Dalla Commissione Agricoltura regionale il via libera alla nuova legge

Più competenze alle Province. Da esse autorizzazione, in presenza di danni all’agricoltura, a sparare al cinghiale tutto l’anno. Più formazione per le guardie ambientali venatorie. Approvato anche il nuovo calendario venatorio.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 gennaio 2010 20:04
Dalla Commissione Agricoltura regionale il via libera alla nuova legge

Modificata la legge 3/1994 che recepiva le "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma ed il prelievo venatorio". Oggi, la Commissione agricoltura del Consiglio regionale della Toscana ha licenziato il nuovo testo che la prossima settimana sarà sottoposto al voto dell’aula. Hanno votato a favore i consiglieri della maggioranza presenti (Pd, Pdci, Ps, Prc), mentre si sono astenuti i rappresentanti di An/Pdl e Fi/Pdl. Gli interventi finanziari sono stati ricondotti alla programmazione prevista dal Piano Agricolo Regionale (PAR).

La riforma integra la precedente norma con l’introduzione del principio della ‘densità venatoria sostenibile’ di selvaggina ai fini del controllo della prolificazione degli ungulati: appena sedici anni fa, quando la vecchia legge fu approvata, cinghiali, caprioli, daini, cervi e mufloni erano specie poco diffuse e non arrecavano danni all’agricoltura ed ai boschi. Adesso il controllo degli ungulati interessa l’intero territorio regionale, ed uno specifico articolo assegna alle Province il dovere di pianificarne il prelievo, con la possibile autorizzazione di abbattimento in qualsiasi periodo dell’anno, in caso di danni all’agricoltura.

Per evitare la cosiddetta ‘pasturazione selvaggia’ è confermato il divieto di foraggiare i cinghiali. In caso di danni alle coltivazioni ed alla zootecnica potranno essere autorizzati abbattimenti mirati anche per storno, tortora orientale dal collare e piccioni di città. Tutta la materia della pianificazione e della programmazione è rimodulata, compresa quella degli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC), con la totale competenza attribuita alle Province. Una quota di territorio provinciale agro-silvo-pastorale non inferiore al 20 e non superiore al 30 per cento deve essere destinato alla protezione della fauna selvatica: sui comprensori restanti e non soggetti ad altra destinazione, possono essere creati gli ATC per la caccia programmata (secondo precise regole di equilibrio tra zone ed oasi di protezione o di ripopolamento e cattura) i centri di riproduzione della selvaggina, le aziende faunistico venatorie e agrituristico-venatorie, le aree di addestramento cani.

Le attività svolte dagli ATC sono affidate ad appositi comitati di gestione, e riguardano l’accesso dei cacciatori; i programmi di intervento e quelli di miglioramento ambientale; il quantitativo di selvaggina da immettere; la determinazione e l’erogazione dei contributi per la prevenzione ed il risarcimento dei danni della selvaggina in agricoltura e la proposta delle zone di rispetto venatorio. Lo strumento di riferimento sarà il 'Piano faunistico venatorio provinciale'. Con tale piano le provincie provvedono anche alla ripartizione delle risorse da destinare alle diverse azioni previste.

Il ‘Piano annuale di gestione’ delle Amministrazioni provinciali, poi, renderà operativa ogni attività. La norma indica inoltre le regole per la creazione di aziende faunistico-venatorie ed aziende agrituristico-venatorie (con minimo 100 ettari), dell’accesso e delle modalità di caccia all’interno di esse, che potrà avvenire anche con selvaggina di allevamento. Per la vigilanza dell’attività venatoria sarà utilizzato anche il corpo di polizia municipale, oltre a guardie giurate e guardie forestali e campestri delle Comunità Montane.

Mentre per le guardie venatorie volontarie e ambientali volontarie (GAV) è prevista ed un’adeguata preparazione sulla normativa di riferimento. Nella seduta della Commissione agricoltura è stata approvata anche la legge di modifica del calendario venatorio. La caccia è aperta dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio: lo stessa proposta di legge prevede anche i periodi per l’allenamento e l’addestramento dei cani. Infine, due le novità nella caccia al cinghiale: l’obbligo per i cacciatori di indossare indumenti ad alta visibilità - ai fini di una maggior sicurezza – e la possibilità, in casi specifici ed autorizzati dalla provincia, di effettuare gli abbattimenti su terreno innevato.

