loro malgrado, coinvolti, e ha interessato e sta interessando anche la Banca Monte dei Paschi. A tali comunicazioni dell’Eba hanno fatto seguito conseguenti reazioni dei mercati finanziari in termini di consistente riduzione di valore dei titoli delle società quotate, indicate come interessate in modo rilevante dall’esercizio. A SIENA L’ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ E LA CAPACITÀ DI FARE AUTOCRITICA Oggi la nostra discussione sulla Fondazione Mps deve partire da questo scenario, altrimenti rischiamo di guardarci la punta delle scarpe.

Un’analisi vera e soprattutto utile deve assumere infatti la piena consapevolezza dello scenario radicalmente nuovo in cui ci troviamo. Ed è proprio su questo punto che serve un’assunzione di responsabilità politica e una chiara e netta autocritica. Dico subito che per quanto mi riguarda non mi sottraggo a questo tipo di riflessione. C’è stato infatti un forte ritardo nel comprendere che la profondità della crisi avrebbe messo in discussione quelle certezze e quei paradigmi che si erano consolidati a Siena negli ultimi venti anni.

E’ prevalsa un’idea di autosufficienza e di chiusura che ci ha fatto cogliere impreparati, rispetto ai cambiamenti in atto. Ciò ha riguardato diversi ambiti della vita economica e sociale senese, anzi si potrebbe dire che è stato un sentire diffuso. Mi riferisco, in particolare, al modo di interpretare la nozione di controllo e il conseguente legame tra banca, Fondazione e territorio. Un legame che è stato fondato fin dalla seconda metà degli anni 90 sul mantenimento della maggioranza assoluta della quota di partecipazione (tra azioni ordinarie e privilegiate) della Fondazione nella Banca.

Un assunto fondato su un principio rigido e per certi versi ideologico che è stato travolto dalla virulenza della crisi e dei cambiamenti e che, in precedenza, ha probabilmente fatto perdere opportunità alla banca e ha determinato un maggior “costo” del percorso di crescita dimensionale. Rispetto a questo punto non mi sottraggo e non dobbiamo sottrarci da un’assunzione di responsabilità. C’è chi ha governato, senza maturare nessuna consapevolezza delle trasformazioni in atto, e poi c’è chi, come credo di poter dire di me, che pur misurandosi direttamente con gli effetti della crisi e con i cambiamenti in essere, non ha spinto con la necessaria determinazione per correggere la rotta.

Poi c’è chi è stato in vari ruoli all’opposizione e che si è sempre connotato o per la strumentalità delle posizioni o per la ricerca di un consociativismo con esclusive finalità di potere, senza mai produrre una proposta in grado di sfidare sul terreno dell’innovazione chi ha avuto le responsabilità di governo. TUTELARE L’INDIPENDENZA DELLA BANCA MPS, CON UNA VISIONE DINAMICA DEL CONCETTO DI CONTROLLO. Oggi dobbiamo ribadire con forza la nostra convinzione di mantenere l’indipendenza strategica della Banca Mps, ma nell’ambito di una visione rinnovata e dinamica del concetto di controllo.

Una nuova visione che tuteli, in un quadro radicalmente mutato, il legame storico tra Banca e territorio. Solo così si può provare a proiettare nel futuro valori e principi che sono e restano fondamentali per la comunità senese. Solo così possono essere messe in atto tutte quelle iniziative, tese a salvaguardare e proiettare nel futuro il patrimonio della Fondazione Mps, che, lo voglio ribadire, deve continuare a rappresentare per la nostra provincia uno straordinario valore aggiunto che, unito a quello della Banca e di tutte le altre istituzioni, possa consentire a Siena di fare quel salto di qualità necessario ad aprire una nuova fase di sviluppo. E’ questo il primo aspetto sul quale si declina il principio della discontinuità.

Lasciatemi dire che mi sembra molto singolare che solo il sottoscritto e il sindaco, Franco Ceccuzzi ci stiano mettendo la faccia, assumendosi responsabilità di natura politica e facendo autocritica, mentre altri, che in diversi momenti hanno svolto ruoli di primo piano e hanno declamato per anni la così detta senesità, facendone discendere quell’impostazione rigida ed ideologica della nozione di controllo della Banca, oggi tacciano, sperando che il cerino resti in mano di qualcun altro. E addirittura c’è chi tra questi è più impegnato ad avvelenare i pozzi che a farsi carico delle proprie responsabilità. LA BANCA MPS: LE CRITICITA’.

