Il segreto della Gioconda, il nuovo libro di Silvano Vinceti

L’opera propone un nuovo Leonardo, totalmente diverso da quello raffigurato nei libri usciti in questi ultimi decenni. In questi ultimi anni ci si è soffermati solo su alcuni aspetti della vita e delle opere del grande genio toscano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 dicembre 2011 17:02
Il segreto della Gioconda, il nuovo libro di Silvano Vinceti

Il libro, scritto in forma narrativa e con un linguaggio letterario, intende coinvolgere il lettore in un viaggio alla riscoperta e rivisitazione di Leonardo da Vinci e, in particolare, delle sue ultime opere pittoriche al cui centro vi è la Gioconda. L’opera propone un nuovo Leonardo, totalmente diverso da quello raffigurato nei libri usciti in questi ultimi decenni. In questi ultimi anni ci si è soffermati solo su alcuni aspetti della vita e delle opere del grande genio toscano.

Si è dato risalto e valore particolarmente alle capacità di Leonardo come pittore, meccanico, architetto, ingegnere e studioso della natura, trascurando aspetti fondamentali della sua personalità, dei suoi interessi, delle sue credenze. In questo libro, Leonardo viene presentato ricomponendo tutti i suoi aspetti: Leonardo come uomo, collocato nel suo periodo storico, ossia quello della Firenze Medicea, della Milano di Ludovico il Moro; Leonardo come studioso, intento a respirare e assimilare le culture filosofiche, teologiche e religiose del neo-platonismo, dell’ermetismo; Leonardo come curioso dell’esoterismo, intento ad abbracciare le concezione Kabalistiche di Pico della Mirandola e le visioni dell’Apocalisse di Gioacchino da Fiore e di S.

Giovanni. Vi è quindi un Leonardo dimenticato, o appena evidenziato, che nel libro si ripropone come un insieme di aspetti fondamentali e centrali per una sua comprensione autentica e per potere offrire una diversa, originale e innovativa lettura delle sue ultime opere quali l’Angelo Incarnato, la S. Anna, il S. Giovanni Battista e, in particolare, quello che è da tutti riconosciuto come il suo più grande capolavoro: la Gioconda. L’opera è presentata come una sorta di racconto esistenziale dove l’autore stesso riscopre gradualmente Leonardo, lo approfondisce storicamente, si esalta e si turba per le difficoltà di comprensione, viene attraversato da dubbi e smarrimenti nel suo tentativo di raffigurare in modo fedele e completo questo grande e poliedrico genio.

Il testo viene quindi proposto come racconto in prima persona in cui l’autore racconta al lettore le difficoltà incontrate, cerca di trasmettere la gioia e l’eccitazione legate al suo portare alla luce aspetti di Leonardo mai colti e descritti: siamo di fronte ad un testo concepito come il racconto di un viaggio, tutto umano, dello studioso stesso, una narrazione che permette al lettore di identificarsi nel ricercatore, non storico dell’arte, non esperto di Leonardo ma che con passione, rigore e metodo, lo riscopre portando alla luce quello che gli esperti o i professionisti Leonardeschi non hanno voluto - o saputo - affrontare.

Gli aspetti dimenticati di Leonardo In questo libro emerge un aspetto di Leonardo molto importante, quel versante dello studioso come psicologo che anticipa quella che oggi è definita psicologia comportamentale delle manifestazioni emotive. Emerge la visione dell’uomo venato di pessimismo e dominato da passione, istinti dove la ragione e la coscienza non sono sovrani assoluti. Si sostanzia la dimensione religiosa, mistica, cabalistica, esoterica, l’uso del simbolismo pittorico.

Tale aspetto dimenticato o ignorato del Vinciano è fondamentale per poter dare una diversa lettura alla Gioconda. La maggioranza delle persone, pur avendo a disposizione molte informazioni su Leonardo, ben poco conoscono riguardo all’aspetto cabalistico e mistico di Leonardo, sul suo reale atteggiamento nei riguardi della magia, della astrologia, della alchimia. Pochissimi conoscono alcuni scritti di Leonardo di critica verso le gerarchie religiose e verso la loro mollezza di costumi. Ancor meno si conosce la visione religiosa di Leonardo e le sue convinzioni in merito, convinzioni che se avesse esposto in modo chiaro lo avrebbero fatto accusare di eresia e forse mandato al rogo.

