Credito nella provincia di Firenze: rallenta il finanziamento all'economia

Presentato il rapporto Irpet 2011. Criticità sia dal lato della domanda che dell'offerta: 2/3 delle aziende fiorentine non ha rapporti con le banche per difficoltà di accesso ai finanziamenti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 settembre 2011 15:10
Credito nella provincia di Firenze: rallenta il finanziamento all'economia

È stata presentata oggi nella sala Nicola Pistelli di Palazzo Medici Riccardi la ricerca Irpet “Il sistema delcredito nella provincia di Firenze. Rapporto 2011”. Si tratta della seconda edizione di un'indagine mirata sul credito che vuole mettere a fuoco l'accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese del territorio. Lo studio dell'Irpet è articolato in tre parti: la prima concerne l'offerta di credito, la seconda gli organismi di garanzia - i confidi - operanti sul territorio, mentre la terza illustra i risultati di un'indagine campionaria sul rapporto tra banca e impresa che ha interessato oltre 800 aziende fiorentine.

Ne emerge la conferma che la capacità delle imprese di innovare ed essere competitive sui mercati internazionali dipende in larga misura proprio dall'accesso al finanziamento bancario. Nuovi e più solidi rapporti di credito significano infatti rendere più facile la via dell'innovazione e della competitività per le imprese, sostenerlenell'ingresso sui nuovi mercati e favorirne al contempo la crescita dimensionale e organizzativa, tutti fattori determinanti per uno sviluppo territoriale quanto mai urgente.

La ricerca si apre con un'analisi delle profonde trasformazioni occorse nel mercato del credito nella provincia di Firenzein questi anni di crisi. Cambiamenti strutturali avvenuti in primis a livello di organizzazione spaziale. Nell'ultimo periodo abbiamo dapprima assistito ad un processo di razionalizzazione distributiva che ha comportato una marcata diminuzione del numero degli sportelli degli istituti più grandi, poi al progressivo allontanarsi dei centri decisionali bancari dal territorio - si pensi alla Banca Toscana entrata nel Gruppo Monte dei Paschi di Siena - compensato da un sensibile aumento della presenza delle banche di credito cooperativo e, più in generale, delle piccole banche locali, il cui numero di sportelli è cresciuto del 22% tra il 2005 e il 2009.

Per quanto riguarda i depositi bancari, l'Irpet sottolinea come il territorio della provincia di Firenze valga da sola 1/3 deltotale regionale, pari a circa 57 miliardi di euro a fine 2010. I depositi delle famiglie della provincia, a settembre 2010, ammontavano a 11,1 mld di euro (+27% rispetto al 2007, pari a 2/3 del totale dei depositi dell'economia fiorentina e a 1/3dei depositi totali). Decisamente più contenuta la dinamica registrata dai depositi delle imprese (+3,3% tra dicembre2007 e settembre 2010).

Sul fronte dei prestiti bancari bisogna invece rilevare come questi abbiano attraversato un triennio recessivoparticolarmente duro. La situazione sembra essere migliore sul fronte dei prestiti alle famiglie, dopo ilrallentamento nel biennio 2007-2008, grazie alla ripresa dei mutui immobiliari e, in generale, dei finanziamenti a lungotermine per l'acquisto di beni durevoli. I finanziamenti alle famiglie -circa un quarto del totale-, hanno ripreso un trend positivo di crescita nei due anni successivi (+7,6% nel 2009 e + 18.6% nel 2010).

Ma i consumi interni, ancora stagnanti a causa del protrarsi della crisi e alla difficile dinamica occupazionale, hanno fatto sì che l'erogazione del credito al consumo rimanesse assai debole in tutta la regione. In provincia di Firenze a settembre 2010 ammontava comunque a 1,8 miliardi di euro, confermando quello fiorentino come il mercato di maggiori dimensioni in Toscana. Innegabile, continua il rapporto Irpet, è stato il significativo inasprimento delle condizioni di offerta del credito, in termini sia di innalzamento di spread verso la clientela più rischiosa, sia di maggiori garanzie richieste.

Questo si è tradotto in un andamento in controtendenza dei prestiti al settore produttivo rispetto a quello riguardante le famiglie.Il tasso di crescita negli anni di crisi è andato rallentando fino al +1,4% del 2010. Particolarmente in sofferenza appaiono le imprese artigiane, i cui finanziamenti sono calati del 2,7%. L'inasprimento delle condizioni di offerta è stato più marcato nel biennio 2008-2009, con un leggero aumento dei prestitinel corso del 2010, in corrispondenza della debole ripresa della produzione manifatturiera.

Tuttavia i flussi di nuove sofferenze del settore bancario sono continuati ad aumentare (nella provincia di Firenze, tra il 2007 e il 2010 sonopiù che raddoppiate, raggiungendo il valore di un miliardo e mezzo di euro), mentre i tassi di interesse a medio e lungo termine hanno ripreso a salire. Uno scenario non certo roseo, dovuto anche alla sempre minor autonomia decisionale dei responsabili di filiale nella determinazione del merito di credito. Il secondo capitolo del rapporto Irpet è dedicato all'analisi del settore dei consorzi di garanzia collettiva dei fidi (confidi), un comparto in crescita che sta vivendo una fase di riorganizzazione, con fusioni ed acquisizioni utili a consolidarne lapresenza.

