Festival dei Popoli, un contributo per la democrazia

Si apre la rinnovata 52esima edizione. Giua: “Documentiamo il mondo per la dignità personale e collettiva”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 novembre 2011 18:58
Festival dei Popoli, un contributo per la democrazia

It might get loud di Davis Guggenheim sul rock di The Edge (U2), Jimmy Page (Led Zeppelin) e Jack White (White Stripe), Cave of Forgotten Dreams, il nuovo documentario del maestro Werner Herzog, proiettato in tecnologia 3D, The Black Power Mixtape 1967-1975 di Goran Olsson sul movimento americano delle pantere nere, Wild thing di Jérôme De Missolz sul post-punk degli anni ‘70, Crazy Horse di Frederick Wiseman sullo storico cabaret parigino fondato nel 1951. Sono alcuni dei titoli selezionati, tra gli eventi speciali e fuori concorso, dalla 52° edizione del Festival dei Popoli - Festival Internazionale del Film Documentario - che si svolgerà dal 12 al 19 novembre, tra Cinema Odeon e Spazio Uno, nell’ambito della 50 giorni di cinema internazionale a Firenze (la manifestazione coordinata da FST - Mediateca Regionale Toscana Film Commission). La 52esima edizione del Festival dei Popoli, presieduto da Claudio Giua e diretto da Maria Bonsanti e Alberto Lastrucci, presenta il Concorso Internazionale (14 lungometraggi e 13 cortometraggi), un focus sulla democrazia dal titolo “Declining democracy” (3 documentari), la sezione dedicata alla miglior produzione italiana con “Panorama” (8), la prima retrospettiva in Italia del regista spagnolo Isaki Lacuesta dal titolo “Nuotare tra le immagini” (23), gli “Eventi speciali” (4) e la selezione ufficiale “Fuori Concorso” (7). “In questi tempi di crisi globale e di lotte per mantenere tassi decenti di dignità personale e collettiva – ha detto Claudio Giua, presidente del Festival dei Popoli - il Festival numero 52 sa di poter dare un contributo non marginale.

Che è fatto, come nel 1959 e in tutti gli anni successivi, di documentazione attenta, di proposte di soluzione, di momenti di puro divertimento. In concorso e nelle rassegne ci sono opere che mostrano la realtà da angolazioni inusuali. Capiremo perchè l’internazionalizzazione dei commerci risponda a criteri di solo profitto; vedremo come nei paesi della più recente industrializzazione, quelli del Bric (Brasile, Russia, India, Cina) si continui a vivere secondo logiche tribali; scopriremo che una culla della civiltà occidentale e della democrazia tratta gli immigrati clandestini come gli appestati nel Seicento; ritroveremo guerre dimenticate eppure mai spente; vivremo un’estate indimenticabile nell’era degli sms e di Facebook; andremo a scavare tra i segreti del nume ispiratore delle rivoluzioni colorate degli ultimi anni.

Qui e là, a darci respiro, grande musica soprattutto rock, incursioni di altre arti, a chiudere persino una visita nel tempio dell’erotismo patinato di luci, ombre e pailettes”. La 52esima edizione sarà inaugurata (12 novembre, ore 21.30) con l’anteprima di It might get loud di Davis Guggenheim (premio Oscar per Una scomoda verità) con protagonisti Jimmy Page (Led Zeppelin), The Edge (U2), Jack White (The White Stripes) che s’incontrano per raccontare storie di musica e ribellione intrecciando tre stagioni del rock e tre filosofie musicali differenti (Il documentario di apertura fa parte della Sezione Eventi speciali). Sezione eventi speciali - La sezione, oltre al già citato It might get loud, è composta da quattro film che rendono omaggio a grandi maestri: Werner Herzog con la proiezione in 3D (prima al Cinema Odeon) di Cave of Forgotten Dreams (lunedì 14) organizzata in collaborazione con Florens, Fred Wiseman con Crazy Horse (film di chiusura il 19 novembre) sullo storico locale parigino, Raoul Ruiz con Brise Glace (17 novembre, uno dei capolavori dell’archivio del Festival dei Popoli).

