Festival internazionale della scena contemporanea

Firenze, dal 3 al 28 maggio, Stazione Leopolda e altri luoghi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 maggio 2011 16:20
Festival internazionale della scena contemporanea

And all the questionmarks started to sing, in prima nazionale, del collettivo norvegese Verdensteatret è una “macchina artistica” di sculture cinetiche originali (rottami, ruote di biciclette e oggetti di vetro controllati da bracci meccanici), attivate da una molteplicità di tecniche di animazione in un ambiente dinamico. Un’installazione che trasporta lo spettatore in una dimensione onirica in continua trasformazione, formando un’ipnotizzante costellazione di suggestive associazioni visive e sonore (17-28/5 h 19-21 e dalle h 23 Stazione Leopolda – ingresso libero).

Le attrici Luisa Pasello e Silvia Pasello, dirette dal coreografo Virgilio Sieni, presentano in prima assoluta Due lupi, ispirato a Il grande quaderno, prima parte della Trilogia della città di K. di Agota Kristof. In questa fiaba immersa tra natura e guerra, prove al limite e solitudine, il corpo si manifesta come arcipelago di sensi, lasciandosi sussurrare e spostare da una voce corale. Le gemelle accendono il gioco del doppio in una miriade di sguardi e di declinazioni del corpo che aprono al selvaggio (18-19/5 h 19, 20-21/5 h 21, CanGo Cantieri Goldonetta – ingresso 15/10 euro).

La Compagnia Virgilio Sieni presenta Tristi Tropici (in foto): in scena due coppie di danzatrici e una ragazza non vedente. Figure che appaiono da lontano come aloni non definiti, visioni opache, figure vicine e dipendenti, apparizioni femminili individuate secondo un percorso tra vicinanza animale, tenerezza trasmessa e nostalgia. Lo spettacolo è liberamente ispirato a Tristes Tropique di Claude Lévi Strauss. Sieni non mette in scena una trascrizione letterale del testo ma ne coglie il tono di grande elegia, il senso di unità perduta e al tempo stesso di sedimentazione nel corpo e nel movimento della nostalgia (18-19/5 h 21, Stazione Leopolda – ingresso 15/10 euro).

Non mancano appuntamenti di musica live ad animare le notti in Leopolda: mercoledì sera sul palco Vowland e Hot Rats (18/5 h 23, Stazione Leopolda – ingresso libero). Il Prof. Mino Gabriele all’Istituto Francese tiene la conferenza Peri agalmaton: il simbolismo nelle statue degli dei pagani (19/5 h 17 – ingresso libero). 18, 19 maggio ore 21, Stazione Leopolda COMPAGNIA VIRGILIO SIENI TRISTI TROPICI liberamente ispirato a Tristes Tropiques di Claude Lévi-Strauss ideazione, coreografia, scene e luci Virgilio Sieni - musiche originali Francesco Giomi interpretazione e collaborazione Simona Bertozzi, Ramona Caia, Elsa De Fanti, Filippa Tolaro, Michela Minguzzi luci Marco Santambrogio - costumi Lydia Sonderegger - maschere, elementi scenici Chiara Occhini - allestimento Francesco Pangaro - suono Matteo Ciardi - produzione Daniela Giuliano - organizzazione Giulia Rabbene - direzione amministrativa Rossella Nati - segreteria amministrativa Marina Frulio produzione 2010 La Biennale di Venezia / Spielzeit'europa I Berliner Festspiele / Bitef Theatre Belgrade nell’ambito del progetto ENPARTS - European Network of Performing Arts con il sostegno del Programma Cultura della Commissione Europea - in coproduzione con Biennale de la Danse de Lyon / Teatro Stabile di Napoli / Compagnia Virgilio Sieni - la Compagnia è sostenuta da Ministero per i Beni e le Attività Culturali- Direzione Generale per lo Spettacolo dal Vivo / Regione Toscana / Comune di Firenze Una coreografia creata per la Biennale Danza di Venezia nel giugno 2010 e coprodotta da importantissime istituzioni internazionali come il Festpiele di Berlino, il Bitef di Belgrado, la Biennale de la Danse de Lyon.

Lo spettacolo è liberamente ispirato a Tristes Tropique di Claude Lévi Strauss. Virgilio Sieni non mette in scena una trascrizione letterale del testo ma ne coglie il tono di grande elegia, il senso di unità perduta e al tempo stesso di sedimentazione nel corpo e nel movimento della nostalgia. In scena due coppie di donne (le danzatrici Simona Bertozzi, Michela Minguzzi, Ramona Caia e la danzatrice settantenne Elsa De Fanti) e una ragazza non vedente (Filippa Tolaro). Figure che appaiono da lontano come aloni non definiti, visioni opache, figure vicine e dipendenti, coppie che "si stringono nella nostalgia di un'unità perduta".