Il processo è ancora in atto ed è volto a contrastare l'eccessiva frammentazione dei confidi, favorendol'organizzazione dei consorzi di dimensione maggiore verso una struttura più bancaria e sottoposta alla vigilanza dellaBanca d'Italia. Complessivamente il sistema delle garanzie mostra una tendenza positiva di sviluppo: cresce il numero di imprese coinvolte, così come il valore dell'erogato a breve e lungo termine. Il forte radicamento territoriale dei consorzi di garanzia fornisce poi un prezioso patrimonio informativo che può risultare utile per favorire l'accesso alcredito, in particolare da parte delle microimprese.

Lo studio si chiude con un'indagine campionaria su 836 imprese fiorentine condotta a fine 2010 con lo scopo di delineare le caratteristiche fondamentali del rapporto tra le aziende della provincia ed il sistema del credito. Da questaemerge che circa due terzi delle aziende intervistate non ha rapporti di credito con il sistema bancario (solo il 36%afferma di averne, una percentuale in calo rispetto al già basso 50% rilevato nel 2009) e che finanzia la propria attività produttiva quasi esclusivamente tramite l'autofinanziamento.

La situazione non pare di prossimo miglioramento: alladomanda se avessero intenzione, nel prossimo anno, di attivare un finanziamento bancario, il 94% delle imprese harisposto di no. Le principali tipologie di indebitamento sono risultate il mutuo, lo scoperto di conto corrente e il fido. Unodei risultati che più colpisce è l'utilizzo improprio dei finanziamenti a breve termine che risultano destinati ad investimentidi tipo strutturale (ristrutturazione o rinnovo di attrezzature, acquisto di immobili, investimenti in innovazioni di prodotto)che dovrebbero essere finanziati con strumenti a scadenza di medio/lungo periodo. Questo dato ci conferma che la crisi non può considerarsi ancora superata, come testimoniato anche dalla scarsa domanda di finanziamenti per investimenti da parte del tessuto produttivo locale.

Una domanda di credito quanto mai debole dunque, che si accompagna alla netta percezione del peggioramento della quantità e qualità del credito erogato dagli istituti bancari. L'indagine mette in risalto quanto sia importante per le imprese fiorentine la prossimità funzionale e fisica del sistemabancario all'economia locale e l'esistenza di rapporti personali con la banca. La conoscenza diretta dell'impresa e la sensibilità verso il territorio rappresentano due elementi chiave per lo sviluppo di quei rapporti di credito stabili che costituiscono il cardine per la crescita dimensionale, la capacità innovativa e l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese.

Soprattutto le piccole banche locali, più vicine al territorio, vengono percepite come portatrici diuna spiccata sensibilità verso le esigenze delle piccole e medie imprese. Dalle interviste effettuate questi elementiemergono con chiarezza: il ridotto ricorso al multiaffidamento, specie per le imprese più piccole, va di pari passo con la spiccata preferenza per le banche del territorio (scelte dal 34,6% delle aziende) che mostrerebbero una migliore capacità di soddisfare le esigenze delle imprese locali (per il 62,7% dei soggetti intervistati sarebbero in grado di offrire migliori condizioni di tasso e costi accessori applicati più vantaggiosi).

Ma nel complesso il grado di soddisfazione delleimprese, grandi e piccole, nel rapporto con la propria banca cala ulteriormente: siamo passati dal 75% del 2009 al 67%del 2010, uno scontento che le aziende attribuiscono essenzialmente all'inasprimento delle condizioni di offerta dicredito. A tal proposito le imprese denunciano che le maggiori criticità riguardano tanto la quantità di credito disponibile(31,4% dei giudizi negativi) che il livello di garanzie richieste (30,4% dei giudizi negativi). Dal rapporto emerge un quadro di criticità sia sul lato della domanda che dell’offerta, come ha spiegato Giacomo Billi, Assessore provinciale allo sviluppo e alla programmazione economica: “C'è una difficoltà che è legata al fatto che mentre è aumentata la prossimità operativa, è purtroppo aumentata la distanza funzionale, cioè tra chi vuole credito e chi decide chi quel credito lo può avere”.

“Il territorio – ha proseguito Billi - ha perso le sedi decisionali di alcune banche del territorio che ora è presidiato solo dalle banche di credito cooperativo. L'obiettivo del rapporto è cercare di capire e di mettere a fuoco con gli operatori del settore quali sono a livello locale le azioni concrete per favorire l'accesso al credito, uno dei volani fondamentali per far ripartire l'economia”. “Dobbiamo credere nel fatto di essere pronti al risveglio – ha commentato Luciano Nebbia, Direttore Generale di Banca CR Firenze - che ci deve trovare preparati a recuperare energia e competitività.

Banche, associazioni, imprese e istituzioni devono agire insieme con estrema lucidità per capire quali siano le priorità e i relativi margini di manovra. Il problema vero è che è necessario essere più veloci nel confrontarci e trovare le soluzioni appropriate. Gli spazi di manovra ci sono: ad esempio, reti d’impresa e accompagnamento dell’impresa nella ricerca e sviluppo che la nostra Banca sta introducendo in Toscana, stanno trovando forte interesse in alcuni settori produttivi”.

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