Oggi, cari consiglieri, non possiamo sottacere i risultati negativi sul piano patrimoniale, economico e finanziario ottenuti in questi anni dalla Banca e dalla Fondazione e i cui motivi non possono essere esclusivamente ascrivibili al contesto di crisi generale. Credo che ci siano anche responsabilità, che non possono essere eluse, che attengono alle scelte gestionali e ai soggetti preposti a prendere quelle decisioni. Sul fronte della Banca, le operazioni di crescita dimensionale a partire da quella di Antoveneta, che certo vanno contestualizzate e che hanno incrociato l’irrompere della crisi, non hanno dato i risultati attesi.

Ma non solo. Mi riferisco anche alla presenza nel portafoglio di Mps di una quantità rilevante di titoli pubblici a lunga scadenza che oggi sottopongono massicciamente la Banca agli orientamenti dell’Eba in virtù dei rischi connessi ai debiti sovrani e ne legano strettamente l’andamento borsistico a quello dello spread. Ci sono poi le criticità organizzative che ne hanno penalizzato la produttività anche a causa del peso rilevante di impostazioni corporative. FONDAZIONE MPS: LE CRITICITA’.

Sul fronte della Fondazione va rilevato come dopo l’operazione Antonveneta non sia stata realizzata una revisione della composizione del patrimonio per renderla meno esposta alle criticità del sistema bancario e come alcune soglie tecniche di rischio, derivanti da alcuni strumenti finanziari e dall’ultimo aumento di capitale non siano state considerate nelle potenzialità negative, in una fase di turbolenza continua del sistema finanziario. Così come credo sia importante rilevare la troppa lentezza con la quale la Fondazione Mps ha proceduto al riposizionamento dei progetti propri per ridurne l’assorbimento di risorse.

Non è nel mio stile cercare capri espiatori o utilizzare vicende complesse per la schermaglia politica. Del resto spetta agli organi a cui la legge attribuisce competenze specifiche e non a questo consesso, verificare eventuali responsabilità gestionali e assumere le iniziative connesse. Credo però che una riflessione critica e trasparente aiuti a dare conto alle nostre comunità di quello che è successo, depurando la vicenda dalle strumentalità e facilitando la costruzione di una via d’uscita dalla crisi. I PRIMI SEGNALI DI RINNOVAMENTO A SIENA.

In questi ultimi mesi, nessuno può negarlo, sono stati dati netti segnali di rinnovamento. Segnali necessari per porre le basi di quella via d’uscita dalla crisi a cui facevo riferimento prima. Le scelte fatte, purtroppo a maggioranza, dalla Fondazione Mps sul Cda della banca vanno in questa direzione. L’aver individuato per il management figure di altissimo profilo professionale, come Viola e Profumo, fa emergere, con forza, il secondo ambito sul quale va declinato il principio di discontinuità. NUOVO EQUILIBRIO TRA POTERI, IL RUOLO DELLA POLITICA.

In questa difficilissima fase è fondamentale garantire un nuovo equilibrio tra i diversi poteri, facendo fare alla politica un passo indietro rispetto agli aspetti gestionali e un passo avanti per recuperare la sua funzione di indirizzo generale e promozione del dibattito pubblico. I ruoli strettamente amministravi, direzionali e gestionali devono essere svolti da professionalità scelte, sulla base del merito e della competenza. Non ci sono strade alternative. Questo nuovo equilibrio tra poteri deve fondarsi sul principio delle autonomie e sulla dialettica costruttiva, superando sovrapposizioni improprie e impedendo da parte di chi ricopre ruoli di primo piano qualsiasi dissociazione dalla responsabilità personale. LA FONDAZIONE MPS: LE PRIORITA’ PER IL FUTURO.

In questo quadro va collocata la necessità di una revisione dello Statuto della Fondazione che interpreti, in modo innovativo il rapporto con il territorio, e faccia crescere i requisiti di professionalità, rispetto alle vecchie logiche di mera appartenenza. Così come credo sia urgente che la Fondazione ridefinisca gli elementi regolamentari che disciplinano l’attività erogativa, affinché in futuro si evitino l’intervento sistematico sulla spesa corrente di altri enti; l’attribuzione di contributi legati a impegni di natura pluriennale e lo sviluppo di progettualità proprie ad alto rischio d’impresa e dunque, non coerenti con le finalità istituzionali della Fondazione.