Ospite d’onore sarà Edgar Morin, primo giurato del Festival dei Popoli nel 1959, che presenterà all’Istituto Francese il documentario Cronique d’un film di Ayreen Anastas, François Bucher e Rene Gabri (materiale inedito di Chronique d’un été, 12 novembre). Morin parteciperà a un incontro pubblico con l’antropologo Tullio Seppilli (domenica 13 novembre, ore 11, caffè letterario Le Murate). Sezione fuori concorso - La selezione presenta quattro titoli per riflettere su rivoluzione, dissidenza, ribellione e pacifismo nelle democrazie e nei regimi totalitari a suon di rock, Lsd e nascita del movimento delle Pantere Nere.

I titoli sono Wild Thing di Jérôme De Missolz, un’indagine nei meandri della musica rock tra Iggy Pop, Pete Doherty, Chuck Berry, Rolling Stones, Clash, Velvet Underground e Joy Division; Bombay Beach di Alma Har'el con la colonna sonora di Bob Dylan e Beirut sulle storie di Benny, CeeJay e Red che vivono a Bombay Beach, la contea più povera della California. The substance – Albert Hofmann’s LSD di Martin Witz sulla storia della LSD e The Black Power Mixtape 1967-1975 di Göran Olsson sul movimento storico delle Pantere Nere con la colonna sonora di gruppi dei maggiori esponenti della black music (Harry Belafonte, Talib Kweli, Erykah Badu). Focus Declining Democracy – La consolidata collaborazione tra Festival dei Popoli e CCC Strozzina – Centro di Cultura Contemporanea a Palazzo Strozzi – si arricchisce di un vero e proprio focus, composto da tre film, sul tema della mostra “Declining Democracy - Ripensare la democrazia tra utopia e partecipazione” in corso al museo.

Tre i titoli selezionati: How to Start a Revolution di Ruaridh Arrow, sulle rivoluzioni non violente ispirate al pensiero di Gene Sharp che hanno coinvolto Ucraina, Iran, Egitto e Indonesia; Fragments d'une Révolution, un’opera collettiva che parte dai cittadini di Teheran per raggiungere quelli di tutto il mondo, tramite una esule iraniana che raccoglie frammenti di immagini delle proteste nel suo Paese da una postazione informatica di Parigi. Chiude la sezione Le Khmer rouge et le non violent di Bernard Mangiante sulle pagine più buie della storia del Novecento: quella scritta dai Khmer Rossi in Cambogia. Sezione Panorama - E’ un focus sulla migliore produzione nazionale dell’ultimo anno, otto titoli in concorso: Hit the road, nonna di Duccio Chiarini, che analizza il ruolo della donna nella società italiana del dopoguerra attraverso la storia di Delia, una delle prime imprenditrici che ha sfidato tutte le convenzioni dell'epoca; Cadenza d’inganno di Leonardo Costanzo, storia di Antonio, un ragazzo borderline napoletano ripreso nella sua turbolenta quotidianità.

Etica e innovazione sono le tematiche affrontate da Mother India di Raffaele Brunetti, che racconta le vicende di alcune coppie che in India si sono rivolte alle cliniche specializzate in fecondazione assistita e in “uteri in affitto”. Dall’India a un piccolo paese nel nord dell'Islanda con Dopotutto, non solo un bel paesaggio di Emiliano Monaco che segue le ultime uscite in barca di due pescatori in pensione che affrontano la malattia e la vecchiaia. In nessuna lingua del mondo di Paola Piacenza è un viaggio da Kaliningrad, ex capitale della Prussia orientale, a Tropojë, nel nord dell’Albania, non molto tempo fa capitale del banditismo, con uno sguardo attento all’umanità di due realtà estreme, prossime all’Europa, ma da questa escluse; Milano 55,1.

Cronaca di una settimana di passioni, film collettivo coordinato da Bruno Oliviero e Luca Mosso che vede coinvolti oltre 50 filmmaker per sette giorni di riprese, è stato girato nell’ultima fase della campagna elettorale milanese che si è chiusa con la vittoria al ballottaggio di Giuliano Pisapia su Letizia Moratti. Desiderio di integrazione e paura per una società che li emargina e perseguita per i quattro giovani albini in Africa protagonisti di White Men di Alessandro Baltera e Matteo Tortone.

