Archeologia: importante scoperta a Volterra

Villa romana a San Gimignano: ripartita la campagna di scavo dopo due anni di stop. Rivelata l'eredità genetica della Magna Graecia da uno studio dell'Università di Pisa

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 agosto 2015 14:32
Archeologia: importante scoperta a Volterra

FIRENZE- "Una scoperta archeologica molto importante che conferma il ruolo di Volterra anche in epoca romana. Il ritrovamento dei resti di un anfiteatro, di cui si ignorava l'esistenza, avvenuto in maniera casuale nelle scorse settimane, dovrà ora essere approfondito, e andranno finanziati i lavori di scavo. Per questo ieri ho subito cercato il ministro Franceschini, che si è rallegrato e ha chiesto di essere aggiornato, annunciando una visita in loco entro un arco di tempo breve". Così il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi intervenendo alla presentazione della scoperta archeologica avvenuta a Volterra in queste settimane, e annunciata ieri nei dettagli insieme al sindaco di Volterra Marco Buselli, al soprintendente per i Beni archeologici della Toscana Andrea Pessina, all'archeologa Elena Sorge e al presidente del Consorzio di bonifica 4 Basso Valdarno. "Un buon periodo questo per la Toscana della cultura – ha detto ancora il presidente Rossi – con 18 milioni di rifinanziamento agli Uffizi e 5 milioni destinati al Museo della navi di Pisa.

A questo si aggiunge l'impegno della Regione di attribuire 30 milioni di fondi europei allo sviluppo e alla messa in rete dei grandi attrattori museali". "Volterra si conferma città di grande importanza nel suo passato anche romano, e continua ad esserlo oggi per la Toscana e per il mondo", ha concluso Rossi. "Noi sogniamo una Toscana che è forte della sua storia, del suo passato, ma che vuole stare nella contemporaneità, essere una regione che cresce, si sviluppa, innova. Tenere in equilibrio questi due poli è il nostro segreto e il nostro futuro.

Credo che ci stiamo riuscendo".

Sono ripartite dopo due anni d’interruzione le attività per il recupero e la valorizzazione del sito archeologico in località Aiano conosciuto anche come “Torraccia di Chiusi”, nel territorio di San Gimignano. Ad annunciarlo è l’amministrazione comunale. «Siamo lieti di poter dire che le ricerche presso la villa tardoantica di Aiano sono ripartite – dichiara l’assessore alla cultura del Comune di San Gimignano Carolina Taddei - In questi giorni infatti l’Università di Lovanio, sotto la guida di Marco Cavalieri, sta rimettendo in ordine l'area di scavo, completando alcuni rilievi ed eseguendo una campagna geodiagnostica, oltre a eseguire qualche lavoro mirato sui materiali ceramici».

A rendere possibile l’avvio della campagna di scavo 2015 sono state la stretta collaborazione e la sinergia fra tutti gli attori coinvolti: Comune di San Gimignano, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e Université catholique de Louvain. «Il terreno dove si trova l’area è stato acquistato dal Comune di San Gimignano a fine dicembre 2014, dopo una serie di vicissitudini burocratiche – aggiunge l’assessore Taddei -, e non era facile riuscire già in questa estate a riportare gli archeologi a studiare l’area.

Riprendiamo da dove avevamo lasciato, consapevoli che quella che ci attende è ancora una strada in salita anche perché gli obiettivi che ci prefiggiamo a fortiori non contemplano solo l'avanzamento della ricerca archeologica, ma anche la conservazione e la valorizzazione del sito, che per monumentalità archeologica certamente ha pochi, o meglio, non ha rivali, nella Val d'Elsa romana» conclude l’assessore Taddei. Il sito di Torraccia di Chiusi è costituito di uno stretto pianoro, ubicato nella piccola valle formata dal torrente Foci, affluente dell’Elsa, nel cuore della Toscana, tra le città di Siena, Volterrra e San Gimignano.

Si tratta di un sito per il quale il Ministero per i Beni e le Attività Culturali italiano ha concesso all’UCL (Université Catholique de Louvain - Belgio) un'autorizzazione di scavo e che è diretto da Marco Cavalieri, professore di archeologia romana all’UCL. Dall’estate 2005 e fino al 2012, una squadra di ricercatori, dottorandi e studenti ha iniziato una serie di indagini sul sito, scoprendo le vestigia di almeno tre vani di un'antica villa romana, databile tra il IV e il VI secolo d.

C. La villa acquistò importanza in età tardo antica (V secolo d.C.). Dalle ricerche effettuate l’area si sta rivelando di massima importanza permettendo di acquisire dati significativi sulla storia della Valdelsa di quegli anni rivelando dati sorprendenti e innovativi.

Per la prima volta un team di antropologi e archeologi delle Università di Pisa e di Oxford ha identificato i segnali genetici derivanti dalla colonizzazione greca del Sud Italia e della Sicilia (Magna Graecia) in età arcaica (VIII-V secolo a.C.). Lo studio, appena pubblicato sulla rivista internazionale del gruppo Nature “European Journal of Human Genetics”, ha individuato nella popolazione attuale della Sicilia orientale una chiara “impronta genetica” compatibile con una migrazione dall’isola di Eubea nell’Egeo in età arcaica.

L’analisi del DNA ha inoltre permesso di quantificare l’impatto demografico di questa “impronta” in qualche migliaio di maschi e in poche centinaia di femmine, a sostegno dell’ipotesi che il processo di formazione delle colonie primarie fosse sbilanciato per sesso e che non abbia mai assunto i connotati di un vero e proprio fenomeno di massa. La ricerca ha preso in esame il cromosoma Y e il DNA mitocondriale che si ereditano, rispettivamente, attraverso la linea paterna e materna.

Questi due sistemi genetici si differenziano nel tempo solo attraverso la migrazione e la mutazione e sono quindi degli strumenti ideali per riconoscere e datare le stratificazioni demografiche che hanno formato il paesaggio genetico attuale. “Come Università di Pisa – ha spiegato Sergio Tofanelli antropologo molecolare del Dipartimento di Biologia - abbiamo contribuito allo studio nella fase di disegno sperimentale e nell'elaborazione dei dati ma soprattutto nella verifica delle ipotesi storico-demografiche, avvenuta con un software di simulazione realizzato in proprio.” “L’originalità e l’importanza del lavoro – ha concluso Tofanelli – derivano dalla feconda integrazione di competenze tra esperti di settori umanistici e scientifici tra cui il professore Cristian Capelli, antropologo presso l’Università di Oxford e il dottor Antonino Facella, archeologo di formazione pisana”.

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