Meyer, lista di attesa di 10 mesi per una bimba di 3

Mugnai (Pdl): «Toscani in lista d’attesa fin dalla culla. Per ridurle la Regione ha speso 24milioni di euro senza risultati». Il Vicepresidente della Commissione sanità interroga Rossi e Scaramuccia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 ottobre 2011 14:41
Meyer, lista di attesa di 10 mesi per una bimba di 3

Ha tre mesi appena, ma per essere visitata agli occhi al Meyer per sospetta ambliopia deve attenderne addirittura dieci: da oggi fino al luglio 2012. Accade a Firenze, Asl 10, a una bimba il cui pediatra ha consigliato il controllo presso l’ospedale pediatrico fiorentino dopo aver riscontrato, durante la visita periodica, una sospetta sindrome dell’occhio pigro. Ambliopia, appunto. Appena fuori dallo studio del pediatra, i genitori della piccola si sono precipitati a telefonare al Cup, all’840.003.003, per prenotare la visita specialistica da un oculista al Meyer.

Lì la doccia fredda: la prima data disponibile è quella del 5 luglio 2012. Ora: l’ambliopia, trattata in tempo, non è grave. Il danno, come spiega il sito dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità (www.Iapb.it), «è generalmente reversibile […] ma su questo punto non c’è concordanza della comunità medico-scientifica». Ovvio dunque che sarebbe il caso di confermare o no la diagnosi il prima possibile, locuzione che mal si sposa con l’annata di attesa assegnata alla piccola paziente. «E’ un caso sintomatico che dimostra come i toscani siano in lista d’attesa letteralmente fin dalla culla.

E sì che solo due mesi fa la Regione ha dichiarato di aver speso 24 milioni di euro per contrastare questa piaga, evidentemente senza risultato». A parlare così è il Vicepresidente della Commissione sanità Stefano Mugnai (Pdl). E’ lui che dà notizia del caso della bimba fiorentina dopo aver ricevuto la segnalazione proprio da parte dei genitori. Sulla vicenda è naturalmente già scattata l’interrogazione, con la quale Mugnai chiede al governatore Enrico Rossi e all’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia «come si intenda risolvere la situazione della bimba», ma anche di conoscere «i progetti per la riduzione delle liste di attesa presentati dalle aziende che coinvolgono il Meyer e i relativi importi richiesti», «i tempi di attesa per le visite specialistiche e diagnostiche erogate al Meyer» e «se si intenda spendere altro denaro pubblico per dichiarare interventi demagogici come quello sulla riduzione dei tempi di attesa». Fin qui i quesiti su cui Mugnai interpella la Regione invocando risposta scritta.

Prima però, in premessa, c’è la ricostruzione dei fatti di cui sopra, a cui si aggiungono alcune considerazioni: «La delibera 493 del 13 Giugno 2011 – ricorda infatti Mugnai – adotta il piano regionale del governo delle liste di attesa, dove sono individuate le classi di priorità con cui devono essere eseguite le prestazioni sanitarie: urgente (entro 72 ore), breve (entro 10 giorni), differibile (dai 15 ai 30 per le visite e ai 60 giorni per gli accertamenti diagnostici). Nel Dpef regionale 2012, la Regione aveva evidenziato che erano stati stanziati 24 milioni di euro per la riduzione dei tempi di attesa in tutte le aziende sanitarie».

Esiste poi «la delibera n.485 del 13 giugno 2011 che ha predisposto gli “Indirizzi regionali per il miglioramento dell’appropriatezza nell’utilizzo delle prestazioni in ambito ambulatoriale, erogate dalle strutture sanitarie, pubbliche e private accreditate, ospedaliere e territoriali. Piano di intervento biennale 2011-2012.”dove il principio base che le aziende devono seguire è garantire l’intervento “giusto” al paziente “giusto” al momento “giusto” nel posto “giusto” erogato dal professionista “giusto” in tempi coerenti con il grado di bisogno per il quale progetto la Regione ha stanziato ulteriori 960.000 euro». Nel caso della piccola, però, di giusto c’è ben poco.

Per questo, ritenendo tra l’altro «opportuno monitorare, per quanto possibile, la spesa delle risorse pubbliche da parte degli enti sanitari regionali», Mugnai chiede soluzioni alla Regione.

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