Nella sezione Panorama anche un film work in progress: Yanqui di Giovanni Buccomino, che propone una versione alternativa alla tragedia dell’11 settembre attraverso il racconto di Kurt Sonnenfeld, videografo ufficiale del governo USA e unico cameraman cui sia stato consentito accesso illimitato a Ground Zero subito dopo il crollo delle torri. Retrospettiva Isaki Lacuesta: Nuotare tra le immagini - Come di consueto, il Festival presenta una retrospettiva, quest’anno dedicata a Isaki Lacuesta, giovane ma già affermato regista catalano, che ha al suo attivo 24 film (tra lunghi e corti) molto apprezzati nei maggiori festival internazionali.

Si tratta della prima retrospettiva in Italia su questo autore che spazia tra fiction e documentario in un’inedita fusione tra generi e linguaggi del cinema. Tra le anteprime il regista catalano presenterà El cuaderno de Barro e Los pasos dobles: il primo, che segue il lavoro di Barceló in Africa, è un documentario nato durante le riprese del secondo, che si dipana come film misterioso e affascinante, muovendosi senza paura in un territorio africano in cui le distinzioni tra finzione e realtà si confondono.

Tra i titoli da segnalare della retrospettiva la proiezione de La noche que no acaba, un omaggio alla star hollywoodiana Ava Gardner e al suo amore per la Spagna. Concorso lungometraggi - Il Concorso lungometraggi presenta 14 titoli: dall’Italia arrivano L’estate di Giacomo di Alessandro Comodin e Lasciando la baia del re di Claudia Cipriani (Italia, 2011). Il film di Comodin, unico italiano vincitore all’ultimo Festival di Locarno nella sezione Cineasti del Presente, riprende Giacomo, diciottenne non udente, e Stefania, sua amica d’infanzia, in una spensierata giornata d’estate e nell’imminente passaggio verso la vita adulta.

La Baia del re della Cipriani è un quartiere popolare alla periferia di Milano: il racconto si focalizza su una scuola particolare dove i destini di una ragazzina e di un’insegnante s’incrociano. Quattro i titoli provenienti dalla Francia: La pluie et le beau temps di Ariane Doublet, sulle fasi della lavorazione e commercio del lino in Normandia e sulle regole di mercato ed economia globalizzata. The anabasis of May and Fusako Shigenobu, Masao Adachi and 27 years without images di Eric Baudelaire, storia dell’Armata Rossa giapponese rievocata attraverso le storie della fondatrice dell’ARG Fusako Shigenobu, sua figlia May e il regista Masao Adachi.

Armand 15 ans l’été di Blaise Harrison, storia di Armand, un ragazzo un po’ robusto, ma a proprio agio nel suo corpo e con i suoi coetanei. Dalla Svizzera Vol spécial di Fernand Melgar sugli immigrati richiedenti asilo nell’attesa di espulsioni dal territorio elvetico. Dall’Argentina Mensajero di Martín Solá: Rodrigo è un messaggero di una comunità della Puña, nel nord dell’Argentina, che lascia il suo posto per lavorare in una salina. Dalla Lettonia l’affascinante dialogo interiore e viaggio introspettivo di Ramin di Audrius Stonys.

La Spagna sarà rappresentata da Mercado de Futuros di Mercedes Álvarez che racconta l’anima della nostra epoca, passando da una fiera immobiliare ai broker del mondo finanziario. Un turbolento triangolo amoroso è quello raccontato in People I could have been and maybe I am di Boris Gerrets (Paesi Bassi, 2010) tra la brasiliana Sandrine, Steve, un senzatetto che ha alle spalle una storia di tossicodipendenze e la sua ex fidanzata poetessa Precious. Dal Belgio Territoire Perdu di Pierre-Yves Vandeweerd sul popolo Saharawi.

I lottatori di wrestling in Fake it so real di Robert Greene (USA 2011), durante la preparazione di un importante show, sullo sfondo di una crisi finanziaria devastante. Dalla Polonia arriva la storia di Janek, 8 anni, partito da Varsavia con la sua famiglia per giungere in un piccolo paese nel nord dell’Argentina abitato con Argentynska lekcja di Wojciech Staron; dalla Romania Crulic – Drumul spre dincolo di Anca Damian: animazioni in stop-motion che danno voce a Claudiu Crulic, giovane immigrato rumeno accusato di un piccolo furto e morto nelle prigioni di Cracovia dopo un lungo sciopero della fame. Concorso cortometraggi - Il volto meno scontato dell’India contemporanea in Jan Villa di Natasha Mendonca (India/USA 2010).

