Uso terapeutico cannabis, in arrivo due proposte di legge

I provvedimenti sono stati illustrati in commissione dai primi firmatari Enzo Brogi (Pd) e Monica Sgherri (Fed. Sin. – Verdi). A settembre il via alle consultazioni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 luglio 2011 20:36
Uso terapeutico cannabis, in arrivo due proposte di legge

Firenze - Garantire ai cittadini residenti in Toscana l’accesso ai farmaci cannabinoidi per combattere il dolore, nelle cure palliative e anche in altri tipi di terapie. A questo puntano due proposte di legge di iniziativa consiliare, una a firma di numerosi consiglieri Pd (primo firmatario Enzo Brogi), la seconda a firma dei consiglieri di Fed. Sin.- Verdi (prima firmataria Monica Sgherri) e del consigliere del Gruppo misto Pieraldo Ciucchi. Le due proposte di legge sono state illustrate in commissione Sanità, presieduta da Marco Remaschi (Pd).

La prima, come ha spiegato il consigliere Brogi, vuole sancire in modo permanente, per gli assistiti del Sistema sanitario regionale, il diritto all’accesso ai farmaci cannabinoidi. La Regione Toscana per prima in Italia, nel 2002, ha infatti emanato una delibera che impartisce indicazioni in questo senso alle Asl. Ma l’obiettivo è arrivare ad avere una legge “visto il significato simbolico e giuridico nelle fonti del diritto del provvedimento legislativo”. “I derivati della cannabis sono risultati utilissimi – ha detto Brogi – e ampiamente testati nella cura del dolore, ma anche in patologie come il glaucoma, la Sla e l’epilessia.

Nella legge si stabilisce che l’uso avviene secondo la normativa nazionale vigente in materia di utilizzo di stupefacenti e di riparto di competenze in materia sanitaria tra Stato e Regioni”. Viene inoltre fatto esplicito riferimento al fatto che l’utilizzo dei farmaci cannabinoidi è compiuto nell’ambito della terapia del dolore e delle cure palliative, quindi secondo l’uso attualmente previsto dalla letteratura scientifica per tali farmaci. Sulla stessa falsariga si muove anche la proposta di legge che è stata illustrata da Monica Sgherri, la quale ha però tenuto a sottolineare che la sua proposta di provvedimento “vuole garantire l’effettivo diritto, e non solo sulla carta, all’utilizzo dei cannabinoidi, anche attraverso la possibilità di ricorrere alle preparazioni galeniche”.

Inoltre la proposta è quella di usare questo tipo di farmaci non solo nella terapia del dolore: “Oltre alla terapia palliativa del dolore e all’utilizzo in neurologia e oncologia, o come lenitivo degli effetti collaterali delle chemio e radio-terapie, molte sono le patologie e i disturbi d'interesse per medici e pazienti, non solo il glaucoma, ma l'epilessia, molte altre patologie neurologiche, alcune patologie psichiatriche, lo stress post-traumatico, l'emicrania, la depressione ecc., in cui l’uso terapeutico della cannabis si è dimostrato efficace” ha concluso la consigliera.A settembre prenderanno il via le consultazioni sulle proposte di legge e, come ha auspicato Lucia Matergi (Pd), “sarà avviato un lavoro comune e condiviso nel tentativo di arrivare a un unico testo di legge unificato”. “L’uso dei cannabinoidi per curare il dolore è un tema delicato, va trattato con serietà e cautela, senza lasciare spazio a ideologie anacronistiche – hanno dichiarato i consiglieri regionali del PdL Tommaso Villa e Stefano Mugnai -.

In questi casi la politica deve farsi da parte e lasciar parlare la scienza. Noi non abbiamo pregiudizi nei confronti dell’uso di questo tipo di farmaci, e non diciamo un no a priori”. “Aspetteremo le audizioni in commissione Sanità a settembre per poi formulare, fatti i dovuti approfondimenti, la nostra proposta – spiegano Villa e Mugnai – Quando si parla del dolore e della sofferenza delle persone è doveroso evitare salti nel buio e aspettare riscontri scientifici prima di fare qualunque mossa”. “Vi sono inoltre dei dubbi sulla competenza regionale in questa materia – spiegano i consiglieri pidiellini – infatti anche nel caso di un’eventuale approvazione delle proposte di legge, l’utilizzo di farmaci derivati dalla cannabis richiederebbe un’autorizzazione all’Ufficio Centrale Stupefacenti del Ministero della Salute, al fine di poterli importare dall’estero, operazione che avrebbe dunque un costo esorbitante.

Sono tanti, quindi, gli aspetti da considerare e sui quali confrontarci, sempre lasciando l’ultima parola alla scienza”.

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