Superata la fase emergenziale dovranno poi essere assunti indirizzi e regole tese a promuovere la differenziazione e l’irrobustimento patrimoniale come elementi prioritari rispetto all’attività erogativa. Consentitemi di dire, senza voler scivolare in polemiche sterili, quanto sia necessario che la Fondazione dia avvio nei propri organi a una riflessione sull’adeguatezza dell’attuale quadro che la caratterizza e sulla necessità di considerare modalità e tempistiche delle scadenze che li attendono, alla luce della straordinarietà della fase che stiamo attraversando. CREDIBILITÀ, SOLIDITÀ E REDDITIVITÀ: GLI IMPERATIVI PER LA BANCA MPS.

Tornando alla Banca è innegabile che le prossime settimane saranno decisive. Le azioni di adeguamento alle direttive dell’Eba e il nuovo piano industriale rappresentano passaggi delicatissimi che comporteranno scelte impegnative per superare criticità immediate; per delineare una prospettiva di rilancio nel medio e lungo termine e per tutelare l’indipendenza strategica della Banca. Non entro nel merito di scelte che non competono a questo consesso, dico solo che credibilità, solidità e redditività rappresentano tre imperativi con i quali tutti sono chiamati a fare i conti.

Il valore del rapporto tra Banca e territorio e la sua natura di banca commerciale a servizio delle famiglie e delle imprese, può essere preservato solo con scelte innovative e coraggiose. So bene quanto tutto questo susciti grandi preoccupazioni nella comunità e nei dipendenti della banca, ai quali va tutta la nostra vicinanza. Ma è proprio dal successo delle azioni sopra richiamate che passa la tutela presente e futura dei livelli occupazionali. Il nostro auspicio è che nell’ambito di questa consapevolezza si riescano a governare passaggi delicati con relazioni industriali costruttive e condivise che tengano conto dell’equità e della progressività. LA RINEGOZIAZIONE DEL DEBITO DELLA FONDAZIONE MPS.

Per quanto riguarda la Fondazione, nei prossimi giorni ci auguriamo che si chiuda formalmente la rinegoziazione del debito nei confronti delle banche creditrici. Un passaggio fondamentale affinché la Fondazione si allontani da quelle soglie di rischio, legate alla volatilità dei mercati. Un percorso che ha già visto la Fondazione alienare gli asset valorizzabili e in questo quadro anche una quota della partecipazione in Banca Mps, a seguito della decisione assunta dai suoi organi di scendere fino al 33,3%.

La rinegoziazione dovrebbe prevedere vincoli stringenti per le uscite di cassa e per le nuove erogazioni, riducendo radicalmente il fabbisogno per l’attività istituzionale. E’ per questo motivo, prima di tutto, che occorre accelerare quel percorso di riposizionamento dei progetti propri della Fondazione, da tempo auspicato dal sottoscritto, in coerenza con i documenti di indirizzo approvati in questa sede consiliare. In questo senso devono essere fatte scelte radicali, a partire dal bio medicale e dalla cultura. RIPOSIZIONARE L’AZIONE DI GOVERNO DELLA PROVINCIA.

Fatemi dire che la discontinuità, da me auspicata e invocata in questo intervento, chiama in causa anche questa istituzione e la sua azione di governo, partendo proprio dalla consapevolezza che per un lungo periodo di tempo non potremo beneficiare di risorse aggiuntive. Per la nostra comunità ciò significa il venir meno di un flusso che ha rappresentato per anni alcuni punti di prodotto interno lordo, appesantendo ulteriormente le difficoltà di quella parte dell’economia locale legata alla domanda aggregata. Si tratta di un cambiamento strutturale con il quale dobbiamo fare i conti e rispetto al quale occorre un approccio culturale nuovo sul fronte delle politiche per lo sviluppo, per il sociale e per la cultura.

Tutte le istituzioni, compresa la Provincia, saranno chiamate a una revisione di ciò che in questi anni è stato legato alle erogazioni della Fondazione. Noi non partiamo da zero. Prima di tutto perché negli anni passati la parte corrente del bilancio non è stata legata alle erogazioni e poi perché, fin dall’inizio di questo mandato, abbiamo messo in campo azioni tese a ridurre l’assorbimento di risorse e ad attrarne di nuove dall’esterno. Vorrei ricordare che con la rinegoziazione dei mutui abbiamo più che dimezzato l’assorbimento annuo di contributi di natura pluriennale.

