Seven Little Mistakes e Caffè Sindona al Museo Marino Marini

Dal 9 aprile 2010, giorno dell’inaugurazione, al 19 giugno 2010 presso il Museo Marino Marini sarà visitabile la mostra “Seven Little Mistakes” e l’installazione “Caffè Sindona”.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 aprile 2010 18:44
Seven Little Mistakes e Caffè Sindona al Museo Marino Marini

Dal 9 aprile 2010, giorno dell’inaugurazione, al 19 giugno 2010 presso il Museo Marino Marini sarà visitabile la mostra “Seven Little Mistakes” e l’installazione “Caffè Sindona”. La mostra Seven Little Mistakes/Sette Piccoli Errori, a cura di Stefano Collicelli Cagol con il coordinamento di Alberto Salvadori, guarda alla scultura come possibile arena attraverso cui ripensare le categorie che formano i modelli del mondo che abitiamo.

Le opere sono costituite da una ricerca sui processi di creazione della forma e sul loro significato, mostrando le potenzialità della scultura come mezzo di indagine della realtà contemporanea. Ciascuna forma è portatrice di una serie di conoscenze e parametri che vengono messi in discussione attraverso l’analisi del suo farsi. Ogni opera si costruisce secondo una logica ricorsiva, dove ciascun elemento sembra contenuto e al contempo contiene gli altri, in una continua mutazione del proprio significato. Il contesto generato dalle sculture di Marino Marini, dalla città di Firenze e dalla ex-chiesa di San Pancrazio (sede del museo), riassume in sé alcuni elementi fondamentali della tradizione moderna come lo spazio, la storia e il concetto di stato-nazione che hanno plasmato l’idea e la forma del mondo presente, ma che costituiscono dei parametri sempre più deboli attraverso cui capire la contemporaneità.

Con la trasposizione della realtà tridimensionale al piano bidimensionale della carta la prospettiva centrale rinascimentale ha, infatti, generato una nuova idea di spazio misurabile creando uno strumento raffinato per il controllo di qualsiasi territorio e contribuendo a definire anche l’assetto politico dell’Europa moderna. Mettendo in discussione quegli stessi elementi che hanno fatto parte della costruzione del mondo contemporaneo, la mostra tramite la dimensione dell’errore guarda alla necessità di ripensare i processi con cui una forma viene creata.

Le opere presentate, pur confrontandosi con il medium scultoreo ne pongono in crisi o ne ridiscutono alcune sue caratteristiche (come la presenza di un oggetto nello spazio o la monumentalità), in contrasto con la tradizionale idea di scultura. Le sette opere degli otto artisti di provenienza internazionale (Sunah Choi, Kit Craig, Isabelle Corsaro, Simon Fujiwara & Tim Davies, Falke Pisano, Alexandre Singh, Simon Wachsmuth) insinuano insomma dei sospetti che portino il fruitore a mettere in discussione i parametri con i quali ci si relaziona con il mondo.

Lungo il percorso si incontrano proiezioni video, pannelli espositivi, performance musicali, immagini fotografiche spiegate da una brochure che varrà consegnata all’ingresso e da supporti audio. Caffè Sindona è invece un’installazione realizzata da Liquid Cat appositamente per la rassegna Display, a cura di Alberto Salvatori, che presenta ogni quattro mesi un progetto realizzato da giovani artisti. Lo spazio dedicato a tale intervento si colloca in un luogo visibile anche dall’esterno, sul sagrato della chiesa di San Pancrazio, tra la cancellata e la porta a vetri che introduce alle sale del museo.

Sono lavori che si confrontano con la presenza delle opere di Marino. Liquid Cat è un collettivo e un’entità artistica con base in Toscana che ha il desiderio di sortire dalla stagnazione della socialdemocrazia del centro Italia e che intende usare le armi della diversione, dell’ironia e della anti autoomologazione attraverso diversi mezzi espressivi. L’installazione del Caffè Sindona vuole restituire uno spaccato della storia d’Italia ricordando gli appuntamenti storici che si sono svolti davanti a una tazzina di caffè.

La macchinetta che distribuisce la bevanda così come viene preparata a Voghera e l’acqua di San Giovanni materializza la metafora della pausa caffè che può cancellar o dare libertà a un momento. di Silvia Languasco

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