''This must be the place''

L'America di Paolo Sorrentino in un road-movie visionario

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 ottobre 2011 16:52
''This must be the place''

Un' interpretazione straordinaria di Sean Penn caratterizza l'ultimo film di Paolo Sorrentino “This must be the place". Dopo il successo de “Il Divo”, a due anni di distanza il regista presenta un film “diverso”ed eccentrico che si impone per la qualità del linguaggio e delle immagini. La storia è quella di Cheyenne un'ex divo del rock che vive annoiato in una villa in Irlanda. In questo dorato rifugio si trascina afflitto dalla depressione.

Cheyenne veste ancora i panni di quando era una rock star. Si trucca come allora, si mette il rossetto per essere legato a quella che è stata la sua immagine. Abbigliato in modo eccentrico cammina per Dublino, talvolta irriso, altre volte ammirato da quelli che furono i suoi fan. Una vita senza qualità , confortata da una moglie paziente che lo ama e lo motiva giorno dopo giorno e da alcuni amici, un'esistenza dove Cheyenne si limita ad andare al supermercato, mangiare bio, occuparsi della borsa, giocare alla pelota con la moglie nella piscina vuota.

fino a che la sua abulica depressione non viene improvvisamente scossa dalla notizia di suo padre moribondo. Cheyenne decide di tornare a New York, ma non arriverà in tempo: troverà il padre, con cui non ha rapporti da trenta anni, morto ma scoprirà nelle carte del genitore, ebreo sopravvissuto all'Olocausto, il desiderio di trovare il nazista che lo aveva umiliato quando era nel campo di concentramento. Scatta per Cheyenne uno scopo ,la voglia di compiere la missione non realizzata dal padre : trovare il nazista.

Inizia una sorta di viaggio attraverso i grandi spazi americani. Dopo uno splendido inizio in cui il regista ci fa conoscere l'introverso Cheyenne, il film prende una svolta diversa: dalla lentezza densa di significati della prima parte a un imprevisto e inconsueto road movie. L'America di Sorrentino, se può evidenziare, riferimenti alla pittura di Edward Hopper per certe immagini tipiche come pub o hotel e soprattutto per il taglio della luce, è una visione nuova.

I luoghi che abbiamo visto in altri film adesso sono visti dal regista con uno sguardo profondo che usa lunghi piani sequenza e fa apparire e scomparire personaggi solitari e malinconici, che entrano in contatto col protagonista. Immagini che colpiscono , flash di cui avvertiamo più tardi il significato per farci scoprire il senso della storia e del viaggio di Cheyenne, un road-movie di formazione che condurrà questo bambino non cresciuto a diventare adulto. Il linguaggio visionario del regista confeziona una storia intrigante e si avvale di un grande interpretazione di Sean Penn che costruisce il personaggio grottesco di Cheyenne senza mai lasciarlo cadere nel ridicolo.

Ottimi anche gli altri interpreti:France McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten. Straordinaria la musica di Oldham e Byrne. Significativo il “cameo” di David Byrne autore di “This must be the place”, che da il titolo al film ed è una canzone incisa nel 1983 da “The Talking Heads”. Alessandro Lazzeri

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