Inoltre già negli anni scorsi abbiamo messo in atto una revisione che ha portato a restituire alla Fondazione alcuni milioni di euro per interventi che per varie ragioni si erano incagliati. Così come vorrei ricordare l’apertura dello sportello per l’attrattvità di risorse esterne, che in tre anni ha portato sul nostro territorio circa 40 milioni di euro da fonti regionali, nazionali ed europee. I RAPPORTI TRA PROVINCIA E FONDAZIONE MPS E IL CONGELAMENTO DELLE SPESE COPERTE DA CONTRIBUTI DELLA FONDAZIONE Di fronte però alla drammaticità della situazione che la Fondazione sta vivendo tutto questo non basta.

Serve da parte di tutti, anche nostra, un ulteriore sforzo di responsabilità rispetto al quale mi aspetto un atteggiamento collaborativo e di comprensione reciproca da parte della Fondazione.Nella giunta di martedì scorso abbiamo approvato una delibera di congelamento di tutte le spese in conto capitale non contrattualizzate, coperte da contributi della Fondazione, ad esclusione di quelle relative all’edilizia scolastica. Una scelta dolorosa che interessa interventi attesi da anni dai nostri territori e che prelude ad un ridimensionamento del piano delle opere pubbliche.

Anche la nostra programmazione quindi è chiamata è un riposizionamento selettivo da realizzare attraverso un percorso di condivisione con i Comuni e le parti sociali. Oggi resta una mole consistente di risorse, già rendicontate o da rendicontare a seguito di impegni già contrattualizzati. Anche su questo fronte abbiamo cercato di venire incontro alle esigenze della Fondazione, cercando di rallentare i flussi in entrata e usando le nostre disponibilità di cassa per quelli in uscita. Questo però trova un limite nei vincoli che la legge impone agli enti locali con il patto di stabilità e che noi intendiamo assolutamente rispettare, pena un danno rilevante a questo ente.

Su questo ultimo punto siamo comunque disponibili a studiare tutte le modalità per ridurre il tiraggio di risorse verso la Fondazione, tenendo conto però dei vincoli che la legge ci impone. Su questo ci aspettiamo un’adeguata capacità di comprensione da parte della Fondazione come detto in precedenza. Da parte nostra non faremo mancare mai quel senso di responsabilità necessario per portare il nostro contributo alla tutela del patrimonio della Fondazione Mps. Anzi. Oggi più che mai il mio compito come Presidente, quello della Giunta e di tutto il Consiglio Provinciale, deve essere incentrato a voltare pagina, mettendoci a disposizione con spirito di servizio per far uscire Siena da un momento davvero difficile.

Ognuno di noi, dai banchi della maggioranza e dell’opposizione, potrà e dovrà contribuire anche con la legittima espressione di punti di vista diversi. Quello che però mi auguro è che il confronto avvenga sempre con spirito costruttivo e non distruttivo. IL COMMISSARIAMENTO DELLA CITTA’ DI SIENA. Ciò che è successo a Siena nei giorni scorsi, come presidente e quindi come rappresentante di un’istituzione, crea dentro di me una grande preoccupazione e una grande amarezza per non essere riusciti a capire, quanto la comunità senese avesse bisogno, ora più che mai, di un punto di riferimento istituzionale, di una guida stabile.

Non è questa la sede per esprimere un giudizio sulla vicenda, lo farò in altri luoghi deputati al confronto politico, ma non posso tacere quanto mi preoccupi la prospettiva del Commissariamento per Siena. Ho sperato, fino all’ultimo minuto che il senso di responsabilità e che il bene comune avessero la meglio. Purtroppo non è andata così. Ha prevalso la voglia di rivalsa che già nelle settimane scorse aveva scaricato sul Comune, un’istituzione fondamentale per i cittadini, le tensioni politiche che invece avrebbero dovuto essere affrontate in altre sedi.

Aver interrotto, dopo neanche un anno di governo, l’attività amministrativa del Comune capoluogo provocherà un danno alla città e avrà conseguenze su tutta la Provincia, mettendo anche in discussione un lavoro che insieme al Sindaco Ceccuzzi e al presidente della Regione, Enrico Rossi avevamo avviato con il Patto per Siena che avrebbe consentito di attrarre risorse esterne su progetti strategici: dalle biotecnologie alla cultura, fino al polo della monetica. Dal giugno scorso, quando Siena aveva scelto il suo nuovo sindaco, la Provincia aveva trovato con la città una sintonia di intenti, una nuova collaborazione e un ritmo di lavoro sostenuto che ci consentiva di guardare al futuro con maggiori speranze, grazie a progetti comuni e a un’unica volontà: impegnarsi ogni giorno, con tutte le nostre forze per uscire dalla crisi. So quante energie e quanto impegno ci ha messo il sindaco Ceccuzzi in questo anno per dare una spinta alla città ed è per questo che voglio esprimergli tutta la mia vicinanza e solidarietà. La mancanza di un interlocutore fondamentale, come il sindaco di Siena, in una fase come questa purtroppo si sentirà forte, con il rischio non tanto remoto che la città si fermi per oltre un anno con il Commissario, le cui funzioni lo voglio ricordare avranno solo natura ordinaria. PER IL FUTURO.

