Scoperta a Vetulonia una domus etrusca di 2400 anni fa

Era destinata sia ad abitazione che ad attività commerciale. E’ stato possibile scoprire che con molta probabilità nel corso della vita di questa casa sono state anche fatte modifiche e ingrandimenti.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 maggio 2010 15:06
Scoperta a Vetulonia una domus etrusca di 2400 anni fa

Quando gli archeologi e addetti agli scavi di Vetulonia, qualche giorno fa, sotto una pioggia battente, hanno visto riaffiorare dal fango i resti di una casa etrusca risalente a un’epoca databile fra il III e il I secolo a.C., sono rimasti a bocca aperta. La scoperta, dopo due settimane di lavori, ha riportato alla luce un’intera Domus etrusca antica di 2400 anni, conservata perfettamente. “Diciamo che sono i resti migliori che siano mai stati trovati in Italia – spiega la direttrice del museo civico archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia, Simona Rafanelli – e che rappresentano un’importanza incredibile dal punto di vista archeologico e storico, perché ci permettono finalmente di venire a conoscenza di nuove tecniche legate all’edilizia etrusca che fino ad oggi non conoscevamo.

Oggi qui si riscrive la storia. E’ un caso unico in Italia anche perché con quello che abbiamo trovato fino ad oggi saremmo in grado di ricostruire tutta la casa per intero”. Grazie a sei monete romane ed etrusche è stato poi possibile per gli archeologi anche risalire alla data del crollo della casa: 79 a.C., in concomitanza con le guerre scatenate dal generale e dittatore romano Lucio Cornelio Silla, che colpirono anche Vetulonia proprio in quegli anni. Gli archeologi hanno ritrovato una quantità enorme di reperti che permetteranno di acquisire una miriade di informazioni sulla vita nella Domus e sulle tecniche di costruzione.

Quello che ieri è stato mostrato rappresenta il seminterrato della villa, oggi si direbbe la cantina, edificato con pietra legata a secco. Una specie di magazzino nel quale la famiglia etrusca conservava le derrate alimentari. Incredibile e bellissimo il grande orcio nell’angolo della stanza che serviva per ricoverare le granaglie e l’adiacente frantoio per le olive. E’ stato riportato alla luce anche il pavimento originale della casa fatto di coccio pesto. Tutto in giro era pieno di pezzi di vasi, anfore, piatti di vernice nera che possono essere adesso perfettamente recuperati e messi in mostra. La grande presenza di chiodi ha fatto poi pensare a un piano superiore con travi di legno, e argilla nel soffitto, che può essere definito oggi come un antico “soppalco etrusco”.

Le mura erano composte da mattoni parallelepipedi fatti di argilla cruda seccata al sole. Questa scoperta ha permesso di mettere mano sui primi mattoni etruschi mai conosciuti fino ad oggi e su intonaci fatti di argilla. Addirittura è stata trovata una maniglia di una porta e resti di mobili in bronzo. Poi su una specie di altarino erano adagiate sei monete, un “piccolo tesoretto” per l’epoca, romane e etrusche. Vetulonia in quel periodo storico batteva moneta per cui è possibile ipotizzare che fosse questa la ragione che permise a questa Domus di non essere ancora stata rasa al suolo dalle guerre sillane, che invece avevano già devastato parte dell’Etruria. Questa per l’epoca rappresenta una casa di una grande importanza nella società, appartenente senza dubbio ad un signore del paese.

Era destinata sia ad abitazione che ad attività commerciale. E’ stato possibile scoprire che con molta probabilità nel corso della vita di questa casa sono state anche fatte modifiche e ingrandimenti. Presente alla presentazione del sito archeologico, anche il vicesindaco di Castiglione della Pescaia e assessore alla cultura, Sandra Mainetti, che ha elogiato il magnifico lavoro svolto dal gruppo di ricerca: “Qui oggi è stato fatto un ulteriore passo in avanti per la storia del nostro paese.

