Disuguaglianza: in Italia serve nuovo welfare

Primo appuntamento questa mattina a palazzo Bastogi. Giovanni Gozzini: “Non è solo tra Nord e Sud, attraversa corpo sociale e avvelena convivenza civile”. Natalia Faraoni: “Per il mezzogiorno troppi trasferimenti e pochi investimenti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 marzo 2011 20:04
Disuguaglianza: in Italia serve nuovo welfare

Firenze– Nel giro di un paio di decenni, e dopo una fase relativamente breve di crescita diffusa del reddito, l’Italia è schizzata in testa tra i maggiori paesi europei quanto a livelli di disuguaglianza nella distribuzione interna della ricchezza. E se i dati storici del Pil ci dicono che la distanza tra la ricchezza prodotta al Nord e quella del Sud rimane sostanzialmente invariata dall’inizio del Novecento, nel 2005 l’Italia si scopre il paese più ineguale per distribuzione di ricchezza tra Francia, Germania e perfino Gran Bretagna, non lontano dagli Usa.

Se ne è parlato questa mattina, nell’incontro con Giovanni Gozzini (Università di Siena) e Natalia Faraoni (Irpet Toscana),che si è tenuto in sala Gonfalone di palazzo Bastogi su “Ricchezza e povertà”, primo appuntamento del ciclo di “Lezioni a due voci” sulle grandi questioni nazionali, promosso dal Consiglio regionale della Toscana in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. In Italia, è emerso nel corso dell’incontro, sono quasi 8 milioni nel 2009 i poveri “ufficiali” (dati Istat) e 15 milioni i soggetti a rischio (altre ricerche), con un’incidenza del 4% delle misure di protezione sociale, che nelle altre regioni della Ue – Grecia esclusa – riescono a “proteggere” fino al 50%.

Un paese, il nostro, ha osservato la ricercatrice di Irpet Alessandra Pescarolo nell’introduzione, in cui è quanto mai opportuno rilevare la differenza tra povertà pubblica, con il forte indebitamento dello stato che grava su tutti i cittadini, e ricchezza privata. “Il nostro è oggi il paese con più poveri e con le maggiori differenze sociali”, ha spiegato Giovanni Gozzini. Il fenomeno è iniziato negli anni Ottanta “e non riguarda solo il divario tra nord e sud, ma attraversa il nostro corpo sociale ‒ ha spiegato ancora il professor Gozzini ‒: in città come Catania o Palermo, la differenza di reddito tra ricchi e poveri è superiore alla differenza del reddito medio di Lombardia e Sicilia”.

Una disuguaglianza, è emerso con chiarezza, che deve portare ad un ripensamento complessivo del welfare e al superamento di vecchi schemi ideologici nel rapporto tra Nord e Sud dell’Italia. “L’indice Gini sulla disuguaglianza economica non lascia dubbi. È necessario intervenire e porre rimedio a questa crescente ineguaglianza che mina i rapporti sociali, avvelena, genera disgregazione e conflittualità”. Per farlo, ha osservato Natalia Faraoni, bisogna intanto rimuovere i vecchi schemi di interpretazione del divario tra Nord e Sud, “che esiste anche in altre nazioni europee quanto a produttività, ma da noi si accompagna con un tasso elevatissimo di disoccupazione nelle regioni meridionali e alla ricchezza illegale e sommersa prodotta dalla criminilità organizzata”.

Dall’analisi emerge la scarsa incidenza dei tanti interventi straordinari, “che a livello di Pil nazionale risultano di entità irrisoria e il più delle volte danneggiano il tessuto economico esistente”, e una errata impostazione degli interventi ordinari, “con un eccesso di trasferimenti e una forte carenza di investimenti, a cominciare dalle infrastrutture materiali e immateriali, prendiamo ad esempio l’alta velocità che si ferma a Napoli”. Fino all’occasione sprecata dei fondi strutturali europei, “i cui primi due cicli di spesa, nelle regioni del Sud, si sono rivelati un vero disastro”. “La Toscana, per fortuna, risente molto meno di questo squilibrio ‒ è il commento di Daniela Lastri, che fa parte dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale ‒, da noi permane una condizione diversa, frutto di una storia ricca di valori e di democrazia.

È tuttavia da condividere la scelta di sfruttare l’occasione delle celebrazioni per l’anniversario dell’Unità d’Italia per rivolgere nuova attenzione e possibilmente intervenire sulle contraddizioni che ancora affliggono il nostro paese. Dobbiamo tornare a sostenere e incentivare chi ha più bisogno, a cominciare dai tanti giovani, e ce ne sono anche in Toscana, che ormai si trovano fuori dal mondo del lavoro, dello studio e della formazione”. Il ciclo di incontri, curato da Pier Luigi Ballini ed Elisabetta Vezzosi e promosso dal Consiglio regionale della Toscana, in occasione del 150° dell’Unità d’Italia proseguirà domenica 3 aprile con Anna Scattigno (Società italiana delle storiche) e Annibale Zambarbieri (Università di Pavia) che si confronteranno su “Chiesa e laicità”.

Quindi, domenica 17 aprile, lezione a due voci su Democrazia e legalità, tenuta da Enzo Cheli (Gabinetto Viesseux Firenze) e dal magistrato Piero Luigi Vigna. Ultimo incontro del primo ciclo, domenica 8 maggio con Fulvio Cammarano (Università di Bologna) e Franca Alacevich (Università di Firenze). Le lezioni a due voci prevedono poi un secondo ciclo in autunno. Sandro Bartoli

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