Liberalizzazioni: senza pubblicisti si mina il futuro della libera espressione

Oggi a Firenze dibattito dell'Ordine dei Giornalisti sull'annunciata riforma della professione. L'Intervento del Direttore di Nove da Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 gennaio 2012 19:08
Liberalizzazioni: senza pubblicisti si mina il futuro della libera espressione

Ha avuto luogo oggi pomeriggio a Firenze, a partire dalle ore 14, nella sala Luca Giordano della Provincia un affollato incontro per discutere del futuro dei pubblicisti e della riforma dell’Ordine, per iniziativa del Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, con la collaborazione del Sindacato Giornalisti. Hanno partecipato oltre 200 giornalisti tanto che a causa della grande affluenza da tutta la Toscana la sede dell'incontro è stata spostata. All’iniziativa ha partecipato anche l’avvocato Lorenzo Calvani, legale dell’Odg toscano. Hanno coordinato gli interventi il presidente dell’Odg della Toscana, Carlo Bartoli, e il presidente dell’Associazione stampa toscana, Paolo Ciampi.

L’iniziativa, a cui erano invitati i consiglieri nazionali eletti in Toscana, aveva l'obiettivo di rispondere a domande su argomenti giuridici legati alla riforma. Bartoli e Ciampi hanno offerto alcune considerazioni sul futuro del pubblicismo e hanno ascoltato i pubblicisti, le loro preoccupazioni e le loro proposte. Dal dibattito non è uscito un vero e proprio documento da affidare ai membri toscani del Consiglio nazionale, ma gli esponenti delle organizzazioni giornalistiche si sono comunque fatti carico di rappresentare le istanze espresse.

Moltissimi i quesiti che sono stati posti, dal futuro dell'elenco dei pubblicisti, alle modalità con cui in futuro verrà effettuata la ricongiunzione, in modo da permettere l'accesso al registro dei praticanti dei pubblicisti che ne avranno i requisiti. Appaludito l'intervento di Nicola Novelli [nella foto], dal 1997 fondatore e direttore responsabile di Nove da Firenze: “Se da agosto, per assurdo dovessimo dare addio all'elenco dei giornalisti pubblicisti, in conseguenza del prossimo decreto di liberalizzazione delle professioni emanato dal Governo Monti, l'intenzione di riforma degli ordini professionali potrebbe produrre effetti collaretali indesiderati sulla democrazia italiana, in quanto la normazione che regola l'accesso e l'esercizio della professione giornalistica, condiziona, in conseguenza delle norme per la registrazione della stampa periodica, anche l'accesso e l'esercizio della libera espressione a mezzo stampa.

Se si voleva liberalizzare l'accesso alla professione sarebbe bastato abolire il praticantato e l'esame di abilitazione -ha spiegato Nicola Novelli- Ma il problema in Italia è che per poter pubblicare un giornale, via radio o in Tv bisogna depositare in tribunale la firma come direttore responsabilie di giornalista munito di tessera dell'Ordine. Dunque per liberalizzare la professione, ma anche per liberare l'espressione individuale e collettiva bisognerebbe anche modificare la legge di autorizzazione delle pubblicazioni a mezzo stampa, perché una tessera professionale non è richiesta all'estero per diffondere le proprie opinioni e non garantisce certo correttezza ed eticità.

Per tutelare invece i diritti di un giornalista basterebbe una semplice associazione volontaria, come il Sindacato. Sta di fatto che tuttora la Cancelleria del Tribunale pretende la firma di un iscritto all'Ordine dei Giornalisti per accettare la registrazione di una testata di informazione a stampa e, sintanto che la norma rimane in vigore, non è concepibile né la cancellazione dell'elenco pubblicisti, né la sua graduale estinzione. Se non a rischio di far uscire dal regime normativo migliaia di testate on line, che piuttosto che pagare una nuova tassa per la pubblicazione non ci metterebbero niente a migrare i propri server all'estero, con grave danno per l'immagine pubblica del nostro paese”. A.

L.

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