Siamo fieri e orgogliosi di contribuire a questo grande interesse diffuso per l’archeologia e la cultura del nostro territorio. Adesso però è venuto il momento di mettere a frutto questo lavoro e rilanciare il turismo dei nostri siti archeologici. Fare queste scoperte solo per noi stessi non ha senso e non serve a nulla. E’ importante che il mondo conosca che cosa abbiamo. All’estero fanno molto di più avendo molto di meno, quindi tutti insieme, enti, associazioni, imprenditori, dobbiamo fare cordata per far conoscere di più i nostri luoghi all’estero.

Siamo aperti a nuove idee e a disposizione di quanti abbiano interesse per la loro terra e per la sua storia, come ce l’abbiamo noi”. Presente anche il dirigente centro enti locali della Banca Monte dei Paschi di Siena, Franco Bianchi, che con i fondi erogati (circa cinquemila euro, compresa una pubblicazione) ha permesso questa grande scoperta e che si è detto soddisfatto del lavoro svolto tanto da continuare la collaborazione per il progetto scavi. La Banca Monte dei Paschi di Siena sostiene dal luglio 2009 gli scavi nel quartiere etrusco-romano di Vetulonia.

Questa attuale rappresenta la quarta campagna finanziata dalla banca senese. “Ringraziamo per il sostegno alla cultura che ci giunge da un istituto che alla cultura ha dato sempre valore e che ha compreso come una città nascosta come Vetulonia possa riservare scoperte importanti per la conoscenza del popolo etrusco”, ha affermato ancora Mainetti. A luglio e agosto scorso, durante la prima ripresa degli scavi dopo vent’anni, si erano accesi molti entusiasmi, soprattutto dopo i primi ritrovamenti che hanno rafforzato la consapevolezza che un quartiere tanto vasto, che aveva già regalato scoperte come i fregi architettonici della cosiddetta casa di Medea o la spettacolare clava di Ercole, potesse riservare grandi e importanti “sorprese”. Tra i più entusiasti lo stesso sindaco Monica Faenzi che andò in visita a Vetulonia accompagnata da Francesca Temperini, consigliera del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Sandro Bondi. Tra i ritrovamenti più significativi della prima campagna ricordiamo: un ampio tratto di strada basolata che corre con orientamento est-ovest parallelamente al piano stradale (il cosiddetto decumano) rinvenuto da negli scavi ottocenteschi, conferma di una rete di percorsi stradali e di vicoli ad angolo retto per formare veri e propri quartieri in seno all’abitato antico; le porzioni di strutture murarie poste a delimitare nuove abitazioni, precedenti a quelle già individuate; i resti di una monumentale rampa, forse gradinata, funzionale al raggiungimento di un edificio di grande importanza (di carattere civile o religioso: forse un tempio) posto sulla sommità del colle di Poggiarello Renzetti. “Siamo davanti ad una parte della storia della città antica di Vetulonia, anteriore a quella sinora scoperta, assolutamente nuova e ricca di elementi di conoscenza utili a ricostruire le vicende storiche di una fra le principali città dell’antica Etruria”, commenta ancora la direttrice Rafanelli. Al progetto di questa ultima campagna hanno lavorato come sempre altissime professionalità.

I lavori sono stati portati avanti dalla ditta Intrageo di Todi e in particolare dagli archeologi Stefano e Federico Spiganti, Serena Trippetti e Carlo Zoccoli. Poi è intervenuta la sezione archeologica “Isidoro Falchi”, un gruppo di volontari che collabora da anni con il museo: il capogruppo Lamberto Bai, Walter Massetti, Liliano Rossi, Giacomo e Alessia Bai e Osvaldo Barbetti, archeologo del museo di Grosseto.

Hanno lavorato al progetto anche la restauratrice Antonietta Picciocchi, Giuliana Agricoli de Mario Cyegelman della Soprintendenza di Grosseto. “Adesso vorremmo fare di questa Domus un museo all’aperto con una copertura tutta in vetro per poter mettere in mostra anche i reperti finora rinvenuti. Speriamo, inoltre, di continuare gli scavi con la prossima campagna e di scoprire l’ingresso di questa casa”, conclude Rafanelli.

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