Libia: scontri al bunker del raìs

Ma la missione Nato non è conclusa. Ieri a Siena dibattito sulla crisi libica e il ruolo dell’Italia. Martini: “Il Mediterraneo è la nostra chance per costruire una nuova politica estera”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 agosto 2011 18:52
Libia: scontri al bunker del raìs

Il figlio e delfino del colonnello è libero. E il portavoce del governo grida ancora: Gheddafi guida la battaglia. Ma anche per la Nato la nostra missione non è conclusa. La questione libica e le rivolte nell’area del mediterraneo sono state al centro del dibattito che si è tenuto ieri, lunedì 22 agosto alla Festa democratica, in programma fino a domenica 28 agosto, presso la Fortezza Medicea di Siena. A interrogarsi sul palco dello spazio dibattiti sono stati Claudio Martini, responsabile regionale esteri Pd; Serenella Pallecchi, presidente provinciale Arci di Siena; Rita Petti, presidente della Commissiona cultura del Comune di Siena e Donato Montibello dell’esecutivo provinciale del Pd.

L’imminente caduta del regime libico e la necessità di aprire una riflessione politica sul futuro sono stati i temi al centro della serata, che si è aperta con l’intervento di Claudio Martini : “E’ necessario – ha detto il responsabile regionale esteri del Pd – che anche in queste ore si continui a esercitare un pressing internazionale sulla Libia, per sostenere con forza l’allontanamento del regime, ma soprattutto per vigilare sulla nuova situazione al fine di garantire il rispetto di regole democratiche ed evitare vendette e spargimenti di sangue sui civili.

Occorre poi che da parte della politica internazionale ci sia una rapida presa di coscienza del fatto che nel Mediterraneo molto sta cambiando; per cui diventa necessario e urgente cogliere le spinte e le richieste che arrivano. In questo senso l’Italia dovrebbe avere un ruolo cruciale, ponendosi al centro di una nuova stagione politica propositiva, in modo da fare del Mediterraneo il porto e la porta di un new-deal italiano, dove il nostro Paese sia da sostegno e da stimolo per la costruzione di una cultura di pace e di cooperazione”.

La Toscana in questi anni ha dimostrato di essere all’avanguardia nelle politiche sociali e sul fronte della cooperazione internazionale, come dimostra anche l’impegno profuso nell’accoglienza dei profughi arrivati dal Nord Africa. Un modello che ha visto la collaborazione delle istituzioni, delle associazione di volontariato e di tutto il terzo settore. “Sul piano dell’accoglienza in Toscana e in Provincia di Siena – ha precisato Serenella Pallecchi, presidente provinciale Arci di Siena – l’Arci, insieme ad altre associazioni e agli enti locali, si è assunta l’obbligo di garantire il rispetto dei diritti e della dignità dei migranti.

In provincia di Siena, oggi, ci sono circa 90 richiedenti asilo, che sono ospitati in piccole e dignitose strutture di accoglienza, gestite bene grazie alla risorse messe a disposizione dalle istituzioni locali. Il modello toscano, che fa della difesa dei diritti delle persone la sua bandiera, dovrebbe fare giurisprudenza nel nostro Paese, al fine di mettere al centro dell’agenda politica gli aspetti normativi, sociali e culturali utili a stabilire un nuovo patto di cittadinanza”. A sottolineare il necessario cambio di passo normativo, politico, ma soprattutto culturale legato alla vicenda dei flussi migratori nel nostro Paese, sono arrivate le parole di Rita Petti, presidente della Commissione cultura del Comune di Siena.

“Per quanto riguarda i flussi migratori – ha concluso – e, più in generale, il movimento delle persone da una parte all’altra del mondo, più che di integrazione io parlerei di parità e partecipazione attiva. E’ importante, infatti, che ci sia nella società tutta, un’apertura culturale che ci porti a considerare l’altro da noi non un diverso o un ostacolo, ma un arricchimento demografico, economico, ma soprattutto democratico, perché solo ricostruendo sani e fluidi dialoghi culturali si può comprendere meglio il proprio percorso di crescita, la propria storia e si possono arricchire di valori nuovi le nostre democrazie”.

Notizie correlate
In evidenza