Allenatore aggredito ad Arezzo: a Radio Fiesole Antognoni sul fair play

Allenatore colpito da un genitore con un pugno in faccia per la mancata convocazione del figlio

Antonio
Antonio Lenoci
04 maggio 2018 11:20
Allenatore aggredito ad Arezzo: a Radio Fiesole Antognoni sul fair play

 L'aggressione avvenuta ad inizio maggio su un campo di calcio che vedeva impegnati atleti giovanissimi, tra Bucine e Montevarchi in provincia di Arezzo, è rimbalzata in tutta Italia.  L'episodio ha riacceso l'attenzione sul comportamento tenuto sugli spalti da parte dei genitori e sul fair play.A Radio Fiesole alcuni ospiti sono intervenuti sull'argomento durante il programma condotto da Benedetta Rossi ed Alessio Nonfanti. Giancarlo Antognoni, club manager della Fiorentina, capitano storico e bandiera della squadra viola è anche testimonial del fair play "Si tratta di un gesto che non può essere giustificato, purtroppo sono cose che accadono.

Ai miei tempi i rapporti erano diversi, c'era forse più rispetto per le persone in generale. Spiace soprattutto perché si è verificato in un ambiente in cui dovrebbe regnare la serenità di divertirsi; un giovanissimo deve giocare, poi se diventerà un campione tanto meglio per lui. Questo episodio è negativo per il calcio. Il genitore deve dare il buon esempio ed andrebbero educati anche i genitori. Colpire un allenatore è eccessivo, istruiamo un po' i genitori ed alla fine speriamo di ottenere il risultato migliore.

I bambini sono quelli che ci rimettono di più, perché perdono la serenità del divertimento del calcio che è anche lo stare assieme. Certo la comunicazione è cambiata, ad esempio con i telefonini ed i messaggi a distanza, meglio avvicinare le persone, perché conta il campo ma anche il prima e dopo.. quello che accade fuori". I primi passi di Antognoni nel calcio. "Il primo gol in Serie A l'ho segnato nella Fiorentina al Cagliari, da giovanissimo non ricordo le reti...

ricordo però che a 15 anni sono andato via di casa e sono stato fortunato perché i miei genitori non hanno mai interferito.. certo loro erano a Perugia ed io ad Asti, ma devo dire che anche dopo il mio arrivo a Firenze sono stati tranquilli".

Interviene sull'argomento anche Marcello Bianchi, istruttore presso la Società del Galluzzo, esperto di calcio giovanile "Sono istruttore nel senso che istruisco a vivere: stare in gruppo, cadere e rialzarsi. Vincere e perdere, perdere e perdere.. In qualche decennio di esperienza sul campo con i bambini sono stato molto fortunato, è normale che sui grandi numeri le cose cambiano. Le incomprensioni ci sono e quella che si chiama Scuola Calcio dovrebbe valere anche per i genitori, partecipando e facendo esperienze per imparare ad accettare il risultato.

Ho tanti bambini al Galluzzo e soprattutto nei primi anni giocano poco, a volte sono solo 10 minuti di partitina dopo due ore di viaggio. E' difficile fare giocare tutti: c'è sempre chi riesce a segnare e chi non ce la fa, ma occorre essere tranquilli. Occorre essere molto responsabili per stare con i bambini; un corso federale dovrebbe rilasciare un attestato dopo un corso, ma sfido tanti a dimostrare di avere alle spalle un corso di abilitazione.

Spetta alla Federazione controllare e alle Società la responsabilità di affidarsi a professionisti. I bambini dopo 8 ore di scuola vogliono sfogarsi; è difficile spiegare i ruoli e le dinamiche di gioco, ma le regole invece devono essere conosciute da tutti, genitori compresi.  Il babbo magari voleva fare il calciatore, il bambino invece viene per giocare con gli amici: non conta, devono essere responsabilizzati entrambi.

Il professionista deve essere capace di dire no, ed arrivare anche a consigliare di provare altri sport".

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