Coltano: la quota 90 degli ex fascisti

Grande incertezza sulla realizzazione della tendopoli nel parco pisano. Governo in "pausa" di riflessione. Forse prevarranno le proposte strutturate dalla Regione Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 marzo 2011 23:16
Coltano: la quota 90 degli ex fascisti

di Nicola Novelli Uno degli errori più stupidi del Regime fascista fu quello di fissare una soglia ideologica al cambio Lira/Dollaro USA, la così detta “quota 90” (90 lire per un dollaro) che per anni depresse le esportazioni all'estero, comprimendo l'economia nazionale. Altri errori, più gravi, spinsero l'Italia oltre il baratro, decretando la morte di Mussolini, la fine della dittatura e la detenzione temporanea di tanti esponenti del regime proprio in quel campo di Coltano (vicino a Pisa) che in questi giorni è tornato alla ribalta. Mentre l'aviazione italiana sui cieli della Sirte sembra far dimenticare le sconfitte della II guerra mondiale, il Governo italiano perde l'onore sulle spiagge di Lampedusa, dove, secondo i proclami dei ministri post-fascisti guidati da Silvio Berlusconi, i “clandestini” non avrebbero dovuto sbarcare mai.

E' il sindaco dell'isola siciliana a sfatare l'ennesimo mito mediatico propalato dalla stampa compiacente. Non bastavano le bugie sulla spazzatura a Napoli e la ricostruzione a L'Aquila. Davanti a giornalisti increduli e poco attenti, il Sindaco Scullino ha rivelato che da mesi gli immigrati arrivavano a Lampedusa, ma non venivano fatti sbarcare e, immediatamente trasportati in continente, ivi “dichiarati”. La crisi nordafricana ha reso la finzione insostenibile.

I disperati giungono tutti i giorni a centinaia, vittime della miseria e della guerra civile libica, e non possono più essere nascosti. Anzì, secondo tutti i trattati internazionali, dovremmo accoglierli e assisterli. E con la legge Bossi-Fini come la mettiamo? Il caos di Lampedusa ha conseguenze giuridiche rovinose, perché difronte all'emergenza reale i miti leghisti, convertiti in legge, risultano insostenibili. E' materialmente impossibile procedere all’iscrizione nel registro degli indagati, come clandestini, di migliaia di nordafricani.

Con buona pace del testo unico sull’immigrazione riformato con la 189 del 2002. Suona come un assurdo proclama razzista l’articolo 14 comma 5 quater del d.lgs 286/98 che prevede l’arresto e la detenzione da uno a quattro anni per lo straniero che contravviene al provvedimento d’espulsione. Queste le conseguenze di una legge italiana incompatibile con le norme europee in materia, visto che l'apposita direttiva comunitaria non è stata ancora recepita. Anche la disponibilità di Regioni come la Toscana, e di tutte le NGO ad accogliere l'esodo dei profughi, suona come un duro colpo all’impianto della Bossi–Fini, perché costringerebbe di fatto il Governo Berlusconi a concedere migliaia permessi di soggiorno temporanei, che dimostrerebbero la palese inadeguatezza della normativa vigente ad affrontare il fenomeno migratorio. Ecco perché, facendo finta di non raccogliere le proposte del presidente della Giunta Regionale, Enrico Rossi, il Ministro dell'Interno Maroni ha provato ad agitare lo spettro del campo di detenzione a Coltano, vicino al mare, magari recintatato con filo spinato e sorvegliato da uomini armati.

Una sorta di luogo in regime di extraterritorialità, in cui il permesso di soggiorno non sarebbe stato necessario. Ma come spesso capita, le ideologie finiscono per scontrarsi con il mondo reale. E il campo a Coltano è difficile da realizzare, scontenta gli abitanti della zona e offende le autonomie amministrative. Alla faccia del proclamato localismo padano. Sicché i ministri Alfano, La Russa e Maroni rischiano di confinare nel campo di Coltano soltanto le proprie idee confuse, come accadde, nella primavera di 65 anni fa, ai loro predecessori.

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