​Archivio di Stato di Arezzo, fuga di gas: due morti

Erano andati a effettuare un controllo, in seguito all'allarme antincendio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 settembre 2018 12:17
​Archivio di Stato di Arezzo, fuga di gas: due morti

Due dipendenti dell'Archivio di Stato di Arezzo sono deceduti perché intossicati per una fuga di argon, un gas inodore, in un ripostiglio dove erano andati a effettuare un controllo, in seguito all'allarme antincendio. 

"Ancora una volta dobbiamo piangere dei morti sul lavoro. Ieri un autotrasportatore che lavorava intorno a un'autocisterna a Empoli, stamani due dipendenti dell'Archivio di Stato di Arezzo. Il primo pensiero va naturalmente ai familiari, ai quali esprimo il mio cordoglio e la mia vicinanza" così l'assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi. "E' davvero assurdo morire in questo modo - commenta ancora l'assessore Saccardi - So che è stato disposto il sequestro dell'edificio e che la Procura di Arezzo ha aperto un'inchiesta. Le indagini accerteranno lo svolgimento dei fatti e le eventuali responsabilità. In Toscana, tanto stiamo facendo per la sicurezza sul lavoro, ma è certo che c'è ancora tanto da lavorare per aumentare a tutti i livelli la cultura della sicurezza e mettere in atto tutte le misure perché di lavoro non si debba più morire".

I sindacati confederali e delle federazioni di categoria funzione pubblica Cgil Cisl e Uil di Arezzo commentano così la tragedia: "E’ necessario agire e dare risposte concrete. Forse qualcuno si è assuefatto ai morti e gli incidenti sul lavoro, quelli eventi che provocano reazione e cordoglio per lo spazio di alcuni giorni. Noi no. Non solo non siamo assuefatti, non solo non siamo soddisfatti delle risposte che ci vengono dalle istituzioni ma siamo assolutamente determinati a confermare la vita e la sicurezza nei luoghi di lavoro quale nostro fondamentale e prioritario impegno. Con la tragedia all’Archivio di Stato si è fatto un ulteriore passo verso il baratro.

La conferma è che non sono a rischio solo i tradizionali settori manifatturieri ma anche gli altri, quelli genericamente indicati come “dietro una scrivania”. E stavolta la morte è entrata in un ufficio dello Stato, quello stesso Stato che dovrebbe garantire, istituzionalmente, la regolarità e la salubrità di ogni lavoro. Come organizzazioni sindacali abbiamo incontrato, non più di quindici giorni fa, il Prefetto ribadendo per l’ennesima volta la nostra richiesta di riattivazione del tavolo sulla sicurezza nel lavoro.

Confermiamo questa richiesta chiedendo che sia per i livelli istituzionali (Prefettura, Inail, Ispettorato del Lavoro, Usl) che per il sistema datoriale (non solo le associazioni di categoria ma anche enti pubblici e aziende di servizi pubblici) la difesa della salute e della vita nei luoghi di lavoro sia assunta come priorità. Non ci stiamo a che gli impegni assunti rimangano ancora un’altra volta scritti senza concreti passi successivi, i momenti di confronto devono trovare evidente applicazione nella quotidianità del lavoro privato e pubblico.

Non accettiamo la sicurezza come variabile non dipendente da nulla e da nessuno, tantomeno da ragioni di profitto o di scarsità di risorse. Nessuna donna e nessun uomo deve lavorare in situazioni che possono portare alla sua morte o alla sua invalidità. In attesa di risposte che consideriamo doverose e immediate, porgiamo le nostre condoglianze alle famiglie dei due dipendenti dell’Archivio di Stato. E le esprimiamo la vicinanza e l’affetto non solo dei sindacati ma di tutti i lavori che abbiamo l’onore di rappresentare". 

“La Fp Cgil Nazionale esprime tutta la propria vicinanza e solidarietà alle famiglie dei lavoratori morti sul lavoro nell’Archivio di stato di Arezzo. Quanto alle cause che hanno determinato questo gravissimo episodio e alle eventuali responsabilità aspettiamo gli accertamenti della Magistratura, ma c’è un problema di sicurezza che ormai avvolge da troppo tempo i luoghi della cultura" si legge in una nota della Funzione Pubblica Cgil Nazionale. Un problema di sicurezza, aggiunge la categoria della Cgil, “derivante dai mancati investimenti, dai tagli ai bilanci che hanno inciso sulle spese di manutenzione ordinaria e dalla insostenibile leggerezza con la quale si bypassano le misure di sicurezza in nome delle politiche di valorizzazione”.

Come Fp Cgil, aggiunge, “abbiamo denunciato, inascoltati, gli effetti di politiche che hanno fortemente indebolito i cicli di tutela e manutenzione del nostro patrimonio culturale, non dobbiamo aspettare i morti sul lavoro perché questo tema diventi centrale nella coscienza collettiva”. Per la Funzione Pubblica Cgil “serve da subito un piano straordinario di messa in sicurezza del patrimonio, dei lavoratori e dei cittadini che ne fruiscono e serve una riflessione profonda sugli effetti di politiche che hanno inciso in maniera negativa anche sulla percezione collettiva, inducendo a pensare che le misure di tutela e conservazione fossero un freno alla valorizzazione dei nostri luoghi della cultura.

Non è così e la vicenda drammatica e profondamente triste che ha colpito i lavoratori dei Beni culturali evidenzia un declino apparentemente inarrestabile che interessa il settore degli Archivi di Stato, fondamento della memoria storica del nostro paese ma poco appetibile al mercato della valorizzazione”, conclude.

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