Alta velocità: commissione inchiesta chiude lavori con quattro relazioni finali

Votate con il metodo del voto ponderato le relazioni conclusive dell’organismo guidato da Marina Staccioli (FdI). Relazione Romanelli - Sgherri. "Zita era un dirigente serio, sacrificato sull'altare di un "fare presto" ideologico che annulla ogni altra priorità". Fuscagni a Rossi: «Presidente, qui ci sono troppe verità»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 ottobre 2014 22:21
Alta velocità: commissione inchiesta chiude lavori con quattro relazioni finali

Firenze– La commissione di inchiesta sui fatti riferiti dal presidente della Regione Enrico Rossi relativi all’Alta velocità di Firenze ha chiuso i lavori con quattro relazioni finali. Dal voto della commissione, guidata da Marina Staccioli (Fratelli d’Italia), risulta approvata a maggioranza, con il metodo del voto ponderato (voto corrispondente alla consistenza numerica del gruppo di appartenenza), la relazione sottoscritta da Eugenio Giani, Pd, vicepresidente della commissione, e Marco Manneschi, Toscana civica riformista.

Anche la presidente Staccioli ha presentato una sua relazione, che ha incassato il voto favorevole di Stefania Fuscagni e Marco Taradash (Forza Italia) e della capogruppo di Rc-ci Monica Sgherri; contrari Giani e Manneschi, astenuto Mauro Romanelli (gruppo Misto).

La relazione di Romanelli, segretario della commissione, poi sottoscritta anche da Sgherri, è stata votata da Fuscagni e Taradash, contrari Giani e Manneschi, astenuta Staccioli. La relazione di Taradash è stata votata da Romanelli, Fuscagni e Sgherri, contrari Giani e Manneschi, astenuta Staccioli.

Ciascuna delle relazioni votate e sinteticamente discusse entra nel merito dell’oggetto di indagine della commissione: la comunicazione (n.33) con cui il presidente Enrico Rossi motivò al Consiglio le ragioni che lo portarono, nel giugno 2012, a ritirare la delega sulla Via (valutazione di impatto ambientale) all’assessore all’ambiente Annarita Bramerini, e le ragioni che portarono negli stessi giorni, ma secondo Rossi con autonoma determinazione, il direttore generale Antonio Davide Barretta a sostituire, dopo 18 anni, il dirigente del settore Via della Regione, architetto Fabio Zita. Sulla Tav fiorentina è in corso un procedimento aperto dalla magistratura fiorentina.

La relazione di Giani e Manneschi, come illustrato da quest’ultimo, richiama l’indagine condotta dalla commissione (raccolta documentazione, sopralluoghi, audizioni) asserendo “la sostanziale corrispondenza a verità e coerenza tra quanto scritto nella comunicazione e i fatti accertati”. Di più: “I fatti, gli atti e le dichiarazioni raccolte testimoniano un costante rispetto di norme e procedure tenuto dalla Regione Toscana”, impegnata, con il suo presidente, per arrivare alla realizzazione del sottoattraversamento di Firenze nei tempi ragionevolmente previsti, “rispettando sempre comunque le disposizioni tendenti a garantire la compatibilità ambientale, senza che le pressioni da parte di soggetti attivi per la realizzazione dell’opera pubblica trovassero negli atti relativi della Regione accomodante corrispondenza”.

Il trasferimento di Zita dal settore Via, si legge, avviene “oggettivamente in contemporanea con le vicende Tav ma, altrettanto oggettivamente, in base ad informazioni acquisite dalla commissione, non trova nelle vicende medesime alcuna connessione significativa”.

Approfondimenti

Secondo Taradash la relazione di Giani e Manneschi pecca di “eccesso di zelo”, riferendosi alle modalità di sostituzione di Zita che furono “profondamente sbagliate”. Zita ha scontato un “accanimento” e non si giustificano “i giudizi molto negativi dati da Rossi” nei confronti del dirigente che, secondo Taradash, non fu rimosso perché richiesto da altro settore dell’amministrazione come asserito nel corso delle audizioni in Commissione.

Romanelli, d’accordo con Taradash, ritiene inoltre che certi accadimenti siano riconducibili “ad un conflitto politico e di personalità e metodologie”. Il quadro è quello di una politica che vuole fare “presto e bene”, di una volontà “pubblicamente ribadita anche nei confronti della struttura tecnica”. Di questa volontà, scrive Romanelli, “Rossi ha fatto un obiettivo politico esplicito”; e in questa cornice si colloca l’attività di Zita, “un bravo funzionario che aveva sedimentato un suo modo di lavorare”, forse in “contrasto con le esigenze della politica”. Un contrasto che per altro non necessariamente evoca “altre logiche e altri scenari, che in ogni caso competono eventualmente alla sfera giudiziaria”.

La presidente Staccioli ha riportato le dichiarazioni rese dall’assessore Bramerini in commissione e dalle quali si evince come Zita fosse considerato “figura di garanzia” per i delicati e complessi procedimenti di Via, tanto da rendere non opportuno, nel 2010, il suo trasferimento. “Leggerò le dichiarazioni dell’assessore anche in aula”, ha preannunciato Staccioli. Secondo Sgherri la relazione di maggioranza nega “la contraddizione: o Zita agiva in violazione della legge per 18 anni, o era un funzionario capace” e quindi meritevole della promozione poi avuta in altro ufficio. Anche Fuscagni ha parlato di “incongruenza “ e “non chiarezza” tra quanto detto nella comunicazione e quanto emerso nelle audizioni. Ha anche stigmatizzato il vicepresidente Giani per aver reso nota la sua relazione prima della votazione. Tutte le relazioni andranno all’esame del’Aula.

Notizie correlate
In evidenza