‘Navigatori indipendenti’, i rischi alla guida

Scopo della ricerca è indagare la percezione del rischio associato all’utilizzo di sostanze su un campione di 314 ragazze e ragazzi (età media 20 anni) che frequentano scuole guida nelle province di Firenze, Grosseto, Livorno, Pistoia e Prato

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 settembre 2011 20:01
‘Navigatori indipendenti’, i rischi alla guida

Firenze – Stop ai comportamenti a rischio quando ci si mette al volante della propria automobile. E’ questo l’obiettivo del progetto ‘Navigatori Indipendenti’, realizzato e promosso dal Ceart (il Coordinamento Enti Ausiliari Regione Toscana) insieme al Cesvot e con il contributo della Regione, presentato stamattina a Palazzo Strozzi Sacrati dagli assessori Scaramuccia e Allocca, dal presidente del Ceart Umberto Paioletti e dal coordinatore dell’iniziativa Stefano Carboni. Il progetto è stato finanziato dalla Regione con 60.000 euro, per un anno. Alcol e droga, secondo una stima dell’Istituto Superiore di Sanita’, sono tra le cause principali di morte tra i giovani, mentre gli incidenti provocati da conducenti in stato psicofisico alterato da alcol e droga rappresentano quasi un terzo del totale dei sinistri che avvengono in Italia.

Secondo la Polizia Stradale inoltre, nel 2009, su 4.237 morti per incidente stradale, 950 avevano un’eta’ compresa tra 18 e 29 anni e il 42,9% di queste giovani vittime, 408 ragazzi, ha perso la vita di notte, tra le 22 e le 6 del mattino. Per cercare di invertire questa drammatica tendenza la Toscana, attraverso ‘Navigatori Indipendenti’, mira a creare una rete di prevenzione in grado di raggiungere il numero più ampio possibile di persone, in particolar modo giovani e neo-patentati, attraverso il coinvolgimento delle autoscuole e degli istruttori di guida. La rete di sostegno al progetto è composta da realtà del pubblico, del privato e del privato sociale.

Oltre alla Regione e ai diciotto enti ausiliari che formano il Ceart, hanno aderito il Centro Alcologico Regionale, le Provincie di Livorno, Firenze e Lucca e la CONFEDERTAAI (uno dei sindacati di riferimento delle scuole guida toscane). “La creazione di una rete più vasta di prevenzione sulla sicurezza stradale rivolta ai giovani – ha spiegato l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – può rivelarsi fondamentale proprio perché ci occupiamo di un fenomeno complesso, con molte componenti di ordine sociale, culturale e comportamentali del singolo e del gruppo di amici.

Per questo ritengo che sia indispensabile uno sforzo congiunto e mirato, proprio perché la sola azione repressiva e amministrativa, seppur necessaria, non può dare una soluzione al problema. Famiglie, istituzioni, privati ed i giovani stessi, possano dare un notevole apporto alla promozione di contesti di vita e di divertimento improntati ad un maggiore senso di responsabilità”. “Ancora oggi – ha detto l’assessore al welfare Salvatore Allocca – le conseguenze dei cosiddetti comportamenti a rischio dei ragazzi sono drammatiche se pensiamo che l’incidente stradale è la prima causa di morte tra i giovani compresi tra i 15 ed i 20 anni.

Conoscere la realtà e la percezione che i giovani hanno del rischio e dei fattori che lo determinano è dunque importante non solo per individuare possibili ‘politiche positive’, ma anche per stimolare l’emersione delle motivazioni profonde ed inconsce che determinano tali comportamenti. ‘Navigatori Indipendenti’ può essere utile non solo per chi si occupa delle politiche della sicurezza stradale, ma anche e soprattutto per coloro che hanno da poco iniziato a guidare un’auto o una moto, per innescare una utile e produttiva riflessione”. All’interno del libretto del progetto ‘Navigatori Indipendenti’ è contenuta una ricerca condotta dal Ceart tra settembre 2010 e aprile 2011 su un campione di 314 ragazze e ragazzi (età media 20 anni) che frequentano scuole guida nelle province di Firenze, Grosseto, Livorno, Pistoia e Prato.

Scopo della ricerca è indagare la percezione del rischio associato all’utilizzo di sostanze. Il primo risultato ha evidenziato che per la maggior parte degli intervistati una delle cause di incidenti stradali è l’assunzione di alcol (1 intervistato su 5) seguita dall’alta velocità (16%) e dal consumo di sostanze stupefacenti (16%). Riguardo all’incidenza di vari fattori nella decisione di assumere un comportamento rischioso, al primo posto troviamo ‘la gravità delle conseguenze’ (45%), seguita da ‘dimostrare di avere il controllo della situazione’ (19%).

Minore è l’incidenza della possibilità di ‘ottenere dei vantaggi’ (10%), ‘farsi notare’ (14%) e ‘sentirsi parte del gruppo’ (13%). Alla domanda su quale fosse lo stato o la condizione che potesse essere maggiormente associata al rischio, le percentuali più elevate sono per ‘pericolo’ e ‘incoscienza’. La maggior parte dei soggetti (63%) ha risposto di aver assunto alcol nell’ultimo mese. Una percentuale significativa (24%) anche due. Attraverso il questionario si è anche voluto indagare la percezione dei soggetti rispetto ad alcune credenze/luoghi comuni sull’alcol.

La stragrande maggioranza (88%) ritiene che rallenti i riflessi, riduca la capacità di concentrazione, e provochi sonnolenza. Circa la percezione sulla capacità dell’alcol di annullare la stanchezza e rendere la guida più sportiva e meno noiosa, la maggior parte sostiene queste credenze false, rispettivamente l’80% ed il 74%. Tuttavia resta significativo il numero di soggetti che ritengono che queste credenze siano vere, rispettivamente il 16% ed il 21%. Il 44% ha risposto correttamente alla domanda su quale sia il limite di quantità di alcol presente nel sangue prevista dal codice della strada (che è 0,5 g/l).

Per il 32% è pari a 0,0 g/l. Soltanto piccole percentuali hanno fornito un dato superiore. Il 4% ha inoltre riferito, senza che fosse espressamente richiesto, che il codice della strada prevede una differenza del limite tra coloro che hanno la patente da almeno 3 anni e i neo patentati. La maggioranza (53%) ha inoltre dichiarato di essere a conoscenza dell’esistenza di mezzi pubblici e/o privati per raggiungere i locali notturni sebbene il 35% di questi sostiene di non utilizzarli. Infine, alla domanda su cosa occorrerebbe fare per incentivare l’utilizzo dei servizi pubblici o privati non sono state fornite grandi indicazioni (il 56% non ha risposto), mentre coloro che lo hanno fatto, il 24% ritiene che occorra fare maggiore pubblicità sull’esistenza del servizio.

Per il 9% invece sarebbe opportuno aumentarne la frequenza e migliorarne l’organizzazione.

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