La storia dell’undicenne Anne, affetta dalla sindrome di Tourette, patologia che spinge il corpo a compiere gesti involontari o movimenti improvvisi, in Anne Vliegt di Catherine van Campen. Führung di René Frölke sulla visita dell’allora Presidente Federale Horst Köhler (2008) a una delle scuole d’eccellenza della Germania. Dal Brasile Ovos de dinnosauro na sala de estar di Rafael Urban, la storia di un’anziana donna che prende lezioni di fotografia per preservare la memoria del suo defunto marito.

La scoperta dei suoni del mondo in Sonor di Peter Levin, che racconta l’incontro tra un musicista e una ballerina non udente dalla nascita. The D Train di Jay Rosenblatt è un’opera dedicata al padre del regista, la riflessione commossa di una vita che corre velocemente, come un treno sui binari, dalla nascita alla morte. Tempo di osservazioni e analisi dell’esistenza anche in Wachstum di Florian Heinzen-Ziob in un cui un albero di ciliege del giardino dei nonni scandisce per il protagonista il ritmo delle stagioni.

Dall’Argentina Epecuén di Sofía Brockenshire, Verena Kuri sulla catastrofe naturale che ne ha distrutto una località turistica. L’eterno conflitto tra l’uomo con la macchina da presa e il suo soggetto ne L'ambassadeur & moi di Jan Czarlewski. L'amore tra un padre e un figlio profughi ceceni che hanno trovato rifugio a Varsavia in Vakha I Magomed di Marta Prus (Polonia, 2010). White Elephant (Nzoku Ya pembe) di Kristof Bilsen, un documentario sull’ufficio postale centrale di Kinshasa, in Congo.

Questo grandioso relitto del passato coloniale ha intrappolato i suoi impiegati, come congelati in una dimensione spazio-temporale da cui desiderano e pianificano di fuggire. Dalla Francia arriva Post-Industrie di Arnaud Gerber sulla prima inquadratura della storia del cinema (L’uscita dalle officine Lumiere) e dall’Italia Schi(z)zo di Paolo Vittore Parvis sul dialogo del regista con la sorella nella casa precedentemente andata in fiamme. Adotta un doc - Lo scorso aprile è stata inaugurata l’iniziativa “Adotta un Doc” che permetteva al pubblico, con il contributo di un euro, di adottare un documentario dell’archivio del Festival dei popoli e riportarlo alla luce.

Durante il festival saranno proiettate due opere rare e provenienti dall’archivio sulla difesa dei diritti civili e sul pacifismo negli USA restaurate grazie a questa iniziativa. Profile of a Peace Parade di D. Loeb Weiss (USA, 1967) documenta i preparativi e lo svolgersi di una marcia per la pace organizzata a New York nel 1967 e The Life and Times of Rosie the Riveter di Connie Field (USA, 1980) racconta la storia di cinque donne che, come tante, durante la seconda guerra mondiale presero il posto degli uomini nelle fabbriche, contraddicendo le opinioni correnti sulle possibilità e capacità femminili.

Rosie divenne il simbolo di queste donne operaie. PREMI E GIURIE - La Giuria internazionale Renate Costa (Paraguay), Tizza Covi (Italia) e Nuno Sena (Portogallo) assegna il Premio dei Popoli al Migliore Film (Euro 8.000) e il Premio dei Popoli alla Migliore Regia (Euro 3.500), assegnando anche la Targa "Gian Paolo Paoli" al miglior film etno-antropologico. Inoltre assegnerà il Premio dei Popoli al Migliore Cortometraggio (Euro 2.500). Tra le novità di questo anno il premio “Cinemaitaliano.info - CG Home Video” che sarà consegnato al “Miglior Film Italiano” presentato al Festival dei Popoli: “CG Home Video” offre l’opportunità di pubblicare, distribuire e commercializzare, su tutto il territorio italiano, il film decretato come vincitore dalla giuria composta dai giornalisti del portale web www.cinemaitaliano.info.

La giuria del premio sarà composta da Stefano Amadio, Antonio Capellupo, Carlo Griseri e Simone Pinchiorri. Inoltre la Giuria, composta da studenti dell’Università degli Studi di Firenze e dell’Istituto Lorenzo de’ Medici, assegna ad uno dei cortometraggi in concorso il Premio Lorenzo de’ Medici (Euro 1.000).

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