A febbraio centinaia di scuole toscane commissariate dal ministro?

Simoncini: «la Toscana si oppone all'abbassamento a 15 anni. Inaccettabile tornare a un anno in meno di scuola». L’Assessore alla Pubblica Istruzione Di Fede: “Studiare poco significa costruire un futuro incerto".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 gennaio 2010 19:48
A febbraio centinaia di scuole toscane commissariate dal ministro?

La scelta di riabbassare, con un emendamento improvvisato, l'età dell'obbligo scolastico e quindi tagliare ancora su formazione e istruzione penalizzando così le fasce più deboli di studenti, segna un ritorno indietro e allontana ancora di più il nostro paese dall'Europa». E' questo il primo commento dell'assessore all'istruzione Gianfranco Simoncini alle scelte che, con un emendamento al disegno di legge collegato alla finanziaria approvato ieri dalla commissione lavoro della Camera, il governo ha fatto su una questione come quella dell'obbligo scolastico che, solo recentemente, era stato portato per la prima volta a 16 anni.

La Regione Toscana era stata una paladina dell'innalzamento dell'obbligo e una strenua sostenitrice della necessità di consolidare l'istruzione di base per tutti i ragazzi e le ragazze, permettendo a quanti più studenti possibile di restare nella scuola e di misurarsi con i successivi percorsi di formazione, studio, lavoro. «Non si può non rimanere sconcertati -- afferma Simoncini -- perchè ciò significa prima di tutto una cosa: rinunciare all'idea di fornire a tutti una solida cultura di base.

E' per questo che la Toscana, unica Regione italiana, ha scelto di far assolvere l'obbligo ai suoi alunni nel biennio delle superiori, prevedendo interventi di sostegno e di orientamento verso quella parte di giovani, molto limitata, che manifesta precocemente la volontà di abbandonare il percorso scolastico. Restiamo convinti che l'obbiettivo è quello di combattere la dispersione scolastica e favorire davvero l'inclusione». Ma oltre ad abbandonare a sé stessi quegli alunni che già sono in una posizione svantaggiata, la decisione del governo appare incomprensibile anche per altri aspetti.

L'Italia lontana dagli obiettivi di Lisbona per numero di laureati e diplomati: permettere di far uscire un anno prima i ragazzi dal percorso di istruzione rischia di abbassarne ulteriormente le competenze, in controtendenza rispetto alle scelte dell'Europa adottate dagli altri paesi europei che, in questo modo, si ritrovano ad essere più competitivi. Proprio in questa fase che richiede, invece, più competenze, più qualità, più innovazione, ingredienti indispensabili per far uscire il paese da una crisi drammatica, l'unica logica cui si ubbidisce è quella dei tagli».

Ma ridurre su questo fronte servirà solo ad impoverire il nostro sistema: dal punto di vista della spesa infatti i numeri sono tali da non giustificare un simile provvedimento. E non servirà nemmeno a rispondere alle imprese, che certo hanno bisogno di manodopera e tecnici qualificati ma non mostrano di richiedere così spesso giovanissimi apprendisti. Ba sta guardare i dati toscani di prima dell'entrata in vigore dell'obbligo a 16 anni per rendersene conto: nel 2008 in Toscana gli alunni di 15 anni residenti erano 29.330, di questi 28.594 risultavano frequentare le scuole toscane.

I quindicenni fuori del percorso scolastico erano 736. I sedicenni assunti come apprendisti sono soltanto 140. «Ciò che è necessario – ricorda Simoncini - sono interventi per combattere la dispersione scolastica, per sostenere coloro che hanno maggiori difficoltà e non l'abbassamento dell'età di ingresso al lavoro. Con le novità introdotte dal governo si apre, invece, di nuovo la porta a una uscita fuori controllo favorendo l'esclusione sociale». Preoccupazione per il mondo della scuola e dispiacere nel capire che si sta diffondendo una “non cultura” dell’istruzione.

Sono i due sentimenti che esprime l’Assessore provinciale alla Pubblica Istruzione Giovanni Di Fede nel commentare l’emendamento proposto dal Ministro del Welfare Maurizio Sacconi approvato ieri dalla commissione Lavoro alla Camera e per il quale, in sostanza, l’obbligo scolastico potrebbe scendere a 15 anni e gli ultimi 12 mesi di scuola potrebbero essere sostituiti da un apprendistato. “Accolgo male questa notizia – spiega Di Fede - sono molto preoccupato e dispiaciuto, insieme a tutta l’opposizione a livello nazionale, ai sindacati.

Ridurre l’obbligo scolastico significa fare un passo indietro nella costruzione di una scuola solida e di valore. Con l’approvazione di questo emendamento, si svela chiaramente un’idea culturale che vogliamo combattere con tutte le nostre forze. Abbiamo un’idea diversa della società e del suo sviluppo: per noi, investire sulla scuola significa impegnare risorse pensando al futuro, mentre questo provvedimento, oltre ad effettuare un taglio consistente, guarda a una società antica, che non esiste più”. L’emendamento che lunedì sarà votato in aula, secondo Di Fede, inciderà profondamente anche sull’abbandono scolastico, che a livello nazionale sfiora il 22%.

“Studiare di più significa anche crearsi una prospettiva di lavoro e di vita più stabile: un futuro migliore – continua Di Fede - Non studiare invece apre a un futuro incerto, anche e soprattutto a livello lavorativo. A Firenze abbiamo un abbandono scolastico del 18%: dobbiamo fare di più, servono risorse ed idee per creare una reale integrazione fra scuola e formazione professionale. L’alternanza scuola lavoro è un fattore importantissimo, nell’ottica di costruire con gli anni una cultura consapevole del lavoro.

