Leonard Bundu: il pugile, l'uomo, il Campione

Il pugile che ha perso tempo, che saltava gli allenamenti, che preferiva combattere nella categoria di peso superiore per non sottoporsi alla tortura della dieta si confessa a Nove da Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 ottobre 2011 14:38
Leonard Bundu: il pugile, l'uomo, il Campione

Il pugile con un record di 26 incontri e nessuna sconfitta da professionista, che ha difeso il titolo di Campione dell’Unione Europea in casa dell’avversario, che ha combattuto per il titolo Europeo EBU – la sigla più importante a livello continentale - sempre fuori casa, con un ematoma grosso come una pallina da tennis per 7 delle 8 riprese disputate. A quel pugile, a quell’uomo abbiamo fatto alcune domande sul match per il Titolo Europeo del prossimo 4 Novembre, incontro che mancava a Firenze dal 1967.

In molti parlando della tua prima parte di carriera ti hanno definito un pugile “pazzerello” e comunque non sempre disposto ad accettare le dure regole del pugilato ad altissimi livelli. Chi è quella persona o quell’evento che ha invertito la tendenza e ti ha portato a combattere per il Titolo Europeo? A Novembre avrò 37 anni ed anche se in un certo senso mi considero un ragazzino, in un altro sono maturato, in questo è stato fondamentale aver conosciuto mia moglie Giuliana, che io chiamo moglie ma è la mia compagna, e ovviamente i nostri figli Andrè e Frida.

In più, dopo tanti anni di carriera dilettantistica, ho seguito il consiglio di chi mi diceva di provare il professionismo, da professionista ho trovato nuovi stimoli, e così eccoci qua. A Roma hai combattuto per 7 riprese con quell’ematoma sulla fronte, che a tuo stesso dire ti procurava dolore solo appoggiandoci il guantone per coprirti. Hai mai pensato, anche solo per un secondo, ad abbandonare il match? No, sinceramente non ho pensato ad abbandonare, certo il dolore in alcuni momenti era come una coltellata, mi toglieva il fiato e la lucidità, e allora pensavo qui si mette male, ma poi l’adrenalina, il pubblico, non so come spiegare, ti fanno andare avanti.

Poi c’è stato l’intervento del medico, comunque niente da recriminare. Come ti sentivi al momento dello stop? Bene, pensavo a fare il mio match, intravedevo uno spiraglio, mi sembrava di vedere che il mio avversario fosse un po’ stanco. Non è il tuo primo match che si decide complice una testata, colpi che comunque possono sempre compromettere un match. Pensi che la federazione dovrebbe trovare nuove soluzioni? Sono cose che succedono, c’è poco da fare, per me vanno bene le regole che ci sono, il no contest se lo stop arriva prima del 4° round, la lettura dei cartellini se avviene dopo, non vedo altre soluzioni. Con Petrucci vi conoscevate bene prima del match di Roma, a maggior ragione ora avete l’uno dell’altro un gran numero d’informazioni, punti di forza, eventuali punti deboli.

Da parte tua prevarrà la strategia o ti affiderai comunque all’istinto? Non c’è mai una strategia scritta da seguire: allora nel primo round faccio questo nel secondo quest’altro…mi affiderò all’istinto, cercando di stare più attento alla testa, visto che per il modo di combattere di entrambi non vorrei che anche questo match finisse come l’altro, tatticamente invece cercherò di correggere alcuni errori, che, che.. Che non ci dirai Che non vi dirò - ride - In Germania, si organizzano grandissimi eventi che riempiono veri e propri stadi,- 45 mila spettatori per il Mondiale dei Massimi -, cosa si dovrebbe fare in Italia per iniziare ad avvicinarci ai numeri tedeschi.

L’evento di Roma ha avuto un bell’impatto sul movimento nazionale della boxe, un derby fra due pugili italiani non accadeva da 50 anni, però il messaggio è passato solo agli addetti ai lavori, il grande pubblico è rimasto fuori. La diretta t.v sulla Rai, per esempio, non è stata preceduta da spot che la pubblicizzavano. Promuovere gli eventi, iniziando da quelli più importanti, sarebbe fondamentale per coinvolgere il grande pubblico. Pensi che la neonata lega Pro Boxe stia svolgendo un buon lavoro? Il fatto che sia nata è un bel passo in avanti, il presidente era alla presentazione del match in Palazzo Vecchio.

