Allarme pioggia e dissesto idrogeologico, sicurezza solo apparente

Ad ogni bollettino la Toscana sussulta e corre ai ripari, qual è allora la sicurezza percepita dagli abitanti? 

Antonio
Antonio Lenoci
11 novembre 2014 15:21
Allarme pioggia e dissesto idrogeologico, sicurezza solo apparente

Alluvioni in Toscana. Il pericolo è distribuito equamente e chissà perché da oltre mille anni cade nella stagione autunno-inverno. Eventi eccezionali? Neppure troppo. Non sono solo i torrenti ed i fiumi periferici a far tremare la popolazione. Quando piove troppo lo sguardo spaventato corre anche sulle spallette dell'Arno.Il Sindaco di Pontassieve Monica Marini ha scritto alla Provincia di Firenze perché intervenga in maniera urgente per mettere in sicurezza il tratto dell’Arno a Sieci, poco dopo la confluenza dello stesso fiume con il torrente Sieci: "Intervenire perché non si può più aspettare la pulizia dell’alveo dalla crescente vegetazione oltre che delle sponde che hanno ridotto la larghezza di quel tratto dell’Arno. La sicurezza e l’incolumità delle persone e delle abitazioni non possono non essere una priorità”.

 Le abitazioni di Sieci che si affacciano direttamente sul fiume sono state interessate da esondazioni anche durante episodi di piene non necessariamente eccezionali

Dopo quanto accaduto a Carrara con l'argine crollato o dopo la Maremma, Maria Teresa Fagioli, presidente dell'Ordine dei Geologi della Toscana, fa il punto sulla necessità di intervenire per non far correre rischi a cittadini ed attività produttive: "Non servono solo le opere di contenimento realizzate nell'emergenza. Noi geologi lavoriamo per prevenire sventure prevedibili, lavoriamo per mitigarne i rischi, non vogliamo congelare il territorio con fanatismo ecologista, ma lavoriamo per evitare che, abbandonato, ci crolli addosso".

La difesa da sola non basta, c'è il rischio di far percepire una sicurezza infondata. "Prevenzione e manutenzione del territorio sembrano parole inappropriate ora che siamo in emergenza, ma i recenti disastri come quelli del grossetano e di Carrara hanno ampiamente dimostrato che le opere di difesa sono solo una parte della soluzione del rischio idrogeologico. La cassa di espansione sull’Albegna avrebbe forse potuto salvare qualche fattoria ma non avrebbe evitato tutti i danni, il muro crollato a Carrara ha solo dimostrato che opere di difesa di tipo esclusivamente ingegneristico, mal progettate o mal eseguite, creano solo una effimera quanto pericolosa sensazione, erronea, di sicurezza".Il monito dei geologi toscani: "Non si potrà mai diminuire apprezzabilmente il rischio di alluvione con un muro o un argine se si è costruito nell’alveo di un fiume, né affidarsi ad opere di alta ingegneria geotecnica se si è costruito su un pendio in frana.

Esigiamo che prima di costruire opere di difesa, che vanno comunque fatte e fatte bene, si consideri l’intero bacino dei torrenti e non solo l’ultima strettoia che li farà esondare. Inoltre vogliamo che si valuti il rischio residuo e se ne informi chi vi resterà esposto, e soprattutto si capisca che tentar di difendersi a scala locale dalle aggressività di un territorio trascurato, oltre che stupido, è perdente". E' in svolgimento il convegno sugli Stati generali contro il dissesto idrogeologico.

Aduc ne approfitta per ricordare che "La normativa sul dissesto idrogeologico risale, addirittura, ad un Regio Decreto del 1923 che, all'articolo 1, testualmente recitava: "Sono sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme possono, con danno pubblico, subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque". Se l'avessero applicata alla lettera..

invece abbiamo speso 61 miliardi, dal 1944 al 2012, per riparare i danni da frane e inondazioni. Incrociamo le dita quando si verifica un evento avverso, sperando nella nostra buona stella".La Regione Toscana ha risposto all'ultimo ciclone sul dissesto idrogeologico lanciando "La carica delle 215".215 opere di mitigazione del rischio idraulico considerate di "estrema urgenza" e per le quali il presidente Enrico Rossi è commissario: i progetti dovranno essere pronti entro venerdì prossimo.

Dopo di che, con le procedure accelerate rese possibili dallo Sblocca Italia, i lavori potranno essere rapidamente assegnati e i cantieri aperti entro gennaio. A lavori finiti la Regione stessa procederà con propri incaricati ad una verifica di qualità, che si aggiungerà al collaudo vero e proprio.

"Lo stato di emergenza ormai è costante – è stato il primo messaggio di Rossi ai presenti – e sta diventando una vera e propria emergenza democratica. I cittadini non capiscono come lavoriamo, non hanno fiducia nelle istituzioni. Per intervenire non si possono aspettare i tempi delle normali procedure burocratiche e quando qualcosa accade non è tempo di scaricabarile. Le istituzioni hanno bisogno di dare un segnale forte alla società Toscana, il segnale che stiamo davvero facendo qualcosa".

La legge prevede che anche per un ritardo minimo, 15 giorni, l'ente attuatore venga sostituito

"Abbiamo bisogno di cambiare radicalmente le politiche di governo del territorio – ha aggiunto il presidente - Farò ricostruire con le aerofotogrammetrie regionali la sequenza dello sviluppo della cementificazione nella nostra regione e parallelamente la sequenza delle alluvioni così come si sono verificate. Sono certo che nella maggior parte dei casi le due cose si sovrappongono. Tuttavia questa giunta ha dato alla Toscana gli strumenti perché una svolta ci sia davvero, vietando le edificazioni nelle aree ad alto rischio idraulico, approvando la legge 1 contro il consumo di suolo e, a breve, il Piano paesaggistico. Dal governo ci servirebbero due interventi: consegnare i poteri commissariali ai presidenti di Regione e mettere fuori patto di stabilità le risorse per questi interventi."

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