In Toscana 'spariscono' 17 mila ettari di grano

L'analisi di Toscana Cereali: diminuzioni di terreno coltivato e di produzione in tutte le province Toscana, nel 2011 spariscono 17mila ettari di grano duro (- 18%). Il direttore Luciano Rossi: “Mercato sfavorevole e andamento stagionale avverso"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 marzo 2011 21:03
In Toscana 'spariscono' 17 mila ettari di grano

Firenze - Crollano le superfici di grano duro in Toscana, -18% rispetto al 2010. Una situazione negativa evidenziata da Toscana Cereali, nel confronto con i dati Istat 2010. “A livello regionale – sottolinea l’ufficio studi di Toscana Cereali – si ha una diminuzione di 16.982 ettari, passando da una superficie di 94.340 ettari (2010) ai 77.358 ettari dell’anno in corso. Sul piano delle produzioni la campagna 2009/10 ha fatto registrare 288.194 tonnellate con una resa pari a 3,1 tonnellate circa ad ettaro; mentre la campagna corrente – prosegue l’analisi di Toscana Cereali – a causa di semine ritardate porta ad una resa che scende a 3 tonnellate ad ettaro, per una produzione prevista in 232.074 tonnellate, con una perdita di produzione del 19,50% pari a 56.120 tonnellate”. “I fattori – spiega il direttore di Toscana Cereali Luciano Rossi – sono da ricercarsi, per quanto riguarda le superfici nel mercato sfavorevole durante il periodo ottimale di semina, nonché nell’andamento stagionale avverso, caratterizzato dalle continue piogge”.

Province - Tutte le province produttrici di grano duro fanno registrare delle consistenti diminuzioni di superficie (TAB): - 18% per Siena (26.143 ettari, dato 2011) e – 15% per Grosseto (22.950 ha); -13% per Pisa (13.050 ha); - 23% per Livorno (7.550 ha), - 30% per Arezzo (5.040 ha) e -25% per Firenze (2.325 ha). Prato si attesterà sui 264 di superficie coltivata per un -12%; stabili Lucca e Pistoia che hanno rispettivamente 40 e 30 ettari di superficie a grano duro. Meno superfici e meno produzione: “Una riduzione della produzione - aggiunge il direttore di Toscana Cereali – che è da imputare, oltre alle minori superfici coperte, al mancato accestimento (la fase in cui la pianta sviluppa il cespo) proprio del periodo invernale.

Gran parte delle semine, infatti, sono avvenute in ritardo, a febbraio (in coincidenza con la ripresa del mercato), e quindi è venuto meno l’accestimento invernale”. Rilancio - Con i Progetti integrati di filiera (PIF) predisposti dalla Regione Toscana si tenta di rilanciare questa coltura che rappresenta la sola alternativa all’abbandono e al degrado delle zone svantaggiate. “Grazie al grano duro – prosegue Luciano Rossi - fino ad oggi questi terreni sono stati coltivati e hanno consentito di mantenere intatto il meraviglioso paesaggio toscano.

Con gli investimenti che ci proponiamo con i PIF, vogliamo riportare reddito agli agricoltori, come avviene nel caso della trasformazione della materia prima in pasta la Tosca e l’utilizzo del sottoprodotto paglia in energie rinnovabili. A questo – conclude Luciano Rossi - si aggiunge il contratto stipulato con il gruppo Barilla per 300.000 quintali che ci porta ad essere il primo fornitore del gruppo in Toscana”.

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