Per ora è presto, vedremo in futuro. A Roma prima del match tutti hanno visto e apprezzato la tua maglia con scritto “io non me ne frego” puoi dirci qualcosa di più? Io non me ne frego è in realtà un’organizzazione Onlus http://www.iononmenefrego.org/ che aiuta i paesi, come la Sierra Leone, reduci da conflitti o catastrofi. Mi fa’ piacere aver contribuito a dare visibilità e comunque da qualche parte, sui calzoncini ad esempio troverà posto quella scritta.

Stiamo cercando uno sponsor, sarebbe bello ripetere il gesto con il supporto di uno sponsor. Cosa ne pensi delle ring girl, e più nello specifico non credi che chi non è appassionato possa trarre conclusioni del tipo uomini che si picchiano e donne succinte che mostrano un cartello? C’è modo e modo di fare le cose, non vedo niente di dispregiativo per le donne e il pugilato se c’è una bella ragazza sul ring, magari non si dovrebbe esagerare. Come a Roma con la lap dance o a Firenze per il mondiale di Marceddu, che c’erano le ragazze di un sexy disco? Sì, quelle mi sembrano esagerazioni, anche perché a vedere i match ci sono anche le donne.

Hai combattuto ha livelli altissimi anche nel pugilato dilettantistico, cosa c’è di diverso, se c’è, in termini di emozioni con un match per titolo europeo professionista? Sono cresciuto pugilisticamente con i grandi appuntamenti dei dilettanti, Campionati del Mondo, Olimpiadi, e con campioni come Teofilo Stevenson, la carriera dilettantistica mi sembrava la cosa più importante, ho davvero avuto delle emozioni incredibili dai Campionati del Mondo – ricordiamo medaglia di bronzo nel 1999 - e dall’aver solo partecipato alle Olimpiadi.

Però ora che sono entrato nell’ottica del professionismo, senza nulla togliere ai tornei dei dilettanti, ora, il Campionato Europeo per me è il top. Per un incontro di questa importanza un pugile passa tanto dentro gli spogliatoi, puoi dirci come passi queste ore decisive per la tua carriera e la tua vita? Diciamo che quando iniziano i primi match della serata io sono negli spogliatoi con gli altri ragazzi che combattono, ci diamo le raccomandazioni, ci incitiamo, anche per distrarsi e non pensare troppo al match.

Quando manca all’incirca un’ora inizio a cambiarmi lentamente, penso al match, ma non diventa mai un assillo. Mi piace sempre vedere gente in giro mentre mi riscaldo ed inizio a fare le fasciature. Poi quando manca un quarto d’ora la porta dello spogliatoio si chiude e rimango solo con i Maestri, ascolto i consigli, e poi, e poi via, si parte. Ha riportato un match per il Titolo Europeo in una città sanguigna come Firenze cosa ti senti dire ai fiorentini che verranno a sostenerti? A Firenze ci sono un sacco di sport, ma la preferenza va sempre al calcio, il 4 Novembre ci sono tutte le premesse per assistere ad un match spettacolare, un match che manca da tanto tempo a Firenze.

Voi che siete fiorentini, voi che siete vicini questa è un’occasione, anche per i non appassionati, di vedere un evento nuovo, un evento che sarà da ricordare, state sicuri che io farò di tutto perché lo sia. L’intervista è finita, con il sorriso e l’umiltà che lo contraddistinguono Leonard ci ha parlato di Campionati del Mondo, Olimpiadi e del prossimo Campionato Europeo. Ci sono uomini che devono perdere tempo per saper apprezzare il tempo, ora. E se poi hanno il talento di Leonard si trovano a combattere per il Titolo Europeo a 37 anni.

Il 4 Novembre non facciamo mancare il sostegno a Leonard, un Uomo così, un Campione così, chissà quando lo ritroviamo. di Massimo Capitani

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