Anteprima d’arte in Palagio di parte Guelfa

Per il Centenario della Federazione Pugilistica Italiana, 1916-2016, il Pugilato incontra l’arte. In anteprima la mostra al Palagio di parte Guelfa

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 giugno 2014 16:15
Anteprima d’arte in Palagio di parte Guelfa

La Federazione Pugilistica Italiana ed il Calcio Storico Fiorentino organizzano, la mostra d'arte "Anteprima d'Arte F.P.I. - 100 anni di Pugilato Italiano, 1916-2016”. La mostra sarà a cura di Roberto Savi, in concomitanza con la "Giornata Nazionale dello Sport" ed in occasione delle celebrazioni dei "100 anni del C.O.N.I."

L’inaugurazione della mostra avrà luogo domenica 8 Giugno a partire dalle ore 11.00, in Palagio di parte Guelfa, piazza parte Guelfa. L’esposizione terminerà il 15 Giugno.

Di seguito riportiamo la presentazione alla mostra da parte di Roberto Savi:

Per il Centenario della Federazione Pugilistica Italiana, 1916-2016, nel contesto della Mostra sul Pugilato in fase di preparazione, l’Anteprima d’Arte presenta l’incontro tra arte e “nobile arte”. Il fascino del dialogo con la boxe ha permesso di poter contare su delle partecipazioni attive, non solo volte a realizzare delle opere su di un tema, ma a varcare quella linea di superficialità che spesso è il confine della committenza, della richiesta, che, se non superata, può portare ad una risultante fredda.

L’amore profondo per il pugilato nasce dal fatto che è sport senza compromesso, fatto di atleti pronti al martirio della vita, come del ring, volti a perseguire la loro scelta in maniera determinata e coerente, anche fino ad una tragica fine. Molti artisti partecipanti hanno con continuità raccontato il mondo del pugilato con le loro opere. È il caso del pittore Wainer Vaccari, modenese, che da sempre ha narrato gli eroi e le gesta del mitico quadrato, o della pittrice Stefania Fabrizi, che ha parlato di epici duelli di atleti, o del pittore Massimo Campi, figlio d’arte – il padre fu pugile di livello internazionale ed allenatore di Primo Carnera – arrivando fino a quel sublime poeta che è Piero Pompili, capace di indagare per un quarto di secolo palestre e spogliatoi, gente e déi, disgraziati e campioni, di scoprire col suo obiettivo e di “fermare” – prima di qualsiasi talent scout – i migliori pugili di ieri e di domani, immortalandoli prima della fine.

Altri artisti, in maniera meno ossessiva direi, hanno guardato il ring ed i pugili, e dalle loro esplorazioni, dalle loro curiosità verso questa disciplina, tanto antica quanto moderna, sono nate, scaturite, opere autentiche e sincere, vere e genuine come soltanto la boxe sa essere tra gli sport. Così Franco Mulas ha raccontato del dinamismo dello scambio dei colpi durante un incontro, Alessandra Giovannoni del silenzio del ring e del richiamo delle forme a colori ispirati dall’antichità delle figure rosse e nere, Luigi Pagano ha indagato la maestà del corpo del pugile, Daniela Montanari infine la fisicità quasi scultorea di questi atleti.

Rubidori Manshaft ha sapientemente mischiato il dna delle immagini, ottenendo una composizione allegorica quanto equilibrata. Massimo Luccioli, quasi da una scomposizione atomica del segno ha ricostruito l’immagine di un atleta. Mauro Molle ha fatto emergere i simboli distintivi della boxe - il sacco, i guantoni, la postura, il raccoglimento - nella composizione. Oltre ai già sopra citati, partecipano inoltre i fotografi Giuseppe Cardoni, Luigia Giovannini e Renata Romagnoli, lo street-artista Junkie, i disegnatori e grafici Andrea del Sole e Mimmo Lombezzi, le pittrici Maya Brittain-Sakuma, Maddalena Mauri e Lena Salvatori, le disegnatrici e grafiche Monica Anselmi, Bernadette Moens e Bianca Provenzale, lo scenografo e pittore Gabriele De Stefano, i pittori Salvatore Alessi, Alessandro Ariaudo, Michele Attianese, Marco Beccattini, Paolo Favi, Hayssam Masri e Mimmo Nobile.

Artisti da tutta Italia, trenta in tutto, diversi per generazione e formazione, si sono ritrovati in questo racconto sul pugilato. Narrazione fatta attraverso la totale libertà narrativa, agli artisti è stato chiesto di realizzare le opere nella tecnica che preferivano, che prediligevano. È nato così un percorso, fatto di fotografie e di incisioni, di gouache e di tele, che conduce ad uno dei pochi luoghi dove gli uomini sono uguali l’uno di fronte l’altro, il quadrato del ring. 

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