(gdi) L'IdV è contraria “Una cosa è certa, la riforma della caccia permetterà di sparare di più in Toscana, senza reali contromisure per tutelare la fauna. Non è previsto un istituto di controllo indipendente con possibilità di intervento immediato sui piani venatori provinciali. Le associazioni venatorie diventano il vero centro del potere gestionale, in evidente conflitto di interesse. Alla vigilia delle elezioni c’è stato un nuovo accordo tra i partiti, i quali hanno strumentalizzato la giusta necessità di abbattere cinghiali e caprioli in eccesso per arrivare alla cogestione del settore”. La richiesta di modificare la proposta di legge, che la prossima settimana andrà in Consiglio regionale, arriva da Giuliano Fedeli, segretario toscano di Italia dei Valori. “Non siamo contrari né agli abbattimenti mirati per l’equilibrio delle specie e per ridurre i danni all’agricoltura, né alla possibilità di sviluppo delle aziende faunistico venatorie ed anche che quelle agrituristiche operino nel settore.

Però –ha detto Fedeli - proprio perché nella legge c’è una forte apertura verso l’attività venatoria la Regione Toscana dovrebbe dotarsi di un organismo esterno di controllo ed indirizzo, con poteri propri e composto esclusivamente da accademici, scienziati, professionisti”. Il provvedimento prevede molte novità che vengono incontro alle richieste dei cacciatori. Infatti – secondo l’esponente di IdV - la Regione Toscana nel ripartire le risorse per il settore aumenta quelle destinate alle associazioni venatorie a scapito di quelle per le Province.

Inoltre: la caccia al cinghiale tutto l’anno ed anche sulla neve se si presentano danni all’agricoltura; le deroghe per l’abbattimento di storni, tortore e piccioni di città; l’introduzione dell’uso dell’anatra germanata per l’allenamento dei cani; la caccia alla selvaggina di allevamento nelle aziende agrituristiche faunistico-venatorie; gli ostacoli aggiuntivi nell’esame per diventare guardia ambientale venatoria; la sterilizzazione del ruolo scientifico e di indirizzo dell’Ispra del Ministero dell’Ambiente.

“La commercializzazione della selvaggina nelle sagre e nelle manifestazioni gastronomiche – ha dichiarato Fedeli - sarà un incentivo a fare di questo settore un’industria degli abbattimenti, con sicuro aggiramento delle regole della macellazione. E poi anche nei comitati di gestione degli ambiti territoriali di caccia è troppo bassa la partecipazione di minoranza degli enti pubblici, che contano appena sul 20% dei componenti”. E al Senato si pensa di aprire alla caccia tutto l’anno "E’ con incredulità e sdegno che ci ritroviamo a commentare l’ennesimo blitz compiuto in Parlamento, questa volta in Commissione Politiche europee del Senato, con l’approvazione di un emendamento, del senatore Pdl Giacomo Santini, che ripropone la cancellazione dei limiti alla stagione venatoria, attualmente contenuta tra il primo settembre e il 31 gennaio e che aggraverà lo stato di infrazione comunitaria in cui l’Italia versa da anni" si legge in una nota diffusa da diverse associazioni fra cui Wwf Italia, Legambiente, Lav, Lida e Lipu. E aggiungono: "Il fatto è questa volta ancora più grave, non solo perché a presentare l’emendamento è stato addirittura il relatore della legge Comunitaria, appunto il senatore Santini, che dovrebbe invece operare perché le procedure di infrazione siano risolte e non acuite.

Il fatto è gravissimo anche perché l’emendamento aveva ricevuto parere negativo dell’ISPRA, formalmente richiesto dalla stessa Commissione del Senato, ed era stato più volte bocciato, in precedenza, da Governo e varie Commissioni parlamentari. Inoltre, lo stesso Santini aveva “ritrattato” il proprio emendamento, presentandone un secondo, alternativo a quello e senza dubbio più corretto, al quale, non a caso gli organismi scientifici avevano dato il via libera. Si tratta insomma di un evento che non esitiamo a definire vergognoso: l’ennesimo assalto agli animali selvatici ma anche una vera umiliazione per l’Europa, per la scienza e ancora di più per i cittadini italiani, che si ritroveranno i cacciatori nei propri terreni anche oltre i già lunghissimi cinque mesi dell’attuale stagione di caccia". "A questo punto - termina la nota -, visti i continui blitz in Parlamento, il disegno di legge Orsi e tutto il resto, sembra ormai chiaro che i cacciatori hanno lanciato un assalto alla natura e ai cittadini italiani, totalmente contrari a qualsiasi ipotesi di allungamento della stagione venatoria.

Vedremo in queste ore, prima del voto della legge Comunitaria in aula, da che parte stanno il Governo e lo stesso Presidente Berlusconi".

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