Avviandomi a concludere, fatemi dire che a ognuno di noi spetta il difficile compito di mettere in sintonia le istituzioni con il quadro nuovo che si sta delineando. Per farlo, ci vogliono umiltà, coraggio, grande senso di responsabilità e la ferma volontà di cambiare il nostro modo di amministrare e il nostro stile di governo. Io non mi voglio rassegnare alla crisi, ma anzi voglio lavorare per raccogliere tutte le forze necessarie affinchè si possa tornare a guardare con speranza al futuro.

Finisco questo intervento con una frase di Ghandi “La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia”. Mps. Giudilli (Idv): tutti i deputati della Fondazione si devono dimettere "Credo che alla luce di quanto è successo, tutti e 16 i Deputati della FMPS dovrebbero trarre le conseguenze e rassegnare le proprie dimissioni", lo ha dichiarato, questa mattina durante la seduta del Consiglio provinciale a Siena, Antonio Giudilli, Capogruppo Idv in Provincia e Coordinatore provinciale Idv Siena.

"Lo devono fare, non solo alla luce di quanto esposto finora, ma anche e soprattutto per non aver saputo mantener fede a quello che, dopo il passaggio da Istituto di Diritto Pubblico a SPA, era il mandato implicito della città: salvaguardare il patrimonio della Fondazione e conservare la senesità della Banca MPS. Hanno fallito su tutta la linea e quindi devono dimettersi. Credo anche che, a questo punto, anche l'Ente nominante Provincia debba richiamare gli amministratori della Fondazione alle loro responsabilità soggettive ed oggettive e valutare, eventualmente e se necessario, di intraprendere azioni di rivalsa nei loro confronti". "Sottolineo inoltre - ha proseguito Giudilli - che l’interesse della Fondazione non necessariamente coincide con l’interesse della Banca, anche se alla sua capacità di reddito è strutturalmente legata.

E’ necessario perciò, porre massima attenzione – e noi lo faremo - alle soluzioni che verranno proposte, a partire dall'aggiornamento del Piano Industriale che verrò presentato dal CdA della BMPS nei prossimi giorni, per uscire da una pericolosa crisi strutturale di entrambi i soggetti, Banca e Fondazione". "E' vero che l'attuale congiuntura economica, lo scenario internazionale, la pressione dei mercati finanziari abbia condizionato non poco l'andamento del titolo MPS e con esso l'ultimo risultato di gestione, ma è altrettanto vero che ad aver condotto la Banca e la Fondazione nelle attuali condizioni siano state le scelte sbagliate adottate dagli uomini che hanno guidato i due importanti istituti negli ultimi anni", ha spiegato Giudilli dai banchi del Consiglio.

"Non si può prescindere da questo. Uomini che spesso avevano una bandiera, un colore politico. E' vero: noi siamo la politica e la politica secondo Idv deve restare fuori dalle banche. E invece in MPS la politica in questi anni c'è stata. Ha fatto sentire il suo peso. Ha messo nei vari Cda i suoi uomini più influenti. E ha messo anche gli amici degli amici. E a volte anche qualche nemico dell'amico. E' tutta qui la ragione dello sfascio: quando si è prediletto l'appartenenza politica rispetto alle competenze, quando importanti ruoli apicali sono stati affidati a Tizio perché di quel partito, anziché a Caio perché con quel curriculum, ecco che si è dato la via all'inizio della fine.

E il ragionamento vale anche per la Fondazione, il quale organo di indirizzo, la Deputazione Generale, lo sappiamo tutti, è nominata praticamente da due uomini – Sindaco di Siena e Presidente della Provincia - i quali tranne che in rarissimi casi, hanno prediletto nominare ex sindaci, ex amministratori di partiti politici, insomma uomini di loro fiducia per ruoli delicatissimi". "Crediamo infine - ha concluso Giudilli - che sia indispensabile intraprendere quanto prima il percorso che porti alla modifica dello Statuto della Fondazione MPS poiché, e noi di Italia dei Valori lo diciamo da anni, è la fonte delle storture attuali e delle drammatiche condizioni in cui versa la Fondazione".

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