Nelle sue convinzioni religiose ed eretiche sta una delle ragioni della prassi di scrivere da destra verso sinistra: Leonardo custodiva gelosamente i suoi manoscritti e solo dopo la sua morte li lasciò in eredita al suo allievo e fedele amico Melzi. Il simbolismo o il messaggio segreto nei quadri di Leonardo La tesi innovativa proposta nel libro in oggetto riguarda il pensiero iconografico in Leonardo. Leonardo trasponeva nei suoi ultimi e più importanti quadri il suo complessivo pensiero, comprensivo delle sue credenze, dei suoi valori, dei suoi timori e delle sue aspettative.

I dipinti di Leonardo sono come dei libri; in essi si cela ai più e si comunica ai pochi la sua visione del mondo, la visione dell’uomo, di Dio, della religione e della fede. Il grande genio italiano aveva strutturato un suo vocabolario iconografico, una sua grammatica e sintassi pittorica equivalente a quella del linguaggio scritto e parlato. Nel libro si cerca di portare alla luce tutti questi significati simbolici e il loro uso: vedi il chiaro-scuro nei suoi dipinti, la scelta dei contenuti raffigurati, l’uso delle mani, delle espressioni del viso, del corpo e così via.

Fra le opere prese in esame al fine di dare forza e sostanza a questa visione, si staglia un disegno ritrovato nel 1991 e denominato – l’angelo incarnato-. Si tratta di un’opera di Leonardo sconosciuta al grande pubblico, la cui vista genera sentimenti contrastanti, perturbanti e smarrenti. L’angelo incarnato esprime la visione leonardesca dell’Androgino, un essere umano che racchiude i caratteri fisici maschili e femminili. Il disegno è, nella parte bassa, la raffigurazione delle caratteristiche anatomiche di un uomo con il pene in erezione e, nella parte alta, dispone di caratteristiche femminili.

La parte maschile raffigura la dimensione carnale, sensuale, animalesca dell’essere umano, la parte femminile rappresenta la dimensione spirituale, ascetica e religiosa. Il dito rivolto verso l’alto ad indicare Dio riveste un significato simbolico e religioso ben consolidato. L’Angelo incarnato è come un libro in cui il Vinciano riversa le sue credenze, le stesse che ritroviamo dentro il quadro della Gioconda. Anche nell’Ultima Cena, nella S. Anna e nel S. Giovanni Battista vi sono queste forti presenze simboliche. La Gioconda Tutto il pensiero che si dispiega nel libro ha perno la Gioconda e una sua diversa ri-visitazione.

Per la prima volta viene data una lettura a più livelli di questo misterioso e coinvolgente quadro: una interpretazione classica rientrante nell’alveo degli storici dell’arte; una ricostruzione inerente alla questione, che appassiona e divide molti storici Leonardeschi e storici dell’arte, su chi fu la modella o i modelli a cui Leonardo si ispirò; una lettura nuova dei significati filosofici, morali, e umani che Leonardo trasfuse in questa opera. La Gioconda è la forma ultima della concezione leonardesca dell’androgino, figura perfetta che racchiude i due sessi e le loro anatomie.

Il primo indizio di questa sua visione è espresso dall’Angelo incarnato, il suo ultimo sviluppo è la Gioconda, dove i caratteri femminili dominano su quelli maschili. I caratteri femminili dell’amore, della pacificazione, dell’unità biologica e fisica con la natura, della cura verso le persone e di un atteggiamento più rispettoso verso la natura e l’uomo, sono dominanti su quelli opposti della cultura e della pratica maschile. Leonardo è figlio del suo tempo, conosceva bene la violenza, l’avidità di potere, lo spirito bellicoso e spietato degli uomini dei principati e della stessa Chiesa. Combatteva l’uso della magia dei ciarlatani che volevano produrre l’oro, combatteva l’astrologia divinatoria e il suo uso per avere gloria, denaro e potere.

Come Pico della Mirandola, Leonardo difendeva la magia naturale e l’astrologia come espressioni di natura scientifica. Nel sorriso della Gioconda, nel suo sguardo ironico, penetrante, tranquillo e suadente, nell’espressione di una raggiunta sovranità di sé stessa e di un certo serafico stato esistenziale, vi è rappresentata anche la situazione psicologica dell’ultimo periodo di vita di Leonardo, anni in cui forse l’uomo e lo studioso avevano trovato un porto di quiete dove i conflitti interiori potevano finalmente riposare e posare le loro fisiologiche ed emotive armi.

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