Lo spettacolo di sviluppa in tre parti in cui le apparizioni femminili sono individuate come una presenza "penultima", secondo un percorso tripartito tra vicinanza animale, tenerezza trasmessa, nostalgia rimasta che alimentano il senso di quello che l'etnologo definisce "l'opportunità perduta dell'Occidente di restare femmina". Tristi tropici apre all'agonia e al richiamo abbagliandoci di eterna nostalgia, lasciandoci intravedere la sedimentazione del rito nel suo divenire gesto tra animalità e umanità. “Nell'estate 2008 ad Avignone, dopo aver discusso con Giorgio Agamben di danza, cous cous e inoperosità del corpo, ripresi in mano un suo saggio sul bricolage dedicato al 75° compleanno di Lévi-Strauss.

Fu lì che decisi di lavorare su quegli “straccioni sperduti in fondo alla loro palude” e come il loro abbrutimento aveva tuttavia preservato certi aspetti del passato: aspetti riflessi in decorazioni corporali e facciali di carattere ancestrale e rapporti di parentela tra gerarchie cosmiche e miti. Corpi e popoli che mostrano un possibile legame con l'inaccessibile indicandoci un barlume di speranza. E ancora una volta ho sentito un forte desiderio rivolto alla danza, non tanto come forma metrica, simbolica, poetica, ma come esperienza dell'inerzia, come esercizio di rianimazione lungo il processo di disintegrazione dell'uomo.

Non possono esserci racconti ma deiezioni fisicamente fraseggiate dei racconti sui gruppi dei Tupi-kawahib, Nambikwara, Caduvei, Bororo fatti da Lévi-Strauss nel suo viaggio intorno agli anni ‘40 nelle terre del Mato Grosso in Brasile. Popoli già alla deriva ma ancora vivi dove le “donne nobili” ci richiamano a quella che Lévi-Strauss definisce l'occasione perduta che era stata offerta all'Occidente di scegliere la sua missione.” (Virgilio Sieni) ingresso 15/10 euro 18, 19 maggio ore 19 – 20, 21 maggio ore 21, CanGo Cantieri Goldonetta, Firenze LUISA PASELLO / SILVIA PASELLO / VIRGILIO SIENI DUE LUPI (prima assoluta) liberamente tratto da Il grande quaderno di Agota Kristof prima parte della Trilogia della Città di K.

regia, coreografia e spazio Virgilio Sieni - con Luisa e Silvia Pasello assistente coreografie Chelo Zoppi - realizzazione scene Leonardo Bonechi e Lorenzo Pazzagli costumi Laura Dondoli - luci e fonica Giovanni Berti - elaborazione audio Matteo Ciardi allestimento Stefano Franzoni - foto di scena Francesca Fravolini - direzione tecnica Sergio Zagaglia organizzazione e produzione Angela Colucci - amministrazione Manuela Pennnini, Gabriella Taddei - si ringraziano Atelier delle Arti, Alessandra Natella - produzione Fondazione Pontedera Teatro - in collaborazione con CANGO Cantieri Goldonetta, Firenze - debutto 17 maggio 2011 Festival Fabbrica Europa, CANGO Cantieri Goldonetta, Firenze L’uno di fronte all’altro.

Le quattro scene dello spettacolo sono ispirate al racconto di Agota Kristof Il grande quaderno, prima parte della Trilogia della città di K. Affiora una fiaba fatta di esercizi sulla pelle, nel cuore tenebroso della guerra. Si tratta di un grumo di azioni curate insieme all’emissione della voce, sempre all’unisono; questa, a sua volta, è accompagnata dalla similarità di un gesto che, in una forma dislessica, si perde nell’universo fiabesco, tra lentezza e sospensioni, attese e presagi.

L’azione viene immersa nell’oscurità notturna, ricercando ogni volta il tempo delle apparizioni, la loro radice indicibile: in questo senso il corpo si manifesta attraverso un arcipelago di sospensioni e slittamenti, lasciandosi sussurrare e spostare da una voce corale, distante ma interiore. Nell’essere allo stesso tempo fuori e dentro, le gemelle circoscrivono le loro azioni a quattro scene, definite e intese come altrettanti arrivi e annunci: arrivano con scatole regalo come due bambini che giocano alla guerra; sono travestite da donne ancestrali e popolari, per poi uscire dal guscio trasformate in nonne che si oppongono al carro armato; infine appaiono riverse sullo scheletro di un cervo.