L’innalzamento dell’obbligo scolastico è una legge del 2006: una legge tutto sommato nuova, che ancora deve dare i suoi frutti, anche declinandola con l’introduzione di stages, periodi di alternanza scuola-lavoro e di tutte quelle occasioni durante le quali il ragazzo in fase di formazione fa esperienze reali nelle aziende del territorio”. «La decisione del Governo di portare di fatto l’obbligo scolastico a 15 anni è un atto miope e sbagliato, che finisce per penalizzare i nostri studenti rispetto ai coetanei europei e non riesce a percepire come istruzione e formazione siano elementi fondamentali per contribuire alla ripresa economica del dopo crisi».

E’ quanto sostiene l’assessore alla pubblica istruzione Rosa Maria Di Giorgi a proposito dell’ “emendamento Cazzola” al disegno di legge lavoro, collegato alla legge finanziaria, approvato dalla commissione lavoro della Camera, un testo che, se varato in via definitiva permetterebbe ai giovani di andare a lavorare già a 15 anni, utilizzando l’apprendistato per coprire l’ultimo anno di scuola. «La norma voluta dal Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi – prosegue Rosa Maria Di Giorgi - si inserisce perfettamente nel solco dei precedenti del Governo Berlusconi, che ha mascherato come riforme i tagli alla scuola, all’università e alla ricerca, smantellando di fatto il nostro sistema scolastico e formativo.

L’obbligo scolastico a 16 anni, introdotto dal Governo Prodi con la legge finanziaria 2006, rappresentava un passo di civiltà in sintonia con l’Europa e con gli obiettivi del Trattato di Lisbona, mentre adesso si è deciso di fare un salto all’indietro e proprio quando gli ultimi rapporti dell’Ocse e della Banca d’Italia raccomandano esattamente l’opposto: investire in istruzione. Parlo di una politica miope e demagogica perché lo studio pubblicato da Banca d’Italia, meno di un mese fa, spiega in modo chiaro come gli investimenti dello Stato per l’istruzione verrebbero compensati in futuro da entrate fiscali a parità di prelievo, considerato che un anno in più sui banchi di scuola renderebbe nel medio-lungo periodo un quasi il 9 per cento in termini di retribuzione, e minori costi per l’aumento del tasso di occupazione». «La conoscenza è competitività – ricorda l’assessore alla pubblica istruzione – e in un’economia globalizzata questa è sempre più fondamentale, in connessione con ricerca e innovazione, per sostenere lo sviluppo.

Il nostro Governo si accontenta di fornire manodopera a basso costo, senza rendersi conto che non fa neanche un regalo alle aziende, in quanto queste non si troveranno davanti personale specializzato, ma giovani “fuggiti” da scuola e poco preparati. Invece di un impegno per combattere la dispersione scolastica, con iniziative che leghino istruzione, formazione e apprendistato, ci si limita ad abbandonare gli studenti in difficoltà a un destino di lavoratori senza competenze e conoscenze e molto più probabilmente di disoccupati».

“A febbraio saranno centinaia le scuole toscane commissariate dal ministro della pubblica istruzione, se i genitori non pagheranno quella che è una nuova tassa ‘occulta’: il contributo volontario”. Lo afferma Graziella Candeloro, coordinatrice regionale delle donne di Italia dei Valori, che domani a Pisa organizza la manifestazione regionale “In difesa della scuola pubblica, impariamo dall’Europa”(ore 21,00 all’AC Hotel – Via dei Torri 20). “La nota natalizia della Gelmini – ha dichiarato Alessandra Petreri, vicepresidente della Provincia di Pisa - dopo il taglio dei finanziamenti statali, impone ai dirigenti scolastici di trasformare quella che prima era un’offerta delle famiglie per incrementare la formazione dei ragazzi in una posta di bilancio a copertura della carenza di soldi per le spese ordinarie.

Solo così potranno quadrare i bilanci delle scuole visto che già non ci sono più fondi per la carta igienica, le pulizie, le supplenze, mentre ogni moderna sperimentazione è abolita e scarseggiano le insegnanti di sostegno”. Alla manifestazione di Pisa parteciperà anche Niccolò Rinaldi, capodelegazione di Italia dei Valori al Parlamento Europeo. “Siamo al paradosso. Adesso il governo vuole creare gli apprendisti - studenti a 15 anni. Per risparmiare oggi nella scuola si dequalifica la futura manodopera.

Tutto al contrario dagli obiettivi europei che puntano ad allungare la scuola dell’obbligo, per formare meglio i giovani. Il modello Gelmini-Sacconi appare chiaramente iniquo. Chi avrà i soldi avrà anche insegnamenti adeguati e moderni, mentre il ceto medio e le famiglie più povere si dovranno accontentare dei serbatoi per disoccupati”. La manifestazione di Pisa è realizzata in collaborazione con l'ALDE, Alleanza dei Liberali e Democratici Europei a cui aderisce Italia dei Valori al Parlamento Europeo.

Tra i partecipanti: Graziella Candeloro (coordinatrice eegionale donne IDV), Giuliano Fedeli (segretario toscano IDV), Alessandra Petreri (vicepresidente della provincia di Pisa), Giovanni Bruno (insegnante Cobas Scuola), Marta Calamia, (Comitato genitori e insegnanti a difesa della scuola pubblica), Maria Giovanna Trivella (ricercatrice CNR), Gloria Panicucci (coordinatrice delle donne IDV di Pisa), Niccolo' Rinaldi (capodelegazione IDV al Parlamento Europeo e vicepresidente gruppo ALDE).

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