Staging realities a Palazzo Medici Riccardi

Mostra dei due artisti israeliani Adam Berg e Josseph Krispel che induce a riflettere sulla percezione e sui segni e le immagini del “reale”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 settembre 2010 15:29
Staging realities a Palazzo Medici Riccardi

Il titolo della mostra “Staging realities” che si può tradurre come la messa in scena della realtà e delle realtà, intende ,forse, significare che i due artisti, pur diversi nelle loro espressioni, credono entrambi che sia impossibile catturare visivamente la realtà. In qualche modo la visione della mostra diviene quasi un processo di sondaggio della propria percezione. Sembra significativo che i due artisti di Tel Aviv che espongono insieme a Palazzo Medici Riccardi, sino al 17 ottobre, abbiano intitolato l'uno Adam Berg la propria mostra “evidence” mentre l'altro Josseph Krispel l'abbia chiamata “display”.

L’immagine, anche se reale, può essere un’illusione che ci intrappola in processi fuorvianti. A volte è persino eticamente errato affidarsi a quelle presunzioni che lasciano l’osservatore impegnato in un processo di continuo sondaggio della propria percezione. Nella mostra di Berg, l’opera d’arte induce a esplorare la sua realtà percettiva facendo leva su elementi testimoniali esterni: storia, memoria, ecologia, politica e persino l’arte stessa. Dai meteoriti che cadono sulle frontiere di Tel Aviv , agli orsi polari che “invadono” la Fontana di Trevi, le opere di Berg sono prova evidente , evidence come recita il titolo, di come l’impossibile possa essere dato per scontato.

L’evidenza testimoniale di siti, eventi, oggetti e immagini allude a un momento che è solo all’interno dell’opera, ma è proprio per questa ragione che bisogna cercare altrove, nel mondo. Nella sezione di Josseph Krispel i lavori oscillano fra la ricerca di un mondo perfetto, costante, strutturato, reminiscente del diciottesimo secolo, e un mondo decostruito, distaccato, devastato, eretto sulle fondamenta tremolanti del Postmodernismo. La ricerca di perfezione da un lato e la consapevolezza della sconfitta esistenziale dall’altro insieme formano un "puzzle" che rivela il desiderio insaziabile di un’immagine celata, ma anche di frammenti d’immagine che hanno perduto importanza rispetto all’intero da cui sono stati distaccati e al quale non possono più tornare. Per dirla con le parole dell’artista: "Un dipinto è un insieme di domande o un insieme di risposte.

Un insieme di note, voti, presunzioni, istruzioni, un insieme di suggerimenti – suggerimenti per una discussione, suggerimenti per vedere, suggerimenti per il design, suggerimenti per l’astrazione, suggerimenti per la riflessione, suggerimenti per la purificazione, per la lucidatura, per la confusione, per la proiezione, per la rappresentazione. È un insieme complesso di riferimenti che non sono mai quella cosa che descrive. Un indice che sempre punta a qualcosa al di fuori di esso, svincolato da esso.

Un dipinto è una piattaforma di proiezioni, un locus di riflessione". La Mostra è realizzata dall’Associazione Italia Israele di Firenze, di cui è Presidente l’Avv. Rodolfo Foti, in collaborazione con il Museo d’Arte di Tel Aviv,ed è curata dal Prof. Mordechai Omer, Direttore del Museo d’Arte di Tel Aviv. Alessandro Lazzeri

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