Ernesto Rossi: pianificare la libertà

Venerdì 11 novembre 2011, ore 17, presentazione alla Saletta del Circolo Fratelli Rosselli

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 novembre 2011 17:57
Ernesto Rossi: pianificare la libertà

Il Circolo Fratelli Rosselli e la Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini, con l'Istituto Storico della Resistenza in Toscana, venerdì 11 novembre 2011 (ore 17) organizzano alla Saletta del Circolo Fratelli Rosselli (Piazza della Libertà 16, Firenze) la presentazione del libro Ernesto Rossi. Pianificare la libertà. Il dirigismo liberale da Ventotene agli esordi della Repubblica. 1939-1954 di Simonetta Michelotti, Edizioni Ultima Spiaggia, Ventotene 2011. Partecipano Simone Neri Serneri, Direttore ISRT, Pier Francesco Asso, Università di Palermo, Luciano Segreto, Università di Firenze, Simone Visciola, Università di Firenze.

Saranno presenti l’autrice e l’editore. Il libro di Simonetta Michelotti racconta il divenire del progetto di pianificazione della libertà economica di Ernesto Rossi, attraverso la formazione culturale giovanile, gli studi svolti in carcere e confino, il completamento e la stesura delle bozze dei suoi principali saggi economici (Critica del sindacalismo, La riforma agraria, Abolire la miseria, Critica del capitalismo), pubblicati negli anni fra il 1945 e il 1950. L'autrice ricostruisce, nel volume ricco di note bibliografiche e corredato di indice dei nomi e di un affezionato ricordo per immagini, il percorso intellettuale che portò Rossi ad essere il famoso pubblicista negli anni della ricostruzione e del miracolo economico, il promotore dei convegni degli Amici de "Il Mondo". Ernesto Rossi (Caserta, 1897) vive a Firenze la fanciullezza e la prima giovinezza e si diploma al liceo classico Galileo nel 1915.

Volontario in guerra, è gravemente ferito nel 1917. Nel 1920 si laurea in Giurisprudenza all'Università di Siena con una tesi su Vilfredo Pareto. Dal 1919 al 1922 collabora al «Popolo d’Italia» e in contemporanea a «L’Unità» e a «Rivoluzione liberale». Tra il 1920 e il 1921 lavora per l'Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d'Italia in Basilicata, dove matura un’importante esperienza sulla situazione dei contadini nell'Italia meridionale. Nel 1922 diviene segretario dell’Associazione agraria toscana e ne dirige l'organo di informazione, il «Giornale degli agricoltori toscani».

Nel 1919 conosce Gaetano Salvemini e i fratelli Carlo e Nello Rosselli, con cui condivide l'attività politica del Circolo di Cultura, e successivamente di «Italia Libera» e del «Non mollare», il primo giornale clandestino nato sotto l’oppressione fascista. È insegnante all’Istituto tecnico di Firenze, quando, il 31 maggio 1925, in procinto di essere arrestato in seguito ad una delazione, fugge e ripara in Francia. Rientra nell’ottobre, si nasconde alle ricerche della polizia grazie al comunissimo nome, riuscendo anche a vincere un concorso nazionale per l’insegnamento di discipline economico-giuridiche.

Sceglie come sede Bergamo, dove insegnerà per 5 anni all’Istituto tecnico «Vittorio Emanuele II» e dove conoscerà la futura compagna di vita e di battaglie politiche, Ada Rossi. Continua l’attività antifascista in collaborazione con il gruppo milanese di Riccardo Bauer, Umberto Ceva e Ferruccio Parri, collaborando anche con gli esuli parigini. Conosce Luigi Einaudi, con il quale avrà un proficuo rapporto personale e scientifico. Nel 1929 è tra i fondatori del movimento antifascista «Giustizia e libertà».

Viene arrestato il 30 ottobre 1930, per il tradimento di Carlo Del Re, e condannato con Bauer a venti anni di carcere. L'altro compagno di lotta, Ceva, muore suicida per paura di tradire gli amici. Dopo nove anni di carcere, è confinato a Ventotene fino al luglio 1943: scrive il Manifesto per un'Europa libera e unita, insieme a Eugenio Colorni e Altiero Spinelli. Riconquistata la libertà alla caduta del regime, fonda e anima il Movimento Federalista Europeo e aderisce al Partito d’Azione. L’8 settembre 1943 tiene un comizio a Bergamo, prima di rifugiarsi in Svizzera in pessime condizioni di salute.

Rimane in esilio fino al 1945 e lavora assiduamente alla proposta di Stati Uniti d’Europa. Con la nascita della Repubblica, rivela esemplari doti di amministratore pubblico come presidente dell’ARAR e si distingue per la sua attività di saggista (tra i suoi libri si ricordano Abolire la miseria, I padroni del vapore, Il manganello e l'aspersorio) e di pubblicista (in particolare per la sua collaborazione a «Il Mondo», diretto da Mario Pannunzio, e a «L’astrolabio» di Ferruccio Parri).

I suoi scritti rappresentano una critica costruttiva all'Italia degli anni Cinquanta e Sessanta, un paese avviato sulla strada della modernizzazione, ma con ancora molte questioni politiche irrisolte. Nel 1955 è tra i fondatori del Partito radicale. Si spegne a Roma, a seguito di un delicato intervento chirurgico, il 9 febbraio 1967.

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