Blitz da parte del Movimento di lotta per la casa per aiutare due famiglie

Il Movimento racconta i retroscena di un intervento compiuto per sistemare due nuclei famigliari rimasti senza un tetto sopra la testa. Natalino Mele occupa una casa con la moglie.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 marzo 2011 16:24
Blitz da parte del Movimento di lotta per la casa per aiutare due famiglie

Il Movimento di lotta per la casa ha aiutato Natale Mele, 49 anni e la sua compagna, 47 anni, a occupare un appartamento a Firenze per dare loro un riparo: "Non rendiamo noti i luoghi occupati - spiegano i rappresentanti del Movimento - non solo per non facilitare il compito degli inquirenti, ma perchè davanti alla totale legittimità delle situazioni di disagio abitativo i luoghi diventano un'aspetto realmente secondario" Natalino Mele è conosciuto perchè tra il 21 e il 22 agosto 1968 assistè, bambino, a Castelletti, alla prima azione di sangue del "Mostro di Firenze": "Si tratta di persone che hanno avuto a che fare con profonde situazioni di disagio e che nel totale abbandono, anche istituzionale, hanno avuto la forza di reagire ai tanti soprusi che la vita riserva.

Si tratta del bambino che ha assistito alla sparatoria di Vinci nel 1968, e che ha tristemente avviato la disumana vicenda e che la scorsa estate è ritornato agli onori della cronaca locale per aver assistito all'incendio della tenda in cui viveva insieme alla sua compagna, in un angolino del Parco di San Salvi" "Da anni Natale e Loredana, madre di un bambino di 13 anni, vivono insieme, lei convive quotidianamente con l'epilessia e a 47 anni vivere per strada con la malattia non è certamente la cura migliore. Loredana ha vissuto numerosi anni nella "Casa Gabriele", in Via della Colonna, una struttura per ragazze madri associata al Santa Lucia di Via sant'Agostino, ben 15 anni di inserimento in "Graduatoria Sociale", percorsi di recupero nella vita e nel lavoro, poi un bel giorno viene allontanata anche dalla struttura, tutte le strutture sono a tempo, e il figlio affidato in altra struttura a Empoli.

E così il peregrinare tra le mille difficoltà quotidiane diventa quasi un incubo per la coppia che si rafforza unicamente tra l'affetto degli amici e la compagnia del cane". "I servizi sociali oltre l'inserimento in graduatoria poco si occupano delle altrui sofferenze e il passo dell'occupazione è un passo obbligato, così come dovrebbe essere un passo obbligato l'assegnazione di un alloggio popolare alla coppia in questione e la possibilità di ricongiungersi con il figlio David"

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