L'immagine di Sakineh Mohammadi Ashtiani su Palazzo Vecchio

Un grande striscione con la foto di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione per un presunto adulterio, è stato appeso stamani al terrazzo di Palazzo Vecchio, dal lato di piazza Signoria.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 agosto 2010 19:48
L'immagine di Sakineh Mohammadi Ashtiani su Palazzo Vecchio

Un grande striscione con la foto di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione per un presunto adulterio, è stato appeso stamani al terrazzo di Palazzo Vecchio, dal lato di piazza Signoria. Oltre alla foto, sullo striscione compare la scritta ‘Save Sakineh’. E’ questo il modo in cui il sindaco Matteo Renzi, a nome della città, vuole protestare contro la decisione della condanna a morte della donna, 43 anni e due figli, accusata dal governo di Teheran di aver avuto rapporti adulteri anche se vedova e condannata dopo una confessione giudicata come estorta. “Questa immagine - commenta il sindaco Renzi - vuole ricordare che Firenze sta sempre dalla parte della libertà, che la città dell’Elettrice Palatina starà sempre dalla parte della libertà delle donne.

E una condanna a morte non può che essere considerata aberrante in una terra che per prima nel mondo, nel 1786, ha abolito la pena di morte”. Non è la prima volta che l’amministrazione si mobilita a favore del popolo iraniano: all’inizio del mandato venne esposto dallo stesso terrazzo un drappo verde per ricordare le vittime, soprattutto giovani e studenti, della repressione governativa in occasione delle contestate elezioni che hanno confermato al potere Ahmadinejad. Di luce verde si sono anche ‘colorati’ il David in piazza della Signoria, a Capodanno, e il David a piazzale Michelangelo, la scorsa estate, mentre a luglio scorso è stata accolta a Palazzo Vecchio anche il premio Nobel iraniano per la pace Shirin Ebadi, “segnali - aggiunge Renzi - che Firenze, pur nella doverosa attenzione ai problemi quotidiani, non dimentica la sua vocazione internazionale e la sua voglia di pace, democrazia e libertà”.

(edl)

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