Via Piemonte: fra le terre di scavo del Mugnone anche rifiuti?

Le opposizioni di centrodestra e sinistra hanno sollevato dubbi sulla 'qualità' delle terre che serviranno come base per la realizzazione di un'area verde.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 maggio 2010 20:25
Via Piemonte: fra le terre di scavo del Mugnone anche rifiuti?

“Innanzitutto vogliamo ringraziare i tecnici del Comune e di ARPAT che sono stati presenti alla Commissione congiunta di stamani a Palazzo Vecchio e i cittadini che ci hanno sollecitato ad approfondire la tematica nel corso dei mesi e che hanno tenuto alta l’attenzione sul deposito delle terre del Mugnone in via Piemonte” afferma Tommaso Grassi, consigliere comunale del gruppo Spini per Firenze e vicepresidente della Commissione Qualità Urbana. “Chiunque si trovi a passare lungo via Piemonte può notare che pezzi di cemento e pezzi di lamiera fuoriescono dalla montagna di terra depositata, questa tipologia di materiali è la stessa che nel maggio 2009, per stessa ammissione del Comune, comportò, alla ditta che realizzava l’intervento, una multa e l’obbligo di rimozione dei materiali estranei.

Ecco perché anche se le analisi, su cui abbiamo sollevato obiezioni riguardo alla loro rappresentatività della totalità dell’area, possono escludere contaminazioni di tipo chimico, quello su cui noi vorremmo che l’Amministrazione riflettesse è l'accertamento di eventuali violazioni della legge per quanto riguarda l'aver mischiato insieme alle terre anche materiali estranei, che vengono definiti ‘rifiuti’. Per questo anche se le analisi rilevano che non ci saranno inquinamenti chimici, vorremmo che si fosse verificato il rispetto delle leggi in materia di trattamento dei rifiuti e valutato se la terra messa a deposito in via Piemonte è stata correttamente caratterizzata e smaltita.” “Anche riguardo all’iter con cui è stata realizzato il deposito ferroviario, senza dubbio influenzato dalla Legge 152/2006, che ha permesso a RFI di approvare il progetto senza che il Comune e l'ARPAT potessero intervenire direttamente, solleviamo alcune obiezioni riguardo all’ottemperanza da parte della ditta realizzatrice dell’intervento delle indicazioni e rilievi che furono fatti da ARPAT, prima della nuova legge, riguardo ai piano di gestione delle terre.

Seppur non prescrittivi, ci risulta che le osservazioni e i richiami di ARPAT a RFI non sono stati mai rispettati e neppure presi in considerazione nel momento di redigere la versione finale del piano delle terre”. “Ieri l’Assessore Mattei, nel suo comunicato stampa, sembra voler mettere una pietra sull’intera vicenda, annunciando il progetto di riqualificazione, che, come dichiarato stamani dagli stessi uffici comunali, è una compensazione, solo parziale, per il disagio e per il degrado dell’area che il cumulo di terra ha comportato e comporterà da ora in avanti – conclude il Consigliere Grassi -.

Ci appare ancor più grave perciò che l’Amministrazione Comunale, nel maggio, di fronte al non rispetto della legge non abbia obbligato RFI ad una diversa modalità di gestione delle terre, che prevedesse una caratterizzazione a monte, tale da dividere le terre inquinate dalle altre e che destinasse le prime alla discarica, e le seconde ad un’area a verde, senza nascondersi dietro la dubbia motivazione di un piazzale ferroviario, che per adesso appare del tutto inutile”. “La maggioranza si è presa la responsabilità di andare avanti su via Piemonte non ritenendo rilevanti alcune situazioni - oggetto anche di una inchiesta della Procura - a nostro parere ancora nebulose, che non scongiurano totalmente l’allarme lanciato dai residenti della zona”.

Questa la dichiarazione dei consiglieri del Pdl Mario Tenerani ed Emanuele Roselli. “Due fra tutte le cose che preoccupano – hanno aggiunto Tenerani e Roselli –. In primo luogo il risultato delle analisi del terreno riguardanti sia lo spazio destinato a rilevato ferroviario, sia la zona che sarà destinata a spazio verde. Chissà per quale ‘fortunata coincidenza’ solo le terre sulle quali sarà realizzato il piazzale ferroviario rientrano nelle classi A e B (la classe B non permetterebbe la destinazione a spazio verde, per elementi contaminati rilevati nel terreno), mentre i campionamenti delle terre dei futuri giardini hanno dato risultati di solo tipo A che paiono quindi scongiurare ogni pericolo per la salute pubblica.

Eppure le terre e i materiali provengono tutti dai lavori per la messa a norma del Mugnone... possibile?!? In secondo luogo ci domandiamo ancor oggi come RFI abbia potuto scaricare le terre in quel sito senza aver presentato un preciso progetto dell’intervento e senza aver ottenuto dal Comune i permessi previsti dalla normativa allora vigente”. “Continueremo comunque a vigilare – hanno concluso gli esponenti del centrodestra – e a seguire con attenzione gli sviluppi della vicenda, sperando che, per il bene di tutti, questa accelerazione voluta dall’amministrazione di centrosinistra non abbia, un domani, sviluppi poco piacevoli, specialmente per i cittadini della zona”.

(fdr)

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