L’infanzia è dunque un viatico per giocare ai grandi (la madre, la nonna, il padre, il potere, la chiesa) riversandosi nell’esperienza dell’incontro: i gemelli attraversano il tempo della guerra con la magia della loro forza disumana, affidandosi ogni giorno a una prova oltre le loro forze; collezionano una serie di esercizi estremi attraverso piccole cose marginali. Solo col tempo si leggono nel loro corpo, nella trama ostinata dei gesti millimetrati, tracce di territorio segnate per terra: il villaggio, la foresta, le fosse, il torrente, la frontiera, i limiti invalicabili.

Una miriade di sguardi e di dislocazioni che aprono al selvaggio. Luisa e Silvia hanno lavorato sull’idea di regalarsi alla forma dell’unisono, allo scopo di far coincidere la voce e il movimento secondo andature di riconoscimento fatte di scarti e dislessie. Questa forma semplice di includerle in una metrica comune è stata la radice del nostro percorso, la fonte dove si sono annidate tutte le diversità e le divergenze: scivolare in una dinamica secondo un sistema di respiri, sguardi, ascolti, attese, nel galleggiamento del testo scelto alla ricerca di continui sensi e sospensioni.

(Virgilio Sieni) ingresso 15/10 euro 18 maggio ore 23, Stazione Leopolda Hot Rats + Vowland _ musica live Gli Hot Rats sono una band formata da 4 ragazzi toscani: Leonardo Donnini (batteria), Tommaso Pieraccioni (chitarra), Francesco Bonifazzi (voce) e Mikael Ravera. Nel 2000 Pieraccioni, Bonifazzi e Ravera formano un trio, Quei Tre, per poi arrivare nel gennaio 2009, dopo un periodi di separazione, a formare gli Hot Rats, con l’ingresso nella band di Leonardo Donnini. Il nome del gruppo è un chiaro omaggio all’album di Frank Zappa.

Iniziano come cover band dei californiani Red Hot Chili Peppers per poi passare a comporre canzoni proprie ed esibirsi in varie località toscane, compresa Firenze. Hanno in seguito partecipato anche ad alcuni contest. Il progetto Vowland parte nel 2006 grazie all’incontro fra Matteo Montuschi e Alessio Del Perugia, rispettivamente chitarra e voce della band, il cui nome si ispira al personaggio Woland del romanzo Il Maestro e Margherita di M. Bulgakov. Nato come un progetto ricco di sonorità elettroniche, gli arrangiamenti convergono poi verso un sound graffiante, melodicamente accattivante, originale e in linea con i prodotti del nuovo panorama internazionale.

Testi brillanti e volutamente provocatori accompagnano le sferzate elettriche delle chitarre. Il progetto si sposta in studio e si arricchisce di altri musicisti con numerose esperienze alle spalle: Sara Vettori (basso), Matteo Pucci (chitarra) e Massimo Conti (batteria). La band registrerà l'omonimo EP, corredato di 7 canzoni nel 2008; Pier Filippo Tarchiani, subentrato a Massimo Conti alla batteria, ha lavorato col gruppo all'arrangiamento di nuovi pezzi. Dal gennaio 2010 il ruolo di batterista passa a Leonardo Venturini.

Nell'autunno del 2010, dopo un'intensa collaborazione, Matteo Pucci lascia il progetto Vowland. La band al momento sta lavorando al nuovo disco che uscirà nei prossimi mesi. ingresso libero 19 maggio ore 17, Istituto Francese CONFERENZA MINO GABRIELE (Università di Udine) PERI AGALMATON: il simbolismo nelle statue degli dei pagani Riflessioni sui significati simbolici delle statue pagane, ovvero di immagini sacre simili a pagine di pietra su cui era descritta, come in un libro, la natura delle cose e il senso delle metamorfosi del cosmo.

Guardarle e riflettere su di esse, per il filosofo Porfirio, induceva alla visione dell'invisibile, a intuire l'inesprimibile attraverso il visibile, grazie all'arte di rappresentare il divino con il corpo umano. ingresso libero INFO: FABBRICA EUROPA Tel. +39 055 2638480 / 2480515 - www.fabbricaeuropa.net Prevendita: Box Office, Vivaticket - www.boxol.it - www.vivaticket.it

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