Pisa: nomadi sequestrano e abusano di 15enne. Arrestati

Liberata dalla Polizia coordinata dalla D.D.A di Firenze. Gli arrestati sono cinque slavi, tre donne e due uomini, tutti domiciliati a Pisa, località Coltano presso il Campo Nomadi di via dell’Idrovora, tranne una delle donne, domiciliata a Pontedera.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 ottobre 2010 14:43
Pisa: nomadi sequestrano e abusano di 15enne. Arrestati

Dalle prime ore di questa mattina la Squadra Mobile della Questura di Pisa sta eseguendo delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP presso il Tribunale di Firenze nei confronti tre donne e due uomini nomadi di etnia Rom da tempo residenti nella provincia di Pisa, che si sono resi responsabili di reati di tratta di persone, riduzione in schiavitù e violenza sessuale in danno di una giovane ragazza minorenne di quindici anni. L’attività è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze.

Gli arrestati appartengono a due diversi gruppi familiari che vivono al campo nomadi di Coltano (Pisa). L’indagine ha preso le mosse nel mese di agosto di quest’anno, allorquando i genitori della ragazzina dal Kossovo si mettevamo in contatto telefonicamente con la Questura di Pisa e chiedevano aiuto per il rintraccio della figlia che si trovava segregata presso un campo nomadi della zona, dove veniva sottoposta a ripetute violenze da parte dei suoi sequestratori. Venivano acquisite le denunce rese dai genitori della minore e si apprendevano ulteriori particolari della vicenda.

I genitori, che precisavano che la ragazza era stata fatta sposare contro la sua volontà e che, nonostante i controlli della famiglia del marito era riuscita a chiedere aiuto ai genitori dicendo di venire picchiata e rinchiusa in una stanza dal marito e dal suocero che le impedivano di contattare la polizia italiana. I riscontri effettuati dalla Squadra Mobile hanno portato ad un’identificazione rapida e sicura dei probabili autori del reato all’interno del campo nomadi di Coltano, ove si individuava anche una ragazzina che sembrava corrispondere alle descrizioni della minore. Poco più che una bambina che viveva effettivamente in precarie condizioni: pallida, magra, sciupata, molto triste, non si allontanava mai dall’abitazione, si occupava solo delle faccende domestiche rispondeva ad ordini che le venivano di continuo impartiti; ma soprattutto appariva sotto stretta e continua vigilanza da parte di alcuni membri della famiglia del suo coetaneo che nel frattempo, era stata costretta a sposare secondo il rito del popolo nomade. La ragazzina versava in un vero stato di terrore e di soggezione psicologica.

Pertanto, veniva allontanata dal campo, non senza resistenza da parte di tutta la famiglia. Una volta certa di essere stata tratta in salvo ed avute rassicurazioni sul fatto che non avrebbe mai più rivisto i suoi aguzzini, né sarebbe mai più stata ricondotta al campo, la povera ragazza ha iniziato a raccontare la sua drammatica vicenda. Ha raccontato che i suoi aguzzini si erano interessati a lei perché giovane, molto bella e senza precedenti esperienze sessuali e avevano deciso che doveva essere destinata in sposa al primogenito.

Per ottenere lo scopo non hanno esitato a elargire denaro, doni e promesse di una vita serena e agiata in Italia, in una bella casa, dove non avrebbe lavorato e sarebbe stata tratta come una principessa: promesse rivelatesi illusorie, ingannevoli, studiate con attenzione. Una vera trappola, per la bimba e per la sua famiglia. La famiglia di questa ragazzina è numerosa e poverissima, vive del lavoro occasionale del padre e di pochi sussidi statali. La ragazza non è potuta andare a scuola, aiuta la mamma a badare alla casa e a seguire i fratellini.

I genitori, pur di assicurare alla figlia un futuro migliore acconsentono al matrimonio. Le nozze si faranno, ma solo quando la ragazza fosse diventata maggiorenne. Ma questa è una condizione che il clan non può accettare: la moglie serve e serve subito così com’è. E così a maggio sono tornano in Kosovo dalla famiglia della ragazza. Con l’inganno ottengono il permesso dei genitori a che la ragazza esca di casa con loro e l’allontanano dalla famiglia; la portano fuori a scegliere il vestito da sposa per il futuro matrimonio, la rabboniscono con regali e promesse, le comprano un bellissimo vestito nuziale, ma a fine giornata, anziché ricondurla a casa, iniziano un allucinante viaggio clandestino verso l’Italia. Attraverso la Serbia e la Bosnia fino a varcare le frontiere del nostro paese, la ragazza viene semi narcotizzata, costretta a viaggiare quasi sempre abbassata sul sedile dell’auto, camuffata con una tintura dei capelli e delle lenti a contatto affinché assomigli il più possibile alla foto del passaporto che le viene dato: è un passaporto falso con false generalità.

Le viene intimato che qualora venissero fermati, deve declinare le false generalità. Giunti in Italia, il matrimonio doveva essere celebrato in grande stile. Pertanto la ragazza veniva vestita ed acconciata con l’abito da sposa in un’area di servizio prossima alla città. Così conciata la ragazza fa così il suo ingresso al campo dove viene celebrato, senza che la ragazza ne avesse la benché minima consapevolezza, il matrimonio secondo il rito Rom. E da quel momento inizia il vero e proprio calvario.

Fin dalla prima notte viene sottoposta da parte degli arrestati a una atroce serie di violenze fisiche, sessuali e psicologiche che sono terminate solo con l’intervento della polizia: privata del passaporto e della possibilità di muoversi anche solo all’interno del campo, privata della possibilità di contattare i genitori e di chiedere aiuto a qualcuno, sottoposta a continuo controllo, picchiata ogni giorno senza alcun motivo, violentata ripetutamente, umiliata, insultata, malnutrita e malvestita costretta a compiere tutti i lavori domestici, in sostanza ridotta alla stregua di una schiava della famiglia degli arrestati. Assoggettamento fisico e psicologico previsto e programmato: oltre a diventare oggetto sessuale a disposizione del marito e, all’occasione, anche del suocero la ragazza, poco più che una bambina, doveva diventare una serva di tutti, indifesa e senza alcuna capacità o possibilità di ribellarsi o difendersi.

Gli arrestati sono cinque slavi, tre donne e due uomini, tutti domiciliati a Pisa, località Coltano presso il Campo Nomadi di via dell’Idrovora, tranne una delle donne, domiciliata a Pontedera.

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza