Accademia delle Arti del Disegno:“Sauro Cavallini - Luce e Ombra”

A distanza di poco più di due anni dalla sua scomparsa, l’artista Sauro Cavallini è protagonista di una grande mostra nella Sala delle Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno . Un riuscito riconoscimento a uno scultore che ha percorso la sua lunga e importante carriera artistica all'insegna di una grande coerenza stilistica

Alessandro
Alessandro Lazzeri
13 ottobre 2018 00:38
Accademia delle Arti del Disegno:“Sauro Cavallini - Luce e Ombra”

La mostra, curata da Domenico Viggiano ,propone l’intera parabola artistica di Cavallini: dalle prime creazioni di grafica degli anni ‘60 alle grandi sculture in ferro e bronzo, fino alle tempere dell’ultimo, prolifico periodo. L’iniziativa espositiva, visitabile sino al 30 ottobre 2018, è realizzata dall’Accademia delle Arti del Disegno e dal Centro Studi Sauro Cavallini grazie al prezioso contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, dell’Ufficio Consulenti finanziari di Firenze di Banca Mediolanum e del Consiglio Regionale della Toscana ed è patrocinato dal Comune di Firenze, dalla Regione Toscana, dalla Città Metropolitana, dal Comune di Fiesole e dalla Fondazione Michelucci.

Un omaggio che Firenze, città che accolse l’artista alla fine degli anni ‘30 del Novecento dopo che la sua famiglia vi si trasferì da La Spezia, dedica all’intenso lavoro di Sauro Cavallini impegnato per oltre mezzo secolo nella ricerca tridimensionale attraverso forme dalle curve gentili, sinuose, senza fine e dal continuo movimento.

Un 'essenzialità delle forme caratterizza la scultura di Cavallini. Le sue opere hanno una grande forza propulsiva, sono forme che suggeriscono il movimento. Lo scultore, come si evince da questa bella mostra, è riuscito nel corso della sua lunga e importante ricerca quasi a trascendere la consistenza della materia donando a ogni opera una straordinaria dinamicità.

Nella retrospettiva antologica trovano sistemazione, all'interno della sala adiacente al grande spazio espositivo dell'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, una ventina di disegni degli anni ‘60 caratterizzati dallo studio della linea, così importante per la formazione degli scultori. Nella grande sala è invece testimoniato il cinquantennale dialogo tra sculture in ferro, primo materiale metallico utilizzato da Cavallini agli esordi del suo percorso artistico dopo la ceramica e il legno, una decina di bozzetti in bronzo inclusa l’opera “Natura” (immagine simbolo dell’esposizione) e quello definitivo sullo studio dell'opera magna di Cavallini - L'Ultima Cena, che la Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno, Cristina Acidini, nel ricco catalogo edito da Polistampa definisce “Simbolo altissimo della potenza inventiva di Cavallini, e altresì retaggio incompiuto” accompagnato da un busto in gesso del monumento definitivo ancora in attesa di fusione in bronzo.

Alle pareti della grande Sala delle Esposizioni trova spazio una selezione di circa quaranta opere pittoriche a colori assolutamente inedite e realizzate da Sauro Cavallini nel momento di massima maturità artistica. Opere care al maestro, tali da non aver mai visto la luce al di fuori del

suo studio sulle colline di Fiesole (oggi sede del Centro Studi Sauro Cavallini) perché gelosamente conservate.

Nello spazio esterno all’Accademia delle Arti del Disegno, sotto il porticato tra le volte che si affacciano su Piazza San Marco, sono invece sistemate tre sculture monumentali in bronzo, i due “Titani” e il “Ginnasta” (opera già esposta al Salon D’Automne Grand Palais di Parigi nel 1975), oltre a un allestimento con i versi che il maestro pubblicò nel suo libro di poesia” Cantici del Mare e della Vita”, edito da Polistampa nel 1998.

Come aggiunge il curatore nel catalogo, Domenico Viggiano, tuttavia “i grandi monumenti che più rappresentano l’opera di Cavallini sono visibili al pubblico negli spazi aperti da Strasburgo a Montecarlo o Genova e specialmente a Firenze dove il Monumento alla Pace nel parco dell’ex Villa Vittoria oggi Palazzo dei Congressi, la Crocifissione di San Miniato al Monte, collocata all’interno del cimitero delle Porte Sante o le cinque figure che compongono la Fontana della Maternità in Piazza Ferrucci, ne testimoniano non soltanto la fortuna di cui ha goduto lo scultore durante la sua vita, ma anche la sua visione dell’arte in senso pubblico”.

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